Un convoglio di aiuti umanitari sotto le insegne della “Mezzaluna Rossa” (l’equivalente della Croce Rossa) è stato bombardato e il personale massacrato da aerei del regime siriano sostenuto dai russi. Non è ancora chiaro se gli aerei fossero quelli di Assad o russi.
Ma la cosa non ha molta rilevanza visto che la collaborazione tra Damasco e Mosca è molto stretta e i jet militari siriani sono comunque di fabbricazione russa e sostenuti logisticamente dalle basi russe in Siria. I russi in Siria detengono anche il comando strategico e tattico delle operazioni belliche, anche quando dirette con bombe a grappolo contro la popolazione civile.
Secondo i report sul terreno e le stesse Nazioni Unite, sarebbero almeno dodici i morti nel personale della mezzaluna rossa e dell’ONU. Il convoglio si apprestava a scaricare cibo e medicine in un magazzino al fine di distribuirli alla popolazione stremata da un assedio che dura da anni e nel quale sono morte centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini: di fame e di bombe.
I siriani che sono riusciti a scappare da questo inferno sono stati accolti in malo-modo in Europa da formazioni politiche dalla dubbia morale umanitaria come quelle di Salvini in Italia, Orban in Ungheria e la Le Pen in Francia. Guarda caso gli stessi partiti che sostengono Assad e Putin nel fomentare il circolo vizioso massacro-rifugiati-voti-rifugiati-massacro.
“Se si appurasse che l’attacco sia intenzionale, sarebbe un crimine di guerra”, hanno dichiarato i vertici ONU. È tuttavia difficile ipotizzare che non fosse intenzionale, visto che i percorsi dei convogli ONU sono conosciuti da tutti e chiaramente visibili anche a occhio nudo.
Il Corriere della Sera, quotidiano italiano a larga diffusione, riporta le parole di Ingy Sedky, portavoce della Croce Rossa: “Siamo scioccati per la brutalità contro una missione umanitaria”.
Lo stesso giornale informa che, secondo alcune fonti, l’attacco è stato congiunto russo-siriano, precisando che “I 18 mezzi colpiti facevano parte di un convoglio di 31 mezzi. Erano diretti ad Urm al-Kubra.”
Già da ieri e nel corso della notte molti media stranieri ne hanno dato notizia, mentre gran parte dei media italiani l’hanno ignorata, rimandata o relegata in sezioni secondarie con poca visibilità.
In copertina, un Casco Bianco salva un bambino dopo un attacco con bombe a grappolo operato da russi e siriani contro la popolazione civile nei giorni di Natale 2015. Molti sono Caschi Bianchi morti e feriti dalle bombe russe e del regime perché attaccati di proposito mentre tentano di portare aiuto alla popolazione colpita.