di Giovanni Rosciglione
Penso al fatto che, improvvisamente, politici, giornalisti, intellettuali, sacerdoti, si indignano perché una delle foto che il Governo sta usando per propagandare il G7 di Taormina voluto da Renzi, ritrae un ragazzo con coppola che guarda, con espressione da gallo brancatiano, una pudica ragazza.
Che furore, quello del Presidente dell’Ars, che chiede immediatamente il ritiro di quella foto di “disonora” la Sicilia! Che indignazione, quella di alcuni giornalisti d’assalto che hanno scoperto il caso!
E tutti a lamentarci che lo stato centrale non perde occasione per denigrare la nostra bella isola, che invece deve avere ben altri simboli. Dico subito che quella foto incriminata è brutta e cretina.
E mi ricorda la terribile pubblicità di Stato sulla Campagna per la fertilità – problema serissimo ed attuale – che tanti guai procurò alla gentile Lorenzin.
Ma nessuno mai si è accorto che da decenni tutti i negozi di souvenir per turisti in Sicilia, a Palermo, Cefalù, Taormina, Catania, Messina e così via, espongono quasi esclusivamente piccoli capolavori di orribile chincaglieria mafiosa?
Ho fatto un collage di alcuni di questi oggetti (nella foto). E da tempo, dal mio eremo virtuale, lancio insulti al silenzio di chi dovrebbe parlare.
È il trionfo dell’ipocrisia, è l’ascesa all’Olimpo della bruttura estetica. È la prova che estetica ed etica si tengono: sia quando si affermano, che quando si affossano.
E allora, ripartiamo dal concetto di ricordo, ovvero di souvenir. Souvenir quale memoria? Quale memoria reale per la Sicilia? Quale è il “logo-Sicilia” nel mondo? Va fatto un ragionamento etico ed estetico. Va, prima di tutto, portato avanti un progetto etico della Sicilia: dal cinema all’arte, dal luogo alla presenza.
Ci vorranno alcune generazioni. Intanto, proviamo a censurare determinati souvenir e proporne altri. Laddove possibile. Ma per favore, nessuna ipocrisia.
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