“Come mafia non comanda” di Vincenzo Ceruso: un libro che riscrive un pezzo di storia negata. Un libro che merita di essere considerato un importante tassello della storia di questa città che, ancora oggi, è cancellata dalla narrazione ufficiale
di Roberto Greco
La storia di Vincenzo Spinelli è una di quelle storie che sono state, per lungo tempo, ignorate. Era il 30 agosto 1982, quando il rumore degli spari riecheggiò nella strada, una traversa di via Castelforte, a Pallavicino, quartiere di Palermo. Il rumore entrò nell’androne del palazzo in cui Vincenzo Spinelli abitava e raggiunse le orecchie delle figlie, Valeria e Tiziana. Rumore sordo e lontano.
Aveva 46 anni ed era il proprietario della “Valtiz”, un esercizio commerciale in piazza De Gasperi, a Palermo. Era un imprenditore palermitano che non volle piegarsi alle “logiche” del pizzo ma, oltre al dolore della morte di un padre, di un marito, la famiglia dovette subire la delegittimazione, il silenzio e, ancor peggio, la rimozione.
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La figura di un imprenditore che, nove anni prima di Libero Grassi, disse no alle logiche mafiose
Vincenzo Ceruso, palermitano e allievo di don Pino Puglisi, traccia attraverso il suo “Come mafia non comanda” edito da Di Girolamo, il ritratto di un martire civile, come indicato nel sottotitolo del libro. Non solo.
Ceruso non si accontenta di raccontare chi fosse Vincenzo Spinelli ma indaga sul calvario di una famiglia che non si è mai rassegnata e che è riuscita a far riaprire le indagini. E, soprattutto, a restituire alla società e alla memoria collettiva la figura di un imprenditore che, nove anni prima di Libero Grassi, disse no alle logiche mafiose e che, per il suo no, pagò con la vita.
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Un esempio da non seguire, questo fu il messaggio di Cosa Nostra alla città. Un esempio da seguire è invece il messaggio che oggi, anche grazie a questo libro, diviene fulgido.
Un lavoro basato su fonti testimoniali che immerge la storia di Spinelli in quel tessuto sociale definito, proprio pochi giorni fa, dal Procuratore De Lucia come “mafia borghese”, quella zona grigia che, per convenienze personali o pavidità, si è sempre dimostrata tollerante se non connivente, indifferente e a tratti omertosa.
«Purtroppo, ai parenti delle vittime non ci pensa nessuno e così diventano essi stessi vittime, una seconda volta, per tutta la vita» scrive l’ex Procuratore Ignazio De Francisci nella prefazione del libro mentre Valeria, una delle figlie, racconta che «dopo l’omicidio, dicevo che mio padre era morto per un infarto. Mi vergognavo. Le persone per bene avevano paura. I complici, quelli che pagavano senza problemi, dicevano che mio padre se l’era cercata. Io, mia sorella e mia madre ci sentivamo isolate».
Un libro, quello di Ceruso, che riscrive un pezzo di storia negata. Merita di essere considerato un importante tassello della storia di questa città che, ancora oggi, è cancellata dalla narrazione ufficiale. Un libro da leggere e da cui trarre spunto per rimeditare su se stessi, sul proprio comportamento quotidiano.
“Come mafia non comanda” di Vincenzo Ceruso – De Girolamo editore – pagg. 107
In copertina, Vincenzo Spinelli con la moglie Giuseppa Palisi. Foto gentilmente concessa dalla famiglia che ringraziamo.