Il mare non è sempre agitato quando Nettuno è arrabbiato?
di Franco Lo Piparo
Vi racconto un aneddoto epistemologico che chiarisce bene la circolarità preconcetta dei giudizi politico-ideologici.
Dialogo tra due amici, che chiamerò A e B, in riva a un mare quel giorno particolarmente agitato.
A: «Perché oggi il mare è agitato?»
B: «Perché Nettuno è molto arrabbiato».
A: «Come fai a sapere che Nettuno è molto arrabbiato?»
B: «Oh, non vedi come è agitato il mare? E il mare non è sempre agitato quando Nettuno è molto arrabbiato?»
L’aneddoto è del filosofo della scienza Karl Popper. Mostra, con un esperimento per così dire di laboratorio, la circolarità dei giudizi politico-ideologici e la loro refrattarietà ad ogni osservazione empirica. Le fedi, religiose o politiche (dal punto di vista epistemologico poco cambia), sono congegnate in modo da trovare sempre conferme nei fatti del mondo empirico e mai confutazioni.
Chi non ha la propria mente del tutto obnubilata dalla propria fede politica (le fedi religiose sono normalmente più serie e richiederebbero un discorso a parte) può facilmente trovare operante lo schema dell’aneddoto di Popper nella cronaca politica italiana di questi giorni.
Circolarità preconcetta: un esempio di giudizi politico-ideologici su Renzi
Un esempio tra tanti. Renzi, in una puntata della trasmissione Otto e mezzo di alcuni anni fa, incalzato da legittime domande sul possibile coinvolgimento del padre nell’inchiesta giudiziaria su Consip risponde: «Mi piacerebbe pensare che se fosse veramente colpevole dovrebbe avere una pena doppia». Anche un bambino privo di pregiudizi fideistici capisce il senso delle parole: «Nelle cose di giustizia nessun privilegio per chi detiene potere o è vicino a chi detiene potere. Anzi a rigore bisognerebbe in questi casi essere più severi»
Asserzione di Renzi sacrosanta e, se volete, ovvia in uno Stato di diritto ben funzionante.
Ma succede che quello che è ovvio anche per un bambino non lo è per un uomo di fede che ha studiato linguistica, retorica, semantica, ama parlare in nome della scienza e magari richiamarsi a Gramsci che, lui sì, amava imparare dai fatti anche (soprattutto) quando erano contrari alle sue aspettative.
Ecco uno dei tanti commenti, anche da chi non te lo aspetti: «Fa un po’ di scena, sa benissimo che la legge non prevede il doppio della pena per nessuno. Non perde occasione, neanche se si tratta del padre, di mettere in mostra se stesso. Sarebbe da dire: un poveraccio, se non avesse il ruolo e il potere che ha».
Come dire: «Ma come fai a non sapere che il mare è sempre agitato quando Nettuno è molto arrabbiato? Se non sai vedere una verità così solare sarà perché avrai qualche interesse nascosto da difendere. Vergognati!»
Le fedi fanno brutti scherzi soprattutto a chi dice di parlare in nome della verità. Le fedi a volte rendono anche ridicoli.
Non vorrei essere frainteso. Certo che Renzi o chicchessia può (deve) essere criticato. Doverlo dire è umiliante. Ma da chi si professa uomo di scienza e che, anche con l’esempio, dovrebbe educare i giovani a porre su basi solide i propri ragionamenti ci si aspetta un argomentare che non sia del livello del tizio che sa, con certezza assoluta, che il mare è agitato perché Nettuno è molto arrabbiato.
In copertina: Mosaico di Nettuno (Museo archeologico regionale Antonio Salinas, Palermo). Di G.dallorto – Opera propria, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1303549