
di Lelio Cusimano (*)
È possibile ragionare pacatamente delle misure che il Governo si accinge a varare? È possibile farlo senza etichette politiche? È possibile porre l’accento su alcune criticità quando sono ancora superabili? Ci proviamo; cominciando dal reddito di cittadinanza.

Oggi la CGIA di Mestre, uno dei più autorevoli osservatori italiani, ha evidenziato il rischio che una parte consistente dei fondi vada a finire nelle tasche di cittadini che già lavorano in nero e che potrebbero quindi continuare a lavorare senza pagare tasse, anche incassando il reddito di cittadinanza.
Sulla base delle informazioni disponibili, i soggetti che beneficeranno del reddito di cittadinanza potrebbero essere, in tutta Italia, poco più di 4 milioni. Un dato che ha fatto scattare un campanello d’allarme alla CGIA.
Poiché ai beneficiari del reddito di cittadinanza il Governo erogherà 6 miliardi di euro (art. 1, commi 255-258 della legge di Bilancio 2019), verosimilmente la metà della spesa, pari a circa 3 miliardi di euro, potrebbe finire nelle tasche di persone che non ne hanno diritto. Vediamo in base a quale calcolo.
Secondo l’Istat, in Italia ci sono poco meno di 3,3 milioni di occupati che lavorano in nero. Se escludiamo i lavoratori dipendenti e i pensionati che non possono accedere al reddito di cittadinanza – pari a circa 1,3 milioni di unità – coloro che, pur svolgendo un’attività irregolare, potrebbero ricevere il reddito di cittadinanza, sarebbero circa due milioni; vale a dire la metà dei potenziali aventi diritto.

“Con l’economia sommersa – ricorda la CGIA – a rimetterci non è solo il fisco, ma le tantissime attività in regola, come le imprese artigiane e del commercio che, spesso, subiscono una concorrenza sleale. I lavoratori in nero, infatti, non pagando contributi previdenziali, assicurativi e oneri fiscali, consentono alle imprese – o a se stessi, se operano come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro di gran lunga inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio molto contenuto. Chi rispetta la legge non può, ovviamente, offrire le stesse condizioni” e perde clienti.
Le regioni più a rischio sono la Calabria, che presenta 140.700 lavoratori in nero, la Campania con 372.600 unità di lavoro irregolari e la Sicilia con 303.700 irregolari. Solo in Sicilia i cittadini che riceverebbero il reddito di cittadinanza, senza averne diritto, incasserebbero circa mezzo miliardo di euro, che ovviamente verrebbe sottratto a chi ne ha veramente bisogno.
È vero che sono state annunciate pesanti sanzioni per gli eventuali furbetti che venissero scoperti, ma la grande difficoltà nel contrastare il lavoro nero in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, non lascia molto spazio all’ottimismo.
È possibile attenuare questi rischi. Vedremo.
(*) Editorialista del Giornale di Sicilia
In copertina, edfici a Napoli, foto di Bertrand Gabioud tratta da unsplash