di Francesco Belllanti
In un agosto infuocato del 2003, con la mia famiglia ho visitato la tomba di Napoleone Bonaparte (15 agosto 1769, Ajaccio, Corsica – 5 maggio 1821, Longwood House, Sant’Elena) al Dôme des Invalides all’interno dell’Hôtel national des Invalides, a Parigi, e mi sono commosso.
Davanti a quel gigantesco sarcofago di porfido rosso ho riflettuto sulla vicenda terrena di un uomo così grande. Fra le prime cose che ho pensato sono stati i giudizi che di lui diedero il nostro Manzoni ne “Il cinque maggio” e due immensi tedeschi come Hegel e Goethe, il più grande filosofo e il più grande poeta di Germania.
Manzoni non dice mai il suo nome, dice solo un pronome “Ei”, a definire un uomo eccezionale, Goethe fu sconvolto da quello che lui definì “il padrone del mondo”, che amava il suo Werther.
Ma anche il Francese fu sconvolto da Goethe. “Vous êtes un homme”, gli disse il Còrso in uno dei due incontri con l’autore del Faust. Hegel a Jena vide Napoleone – l’anima del mondo, lo chiamò – uscire a cavallo come un punto, il dominatore del mondo.
Napoleone Bonaparte nella percezione dei grandi uomini del suo tempo
L’Assoluto, Dio, che si fa storia. Foscolo, Beethoven – che gli dedicò la Terza Sinfonia per poi disconoscere la dedica dopo l’incoronazione a imperatore – al principio videro in lui l’uomo che cavalcava lo spirito del mondo. Napoleone è un titano della storia universale, che cambiava ad ogni suo passo, ogni suo pensiero, anche contro la sua volontà, che fu prima di tutto quella di fare grande la Francia. Con lui, anche il massacro diventava mattone per il glorioso percorso della Storia.
Egli è la vetta più alta della Rivoluzione e il principio dell’Europa moderna. La borghesia che vince la sua battaglia, il risveglio dei popoli. Il tempo dopo di lui non fu più lo stesso. Egli è l’uomo nuovo che, qualunque cosa faccia, va sempre verso una sola direzione. Egli porta a compimento l’unica vera rivoluzione, la Rivoluzione Francese, quella totale, quella che cambia l’uomo, l’umanità dell’uomo, il suo modo di sentire e di vedere, di essere uomo.
Da Robespierre a Napoleone il passo è breve. Dopo di lui, la politica, la religione, la filosofia, l’arte, la letteratura, sono state altro. L’uomo è stato altro. Con lui l’uomo riprende fra le sue mani il proprio destino. Napoleone è la forza, il genio, l’uomo nuovo, tutti i più grandi uomini della Rivoluzione, Marat, Danton, Saint-Just, Hebert, Robespierre, confluiscono in lui.
Necessità storiche: Rivoluzione, Repubblica e Impero
Egli è la necessità storica che rinnova tutti i valori e le idee. La stessa trasformazione della Francia da repubblica in impero era una necessità storica per mantenere le conquiste sociali ed economiche della rivoluzione. Napoleone ha conquistato l’Europa ma non l’ha mai perduta, perché i suoi eserciti, ovunque passavano, lasciavano anche la brace che alimentava il fuoco della libertà, la coscienza dei popoli.
Fu accusato di schiavismo e di razzismo, imperialismo, certo commise errori, ma gli editti, i codici – per tutti, il Codice Napoleonico del 1804 – le leggi che hanno rinnovato il sistema educativo e la società europea sono di gran lunga superiori ai suoi errori. Con lui ha fine l’Europa medievale e barbarica. Ha rimescolato l’Europa come un calderone ed ha creato l’Europa moderna.
I nomi delle Nazioni cominciarono a varcare le frontiere, risuonavano nei cieli e nelle terre d’Europa. I popoli d’Europa si svegliavano da un sonno profondo, e si avviavano verso la modernità, ed egli stesso fu abbattuto dai nazionalismi che aveva provocato. La Polonia, la Germania e l’Italia, diventarono nazioni sotto di lui. Possente e solitario, gigantesco e leggendario, genio militare e grande legislatore, egli è il vero creatore dell’Europa moderna, l’Europa dei diritti dell’uomo, l’Europa rivoluzionaria contro l’Europa feudale e monarchica, la vecchia Europa delle guerre che respinge la propria unità.
Napoleone Bonaparte uomo fatale
Egli è la vertigine, l’uomo fatale. Churchill scrisse la sua biografia. Napoleone Bonaparte, francese per caso o forse per destino, italiano di sangue (un anno prima della sua nascita, il 15 maggio 1768, la Corsica era stata estorta a Genova dai francesi col Trattato di Versailles), sopravvive da europeo.
Perfino Hitler nel 1940 si inchinò a lui portando in dono da Vienna e consegnando alla sua tomba i resti mortali di suo figlio Napoleone Francesco, per due giorni Napoleone II Imperatore dei francesi. Fu vera gloria? Noi due secoli dopo rispondiamo sì. Forse altri che chiameranno questo tempo antico diranno no. In vita ebbe tutto, gloria e vituperio, odio e amore, ed egli divenne mito che si fece storia, e fu uomo che si fece destino.
Egli è la volontà di potenza, colui che ha dato un senso a due secoli, alla rivoluzione giacobina e alla rivoluzione borghese, alla fine dell’antico regime, della nobiltà e del clero, al riscatto dei provinciali e degli eserciti.
Oggi ci appare distante come un fantasma perché la memoria storica è finita o è iniziato un nuovo tempo. Di lui si può dire quello che si disse di Cesare, che il mondo non era ancora abbastanza grande per contenere la vastità dei suoi sogni. E solo Cesare può stare al suo confronto, l’unico che scrisse le sue gesta. Uomo smisurato, che esce dalla storia ed entra prepotentemente nella purezza del mito.
In copertina (tagliata) e nel testo (intera) immagine di Napoleone Bonaparte. Dipinto si Jacques-Louis David – kb.dk pic, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1478444