di Gabriele Bonafede
Sembrava impossibile che questa Italia del gossip, abituata al pettegolezzo provinciale e inconsistente, potesse finalmente emergere una politica del fare. Forse è vero che le bastonate servono e non tutti i mali vengono per nuocere.
Rispetto a poche settimane fa sembra di essere entrati in una nuova era. Un Presidente del Consiglio dei ministri che non twitta, non fa incauti proclami da vigilia, non chiacchiera, non attacca nessuno sulla base del nulla, ma agisce. E fa.
Mario Draghi, come era prevedibile, si propone come un premier che giganteggia in questa Italia del gossip e dei nani politici. Certo, non tutti i politici italiani sono nani politici. C’è chi ha sempre preso la politica sul serio e ha contribuito, con idee condivisibili o meno, a mantenere almeno l’autorevolezza e la fiducia nell’arte della politica e del governare. Ma è chiaro che lo stile del nuovo governo, nonostante le distanze siderali delle sue componenti, è adesso guidato da chi ha passato una vita a fare senza perdersi in parole inutili e dannose.
D’altronde, per governare e operare bene alla guida di una banca centrale, per giunta continentale, la discrezione e la credibilità dell’operato sono alla base del successo. Quando si parla da presidente di una banca centrale, si deve saper parlare poco, sapendo che gli effetti delle proprie parole sono giganteschi.
Italia del gossip, governo del fare
Draghi lo sta dimostrando fin dall’inizio. Senza fare proclami del giorno prima, ha tolto il criticabile Arcuri dal posto principale nell’attuale fase storica del paese per sostituirlo con un nuovo commissario che mette tutti d’accordo.
Senza pavoneggiarsi inutilmente, magari con la pochette e i capelli ben pettinati, ha affiancato i ministeri-chiave con tecnici di provate capacità. Tutto ciò senza creare nuovi, giganteschi e pletorici, comitati scientifici. Adesso protegge lo stock di vaccini disponibili per assicurare l’attuazione di una vaccinazione di massa che è imprescindibile per una ripresa economica.
Ma soprattutto, ha fatto orecchie da mercante al solito chiacchiericcio di fondo tra partiti e clan politici, ascoltando solo ciò che è serio e tangibile, da qualsiasi parte provenga.
L’operato di Draghi va avanti senza proclami e apparizioni. Certo, non può piacere alla tv di questa Italia del gossip che gli dedica pochissimo spazio, soprattutto a paragone dei servizi da dittature orientali concessi al precedente premier. Ma a questo punto è anche meglio.
Anche perché, indirettamente, Draghi sta mettendo tutti sullo stesso piano, opposizione compresa. Non è più preminente quella metastasi della comunicazione che si palesava nell’aria fritta dei talk show per analfabeti funzionali farciti di opinioni tautologiche e preconcette.
Le azioni del governo non sono più mediate e drogate dal circo mediatico italiano. L’aria fritta rimane, certo, ma quale rumore di fondo in un paese che non riesce a rinunciare al pettegolezzo nemmeno in piena pandemia.
In questa Italia del gossip c’è chi governa seriamente. Era ora.