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di Gabriele Bonafede
Pensando al fatto italiano del giorno, che lega i Cinque Stelle a Genova, ritorna in mente una canzone famosa: Genova per noi. Che è una canzone epocale e più volte citata. Fu scritta da Paolo Conte ma fu pubblicata per la prima volta da Bruno Lauzi. Il testo delle grandi canzoni è sempre attuale e lo stesso Grillo non mancò di parafrasarla su fatti politici riguardanti Livorno.
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Per un qualsiasi simpatizzante Cinque Stelle o, meglio, per un qualsiasi italiano che si sia informato sul movimento di Grillo e le sue vicissitudini, torna in mente in questi giorni di follie genovesi e non solo. E verrebbe di dire quelle parole scritte da Paolo Conte, con pochissime differenze. Anzi, può andare pure tale e quale.
Verrebbe infatti da dire che con quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’così che abbiamo noi prima d’andare a Genova…
Ogni volta ci chiediamo se quel posto dove andiamo (e dove “mandiamo”), non c’inghiotta, e non torniamo più. Eppure, militanti ed elettori, lo siamo in po’. Siamo di quella gente che c’è lì. Che come noi è forse un po’ selvatica ma la paura che ci fa quel mare scuro…. E che si muove anche di notte: non sta fermo mai. Cambia opinione, regole e umori troppo spesso e in maniera stucchevole.
Genova per noi, che stiamo in fondo ai Cinque Stelle, e (a differenza di Palermo) abbiamo il sole in piazza rare volte… e anche adesso. Il resto è pioggia. Che ci rende un poco imbelli. Genova, dicevo, è un’idea come un’altra.
Ma quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’ così che abbiamo noi, mentre guardiamo Genova…. rimaniamo di sale, come il mare. Ed ogni volta l’annusiamo. E circospetti ci muoviamo. Un po’ randagi ci sentiamo, noi. Macaia, è forse scimmia di luce e di follia? E poi tornano in mente fatti atmosferici… e politici: foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia.
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E intanto, nell’ombra dei loro armadi, tengono lini, e vecchie lavande. È il caso di dirlo. Per cui, forse, alla fine è meglio concludere: lasciaci tornare ai nostri temporali, (che) Genova, sembra proprio avere i giorni tutti uguali. Con nessun cambiamento, stellare o meno. Anzi. Fa paura, proprio paura, quel cambiamento in mare scuro.
Forse è meglio tornare in un’immobile campagna, con la pioggia che ci bagna. E i gamberoni rossi sono un sogno. E il sole è solo un lampo giallo al parabrise…. Con quella faccia un po’così, quell’espressione un po’così che abbiamo noi, che abbiamo visto Genova. Specialmente in questi giorni.
E allora? Allora, meglio senza commenti. Oggi val la pena di riascoltare Genova per noi (in fondo a questo articolo in un noto video youtube), e qui rivedere il teso, cambiandone poche parole:
Con quella faccia un po’ così
Quell’espressione un po’ così
Che abbiamo noi prima d’andare a Genova
E ogni volta ci chiediamo
Se quel posto dove andiamo
Non c’inghiotte, e non torniamo più
Eppur elettori siamo in po’
Di quella gente che c’è lì
Che come noi è forse un po’ selvatica ma
La paura che ci fa quel mare scuro
E che si muovono anche di notte
Non sta fermo mai
Genova per noi
Che stiamo in fondo ai Cinque Stelle
E abbiamo il sole in piazza rare volte
E il resto è pioggia che ci imbelle
Genova, dicevo, e un’idea come un’altra
Ma quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l’annusiamo
E circospetti ci muoviamo
Un po’ randagi ci sentiamo noi
Macaia, scimmia di luce e di follia
Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
E intanto, nell’ombra dei loro armadi
Tengono lini, e vecchie lavande
Lasciaci, tornare ai nostri temporali
Genova, ha i giorni tutti uguali
In un’immobile campagna
Con la pioggia che ci bagna
E i gamberoni rossi sono un sogno
E il sole è un lampo giallo al parabrise
Con quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Che abbiamo visto Genova
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Ecco il testo originale:
Con quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi prima d’andare a Genova
E ogni volta ci chiediamo
Se quel posto dove andiamo
Non c’inghiotte, e non torniamo più
Eppur parenti siamo in po’
Di quella gente che c’è lì
Che come noi è forse un po’ selvatica ma
La paura che ci fa quel mare scuro
E che si muovono anche di notte
Non sta fermo mai
Genova per noi
Che stiamo in fondo alla campagna
E abbiamo il sole in piazza rare volte
E il resto è pioggia che ci bagna
Genova, dicevo, e un’idea come un’altra
Ma quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l’annusiamo
E circospetti ci muoviamo
Un po’randagi ci sentiamo noi
Macaia, scimmia di luce e di follia
Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
E intanto, nell’ombra dei loro armadi
Tengono lini, e vecchie lavande
Lasciaci, tornare ai nostri temporali
Genova, ha i giorni tutti uguali
In un’immobile campagna
Con la pioggia che ci bagna
E i gamberoni rossi sono un sogno
E il sole è un lampo giallo al parabrise
Con quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Che abbiamo visto Genova