“Rosolino Venticinquefigli” alla Fabbrica102, ovvero Scaldati in un filmato inedito. La Palermo sognata, barocca, piena di fantasmi e di figurine senza tempo in un filmato restaurato, per la prima volta al pubblico: “Il Sarto” protagonista insieme a Melino Imparato. Domenica 14 aprile al bistrot e caffè letterario di via Monteleone 34, nel centro storico
di Valeria Sara Lo Bue
Sidd’assistiri vulit’e sentir’u cunton’certu
Rusulinu venticincufigghi currit’i cujrsa e assittativi ntunnu a mia…smuviti i iammi
c’on’aspett’a nuddu; ‘na vuota c’à ‘iniziatu
n’
arracumincio… (*)
Così si apre il cunto di Rosolino battuto a macchina da Franco Scaldati con la sua Olivetti “lettera 33”.
Il racconto parte dalla voce autorevole di Periciocca, protagonista del testo per il teatro Rosolino Venticinquefigli, e si dipana con le apparizioni dei personaggi che gravitano attorno alla casa di Periciocca: la moglie strampalata, che è talmente un “quadro antico” da aprire la scena come Madonna del Lume dalla finestra/icona votiva, il figlio unico viziato e neanche tanto scaltro e tutte le figure che animano il quartiere. Le prostitute si affacciano alle finestre e aggiungono frammenti alla narrazione.
Ci sono la vecchietta, le creature, i nonni, il fornaio, il fantasma, ognuno conosce un pezzo della storia di questo padre leggendario, Rosolino, che mantiene la famiglia “dando i numeri” al lotto. La storia del quartiere si intreccia con il cunto, a tratti si sovrappone, e tutto avviene davanti alle mura segnate dal tempo della casa di Periciocca, capo famiglia e capocomico di questa stralunata “compagnia” di parenti e avventori.
Uno spettacolo in cui il tempo è sospeso e il confine fra vita e teatro, vita e morte, è sempre sottile, come in tutta la poetica scaldatiana. La prima stesura del testo è del 1999. Franco Scaldati, come era solito fare con tutti i suoi testi, lo ha riscritto più volte. L’ultima versione è del 2006, anno in cui lo spettacolo, dopo un laboratorio al Centro Sociale San Saverio nel quartiere dell’Albergheria, ha debuttato a Gibellina, ad ottobre del 2006, nell’ambito della XXV edizione delle Orestiadi.
La versione andata in scena nel 2009 al Teatro del Baglio di Villafrati (PA), nell’ambito del Progetto “Primo Teatro”, registrata e montata dal regista e light designer Ferdinando Farina, sarà proiettata per la prima volta domenica 14 aprile 2019 alle 21.30 alla Fabbrica102, il bistrot e caffè letterario di via Monteleone 34 a Palermo.
Il bistrot Fabbrica102 ha un collegamento anche estetico con questo spettacolo. È stato infatti quasi interamente realizzato da Massimiliano Carollo, uno degli scenografi più amati da Franco Scaldati e scenografo anche di Rosolino Venticinquefigli. Il bistrot stesso è dedicato al poeta e drammaturgo palermitano, così che sulla parete d’ingresso sono impressi alcuni suoi versi, tratti da un altro fra i più importanti testi di Scaldati, La notte di Agostino il topo.
Alla serata di domenica sarà presente Ferdinando Farina, che racconterà come ha ripreso le tre repliche di Villafrati ed è riuscito a ricavarne la versione integrale in video, con delle speciali che mostrano da vicino il volto degli attori della compagnia e dello stesso Scaldati, nella sua ultima interpretazione di Periciocca.
Un’occasione per rivedere anche lo Scaldati attore, inimitabile nella sua “ingombrante”- come lui stesso si definiva – presenza/assenza. Melino Imparato, attore storico della compagnia e nuovo capocomico della Compagnia di Franco Scaldati (che nello spettacolo interpreta “i nanni”) così racconta del lavoro di Scaldati:
“Come era pratica del lavoro della Compagnia e metodo di Franco, gli spettacoli vedevano un debutto dopo mesi di laboratorio con gli attori della compagnia e con le persone giovani e meno giovani che si avvicinavano al Centro Sociale dell’Albergheria dove aveva sede. Un metodo da bottega artigiana, dove il “mastro” metteva a disposizione degli “apprendisti” la sua arte e la sua visione della vita e dell’arte. Una bottega di anime con cui condividere un possibile sogno poeticamente artistico”
Pochi posti a disposizione per la serata ad ingresso gratuito. Un omaggio in occasione della settimana dell’anniversario della nascita di Franco Scaldati che, nato a Montelepre il 13 aprile del 1943, non ha mai abbandonato Palermo, fino al primo giugno del 2013, data della sua morte.
I suoi versi, che restituiscono con “realismo magico” una Palermo sognata, barocca, piena di fantasmi e di figurine senza tempo, hanno invece già varcato i confini dell’isola e sono stati già tradotti in sei lingue e rappresentati in almeno quattro Paesi.
(*) Traduzione in italiano:
“Se volete assistere e volete ascoltare il racconto
Rosolino Venticinquefigli correte di corsa e sedetevi accanto a me… muovete le gambe,
che non aspetto a nessuno; una volta cominciato, non ricomincio”