di Stefania Billante
L‘empowerment economico delle donne è un fattore decisivo per scardinare rapporti di potere e prevaricazioni ed è essenziale per il contrasto alla violenza di genere. L’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze costituisce, infatti, il “Goal 5” dei 17 previsti nell’Agenda Onu 2030 per uno sviluppo sostenibile.
A sostegno della gender equality occorre potenziare l’empowerment femminile in modo da consentire alle donne di individuare i propri talenti. Riconoscere i propri punti di forza e, tramite una nuova consapevolezza di sé, riacquistare il potere e il controllo sulla propria vita.
Il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne per il 2021-23, presentato dalla Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti, pone l’accento proprio sulla necessità di favorire ed implementare l’alfabetizzazione finanziaria delle donne. Il piano contiene una serie di provvedimenti ed incentivi che favoriscano l’inserimento lavorativo delle stesse.
Il lavoro, così, diviene anche strumento di contrasto alla violenza contro le donne e come di rinascita per un nuovo inizio.
Il lavoro come strumento di empowerment: Progetto Crisalis
L’obiettivo di rafforzare l’emancipazione economica tramite l’acquisizione di competenze tecniche e l’inclusione sociale e lavorativa è stato anche quello del Progetto Crisalis, portato avanti da Quid Impresa Sociale.
“Un progetto durato diciotto mesi le cui beneficiarie, in Italia, sono state 12 donne extracomunitarie vittime di tratta – racconta Valeria Valotto, Vice Presidente di Quid. Le donne vittime di tratta scappano dalla violenza e, una volta giunte al Paese di destinazione, sono costrette a pagare il loro debito di viaggio prostituendosi; sono donne che fuggono dalla violenza ma che, spesso, trovano ancora violenza.”
Il Progetto Crisalis, si è sviluppato secondo fasi di formazione professionale, laboratori di espressione creativa per far scoprire alle donne i loro punti di forza. Si è concluso con la realizzazione di una giacca intesa come installazione artistica e il lancio di un foulard, divenuti tele in cui parole e simboli raccontano il percorso professionale e di trasformazione delle donne coinvolte nel progetto.
I simboli nascono dal racconto della propria storia. Le stelle rappresentano i desideri, la mano contiene un cuore in un gesto di cura, le gallinelle sono un importante simbolo di indipendenza economica per chi proviene da contesti rurali.
“Questo foulard – dice ancora Valeria Valotto – racconta una storia di coraggio e riscatto ma anche un viaggio che è stato un percorso di crescita sia per le beneficiarie che le formatrici perché è servito a confrontarsi con temi e nodi diversi e a far svanire il confine tra forza e fragilità.”
Quid Impresa Sociale, concluso il progetto, ha deciso di assegnare per il futuro una borsa su dieci alle donne vittime di tratta.
A Palermo, le Cuoche Combattenti di Nicoletta Cosentino
Come i laboratori sartoriali di Quid Impresa Sociale, anche le cucine di Cuoche Combattenti (in questo link il sito con un video) sono diventati luoghi di rinascita delle donne per volontà di Nicoletta Cosentino. Da vittima di violenza, Nicoletta è diventata titolare di un’impresa sociale.
“Solo dopo essermi rivolta al Centro Antiviolenza Le Onde Onlus – racconta Nicoletta – ho capito che i comportamenti vessatori che subivo, il mio essere confinata esclusivamente ad essere moglie e madre, la mortificazione costante della necessità di realizzarmi come donna, costituivano manifestazioni di violenza. Prima li consideravo quasi normali, perché era così che doveva andare nella coppia. Quando ne ho avuto consapevolezza è sorta in me la voglia di aiutare le altre donne che vivevano episodi di violenza e l’idea di diffondere nella mia città, Palermo, bigliettini con frasi che facessero riflettere la donna sulle proprie condizioni e ne risvegliassero la coscienza.”
Un percorso lavorativo quale strumento di empowerment per le donne
A seguito di un tirocinio formativo di reinserimento lavorativo, la passione di Nicoletta diventa un’idea imprenditoriale. Nasce così l’impresa sociale Cuoche Combattenti che realizza confetture, marmellate, conserve e prodotti da forno. L’impresa ha come obiettivo l’emancipazione economica delle donne vittime di violenza di genere. “Cuoche Combattenti” accoglie per tirocini formativi donne italiane e migranti.
E, così, parole, etichette, materie prime e prodotti a Km zero diventano simboli di sorellanza e autoconsapevolezza. Quei messaggi che Nicoletta voleva diffondere diventano etichette antiviolenza.
Da “Chi ti ama non ti controlla” a “Scegliere è la vera libertà” si snoda un viaggio della donna che, dopo aver preso coscienza di essere vittima di violenza, intraprende un percorso che la conduce alla consapevolezza di sé. Alla consapevolezza delle proprie inclinazioni e prospettive giungendo, infine, ad una rinascita che vuole condividere con altre donne.
“Se pensi di aver bisogno di aiuto, chiedilo, rivolgiti ad un Centro Antiviolenza. Solo così si è in grado di affrontare il difficile percorso che attende le donne che decidono di denunciare perché occorre essere sostenute da una struttura complessa e di rete, sia nei difficili momenti del processo, sia nel reinserimento lavorativo. Bisogna avere un progetto che programmi l’uscita dal tunnel della violenza e che non lasci sole le donne nel percorso intrapreso.”
Questo è l’importante messaggio che Nicoletta Cosentino rivolge alle donne.
Violenza sulle donne, è emergenza
I dati delle chiamate al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking resi noti dall’Istat sono allarmanti. Ben 25mila e 570 chiamate nei primi due trimestri del 2021, con un aumento di 5-6mila unità rispetto al 2018 e al 2019.
In aumento del 6% i femminicidi per mano del partner o dell’ex rispetto agli stessi periodi di riferimento. I dati sono quelli di un’emergenza.
Le norme repressive sono sì necessarie ad arginare il fenomeno, come lo sono tutte le azioni di facilitazione volte a superare il gender gap. Imprescindibile è un’azione collettiva e costante nel tempo che incida sul tessuto sociale. Un’azione che sradichi la mentalità patriarcale promuovendo una cultura di tolleranza-zero verso la violenza.
Con questo articolo, Stefania Billante inizia la collaborazione con Maredolce.
Stefania Billante è avvocata Civilista del Foro di Palermo e mediatrice professionale. È stata consulente del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Società Studiare e Sviluppo e del Gal Golfo di Castellamare, con il quale tuttora continua a collaborare in materia di diritto e legislazione territoriale. È stata referente per l’Italia delle società New West Life e Mayville Immigration Service, in materia di emigrazione degli italiani in Canada. Appassionata di diritto e di diritti della persona perché crede fermamente che il diritto regoli la vita e che, entrambi, sono influenzati dalla cultura e dalla coscienza sociale.
In copertina, Photo by Becca Tapert on Unsplash. Foto originale qui.