di Gabriele Bonafede
L’altro giorno, il medico mi ha detto categoricamente che per dimagrire e stare bene devo mangiare poco e male. Vado a prendere una birra con gli amici e racconto la cosa. Mi chiedono: “Poco e male? Semmai poco e bene”. Perché, scusate, se mangi patate bollite e carote senza condimento a Capodanno il giorno dopo racconti agli amici che hai mangiato bene?
Le festività natalizie, giustamente, sono tormentate da mangiate interminabili. Possibilmente con piatti tipici della tradizione. Ci si alza dal tavolo della prima colazione per affrontare l’abbuffata del pranzo alle due pomeridiane, rimanendo seduti per abbordare la merenda di paste e dolci nel tardo pomeriggio, e stare ancora lì per la “cenetta” con annesso dessert a fine serata. E magari c’è anche il cornetto all’alba.
In questo minuto mi sto riprendendo dal cenone di Natale e quello di Santo Stefano e penso, con terrore, al menu che dovrò suggerire per preparare e, ahimè, anche mangiare per il Capodanno. Può essere mai che lo prepariamo senza rispetto della tradizione e della scaramanzia?
Vediamo un poco cosa posso suggerire come menu tra quelli indicati dal medico.
E stavolta, vorrei fare una selezione strettamente popolare, cose semplici, digeribili. Quindi con tradizioni palermitane terra-terra, senza avventurarsi in piatti strampalati.
Tra le tradizioni (o scaramanzie) più conosciute, c’è quella di mangiare il melograno, simbolo di fedeltà e fecondità. E quindi vediamo di metterci un poco di melograno come pronto accomodo. Che poi il melograno è una cosa molto siciliana.
Che vogliamo stare senza nemmeno un polipetto (o polpo) bollito con una goccia di limone sopra? Non sia. Non sia mai. Non dobbiamo essere troppo snob. Come antipasti, non dobbiamo considerare, oltre ai polipetti, per lo meno un mezzo chiletto a testa di caponata? O no? Quindi ce la mettiamo. Mettiamoci anche i cardi, ma non bolliti. Per una volta, facciamoli alla pastella!
E che fa? I cardi alla pastella sì, e broccoli, zucchine e carciofi sempre alla pastella no? Ci vanno, sennò poi ci mancano. A sto punto ci aggiungiamo anche i carciofi fritti ma non alla pastella, panati. Quelli sono irrinunciabili, soprattutto a capodanno quando i carciofi sono belli teneri, ancorché si debba accendere un mutuo per acquistarli. Ma ci sono quelli dello zio, e due quintalate ce li dà tra un dare e avere, senza troppi traumi.
Ovviamente non dobbiamo dimenticare qualche salame dei Nebrodi, una bella caciotta delle Madonie, qualche formaggio di quelli nostri come il primintiu o altro pecorino di quelli giusti, cioè belli fetidi. A sto punto mettiamoci pure la mortadella, che quella male non può fare. E magari qualche altro salume, giusto per gradire. Abbiamo finito con gli antipasti? Va beh, ci pensiamo dopo, casomai.
Andiamo al primo piatto. Uno solo? E che facciamo. Mettiamocene per lo meno tre. Anche perché c’è l’imbarazzo della scelta. La pasta con le sarde si può fare a dicembre? No. Mi dicono di no. Peccato. Però di sti tempi forse i finocchietti già ci sono. Faremo una ricerca, la teniamo in stand-by per adesso.
Accontentiamoci quindi di una pasta “col” forno leggera, leggera, che ci serve per ammuttare gli antipasti e stiparli per bene nello stomaco così da fare spazio a sufficienza per il dopo, che siamo ancora all’inizio. Una lasagna? Cosa di polentoni. Arricriamoci invece con spaghettoni ricotta e salsiccia, che quelli sono sicuramente siciliani e di stagione e così non ci rimproverano perché facciamo cose troppo lontane e non a “chilometro zero”. Mi raccomando, salsiccia di San Mauro Castelverde, la più buona in Sicilia e quindi nel mondo.
Che fa, facciamo pasta con carne e non con pesce? Rimaniamo nella tradizione e ci permettiamo un altro primo di pennette alla lido, vale a dire con pesce spada, melenzane, pomodoro e mentuccia. Cosicché tutto quello che abbiamo mangiato fino a questo punto lo digeriamo, perché c’è la mentuccia. Fresche, fresche sono, non mi dite niente.
Però nei primi ci abbiamo messo solo pasta. Un risottino “tanto per” no? E che siamo a senso unico? Evitiamolo. E mettiamoci pure il risotto che poi mi dicono che non sono pluralista. Ma solo pasta e riso non va bene. Mettiamoci anche un primo di macco, così riequilibriamo la latitudine verso la Sicilia, mica siamo a Verona.
Per i primi può bastare, altrimenti ci appesantiamo un pochettino. Passiamo ai secondi. E partiamo con il pesce, che sennò poi se mangiamo prima la carne non sentiamo il sapore del pesce.
Un dentice può mai mancare? Non fingiamoci proletari. Tanto il mutuo lo abbiamo già acceso per comprare i carciofi, quindi a sto punto lo dobbiamo usare, altrimenti in percentuale costa di più.
