
di Giovanni Rosciglione
E alla fine il 5 maggio, di venerdì, il sindacato CGIL Scuola ha proclamato un’Assemblea di docenti. Si dà il caso che quel 5 maggio è la data fissata per le prove Invalsi di matematica delle seconde e quinte elementari.

Non è difficile prevedere una grande affluenza di docenti all’assemblea sindacale (tanto più che per assentarsi da scuola non è più necessario un attestato di partecipazione) ed è altrettanto facile prevedere il fallimento di quelle prove, visto che anche la maggioranza dei genitori (30/40enni) sono insofferenti alla valutazione del merito in generale.
Questa della valutazione del merito, del controllo della qualità, del collegamento tra preparazione ed avanzamento e tra capacità e retribuzione è un tabù che resiste solo in Italia. E soprattutto, va detto, nell’Italia meridionale.
Dove i genitori preferiscono un figlio ignorante, ma promosso, tanto sanno che se troverà lavoro non sarà per le sue capacità.
Riproduco qui l’articolo di Ernesto Galli della Loggia di qualche giorno fa ha spietatamente analizzato uno dei problemi di fondo che spiegano il ritardo culturale ed economico del nostro paese (foto articolo).
È come se la CGIL fosse rimasta ferma al mito del Socialismo Reale: una uguaglianza al ribasso.
Ha potuto farlo anche perché la sinistra italiana ha sempre delegato al Sindacato la politica della scuola: una condizione che nasceva dal consociativismo tacito che consentiva a un partito grande come il PCI di governare.
Penso al povero Tullio De Mauro, grande intellettuale, che provò anche lui a fare una riforma. Ovviamente bocciata.
E mi viene da ridere, per non piangere, a leggere quanto intellettuali di sinistra lo hanno elogiato da morto, dimenticando quanto lo insultarono quando provò a toccare il fortino rosso dell’ignoranza. La Cgil FLC (lavoratori della conoscenza…?) è l’ultimo soviet.
Non una parola sul fatto che gli insegnanti italiani guadagnano un terzo in meno dei colleghi europei, molte parole contro l’ipotesi di legare la retribuzione anche alla qualità professionale. Insomma: poveri ma tutti belli uguali. Il punto è che però nei gulag ci andranno i nostri figli, i nostri nipoti.
Spero che Pisapia nel suo “campo largo della sinistra” non voglia includere questa gente e questi valori. In ogni caso, dopo circa mezzo secolo, mi sono dimesso dalla CGIL.
La mia prima tessera ha la firma di Luciano Lama, che, credo non a caso, si prese in testa i bulloni e le spranghe di quelli allora studenti e oggi, forse, docenti.
Il 5 maggio mandiamo i bambini a scuola e il sindacato a casa. Il 5 maggio, manzonianamente “essi furono …”
In copertina. Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau, dipinto di Antoine Alphonse Montfort. Immagine tratta da Wikipedia. Di Antoine Alphonse Montfort, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=304339 Modificata con bandiera Cgil al posto di quella francese.