E certo, non possiamo rinunciare, pena la scomunica dalla confraternita dei Beati Paoli e di quella della Trinacria, agli involtini di pesce spada. A proposito, negli antipasti c’eravamo dimenticati delle sarde a beccafico! Aggiungiamoceli nel capitolo precedente. Fatto? Andiamo avanti allora.
Dopo gli involtini di pesce spada ci metterei qualcosina, altrimenti sto pesce mi pare troppo tirchio. La tonnina non è possibile a dicembre, lo so persino io. Il merluzzo? Mi pare troppo niente. Io preferirei una bella padellata di triglie. Ma non solo fritte, che poi ci dicono che noi palermitani mangiamo solo fritto. Ci mettiamo anche una di quelle padellate uso raccontino di Montalbano. Però la neonata no. Altrimenti ci fanno la multa dall’Europa. Che poi la neonata a dicembre c’è? A me pare di no. E nemmeno i cicirelli, altrimenti dovevamo andare indietro negli antipasti daccapo. Per fortuna quelli ci sono a maggio, e forse sono pure vietati, me lo scordai. Pensiamoci tra qualche mese.
Andiamo alla carne. Lo so, alcuni s’impressionano. Ma a me il coniglio alla cacciatora piace. Anche troppo. E poi è l’unico piatto che so preparare a un livello non troppo vergognoso. Quindi mettiamocelo, così cucino qualcosa pure io. E se non vi piace, me lo mangio tutto-no-problem. Mi sacrifico.
Non può mancare il maiale, altrimenti siamo proprio indegni. Fare capodanno senza mangiare maiale di quello giusto è come fare Santa Lucia senza le arancine e la cuccia. Scatterebbe l’arresto immediato. Visto che abbiamo comprato la salsiccia per fare la pasta, ce ne aggiungiamo una chilata a testa e facciamo una bella sasizzata? Che, come dice mio fratello, a sasizza è a megghiu verdura. E quindi aiuta con la vitamina C e a sciogliere i grassi. Due puntine di maiale e giusto che ci siamo un paio di mangia-e-bevi? Però questi qui li dovevamo mettere negli antipasti. Mettiamoceli in mezzo va. Che mi siddìa tornare indietro. Tanto, chi li vuole se li prende nella tavolata pure come dessert.
Un paio d’involtini giusto per gradire? E magari qualche polpetta. Sia involtini che polpette li facciamo in vari modi: con la salsa, senza salsa, con ripieno di formaggio, di mollica, di salumi. Come vogliamo. Basta che ci sia la varietà senza essere troppo tirati.
Ora, dico io, è mai possibile mangiare solo carne e pesce? Poi fa male. Un paio di contorni ci vogliono, soprattutto qualche verdura vera, oltre la salsiccia. Una cosa un pochettino digestiva, lo ammetto, va considerata. Intanto l’insalata di finocchi e arance, possibilmente con olive, scalogno, acciughe o aringa affumicata. Poi un’insalata russa no? A piacimento. E a volonté, giusto per non dimenticare la Francia. Ovviamente un’insalatina di musso non ce la dobbiamo fare mancare. Lo stesso per un’insalata semplice, tradizionale: solo lattughe varie, olio e aceto. Altrimenti poi le cose sono troppo complicate. Mettiamoci qualche patata al forno, e anche qualcuna fritta, per i più piccini sennò non si divertono e vanno a fare casino senza lasciarci in pace. Carciofi ripieni, quelli sono immancabili, e pure i carciofi alla villanella, sennò che inverno è? Qualcuno tra quelli che abbiamo comprato a sangue di papa sarà pure rimasto.
Finora non abbiamo pensato ai vini. Ma poi sto menu diventa troppo lungo. Accontentiamoci di annaffiare il tutto con vini bianchi e rossi a piacimento, l’annata che vi pare. Andate da un vinaiolo di fiducia e vi fate consigliare. Tanto dopo il quinto bicchiere chi si ricorda più del consiglio? Rigorosamente siciliani e non più di un paio di bottiglie a testa, o massimo tre-quattro, altrimenti poi lo spumante per il brindisi non lo beviamo.
Manca il dessert e abbiamo finito. Qui giochiamo in casa: cassata, torta ai sette veli, buccellato, cannoli, bignè, babà, crostata, arancine, sfinci, torrone, paste, paste alle mandorle… Come? Le arancine non sono da dessert? Va beh, nella confusione… Che poi babà e bignè sono siciliani? A sto punto panettone e pandoro possiamo metterceli pure, di vario tipo. Sacrifichiamoci.
Dulcis in fundo, c’è la tradizione di mangiare lenticchie. Si possono gustare da sole o accompagnate. Al fine di renderle più leggere si accompagnano con il cotechino. Ma questa è una tradizione siciliana? Certo, il cotechino non mi pare tanto siciliano. Però i fagioli con le cotiche sì. Facciamo i fagioli, invece.
Eppure, a pensarci bene, le lenticchie si mangiano per augurare un anno ricco, dal punto di vista della fortuna, dei soldi. Almeno mi pare sia così. Per non sapere né leggere né scrivere, facciamo i fagioli con le cotiche e pure le lenticchie.
A proposito, per portare soldi ci si deve abbuffare di lenticchie o mangiarne poche? Nel dubbio… melius abbundare quam deficere.