La Costituzione italiana non prevede un Presidente della Repubblica che dirige il governo
di Giovanni Burgio
Questa volta è stata l’intervista a Giancarlo Giorgetti contenuta nell’ultimo libro di Bruno Vespa. Ma ogni volta, e sempre più spesso, in Italia si discute del ruolo, dei poteri e della funzione del Capo dello Stato. O, per essere più chiari ed espliciti, della trasformazione dell’attuale sistema parlamentare in sistema presidenziale. Perché di questo si tratta. Non ci si può, infatti, nascondere dietro astrusi sofismi istituzionali e confuse interpretazioni costituzionali.
I diversi sistemi
Il sistema politico italiano, come dice la Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948, è un regime parlamentare fondato sui partiti che alla Camera e al Senato eleggono un governo presieduto dal Presidente del Consiglio. Un sistema analogo, cioè, a quello in vigore in Gran Bretagna, Spagna, Germania, e tutti gli altri Paesi dove è il Parlamento l’organo centrale del potere.
Diverso è, invece, il regime presidenziale, che prevede ben altro. Intanto un’elezione diretta da parte dei cittadini del capo del governo. E poi, fattore essenziale, che il capo del governo è anche Capo dello Stato. Stati Uniti e Francia sono gli esempi più noti di quest’altro modo di governare, anche se la variante francese prevede una conduzione “bicefala”, con un Presidente della Repubblica che dirige la politica estera e decide sui più importanti temi, e un Primo Ministro che si occupa dell’ordinaria amministrazione.
In sostanza, mentre il regime parlamentare ha il suo centro elettivo e direzionale nel Parlamento, il sistema presidenziale, oltre a creare un legame diretto fra cittadini e capo del governo, ha il suo centro di potere nella persona del Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica italiano
In particolare poi, la Costituzione italiana attribuisce alla figura del Presidente della Repubblica un ruolo di pura rappresentanza. Nella forma e nella sostanza è il simbolo dell’unità del Paese; è il formale comandante delle forze armate; presiede il Consiglio Superiore della Magistratura; ecc. ecc. Dunque è un Presidente della Repubblica che rappresenta formalmente il Paese. E che, nel gergo politico, risiede “al Colle”: al colle del Quirinale, uno dei sette colli di Roma.
Ma per quello che riguarda il governo e la scelta del Primo Ministro, il Presidente della Repubblica deve necessariamente tenere conto delle forze politiche presenti in Parlamento e soprattutto della loro volontà. Infatti sono queste che poi in Parlamento votano la fiducia al governo. Il Presidente della Repubblica Italiana, di fatto, non ha un potere esecutivo se non limitato alle funzioni morali, di rappresentanza e di esecuzione della volontà del Parlamento.
Non si capisce, quindi, come in Italia, sempre più di frequente, si confondono ruoli e funzioni, poteri e attribuzioni, tra Presidente del Consiglio e Capo dello Stato. E se l’approssimazione e la disinformazione provengono da non addetti ai lavori è senz’altro comprensibile. La confusione da parte di filosofi, magistrati, avvocati e scrittori, inizia ad essere grave. Ma molto più grave e imperdonabile è se ragionamenti e ipotesi confusionarie sono espresse da navigati giornalisti, titolati opinionisti, esimi politologi o politici essi stessi.
La confusione istituzionale sulla proposta di Draghi al Colle
Negli anni passati, infatti, i continui richiami al Presidente della Repubblica Ciampi perché non è intervenuto contro le leggi varate da Berlusconi e, più recentemente, le continue tirate di giacchetta al Presidente Mattarella perché ha firmato “i decreti Salvini” sono state frutto di questa ignoranza costituzionale e di un’interpretazione puramente politica del ruolo del Presidente della Repubblica. Critiche e posizioni che ignorano il dato di base da cui si deve partire: l’attuale dettato costituzionale non dà al Presidente della Repubblica italiana alcun potere d’intervento nella vita politica esecutiva.
Infatti, se si volessero dare un ruolo e attribuzioni diverse al Presidente della Repubblica italiana bisognerebbe cambiare la Costituzione, e passare dal regime parlamentare al sistema presidenziale. Modifiche e cambiamenti che necessariamente dovrebbero essere fatti secondo i criteri di legge previsti dalla Costituzione. Servirebbero, infatti, maggioranze qualificate, doppie letture, referendum confermativi, e tanto altro.
È vero che negli ultimi decenni di fronte all’estrema debolezza del sistema partitico-politico italiano il ruolo del Presidente della Repubblica italiana è cresciuto ed è diventato un sicuro baricentro istituzionale. Fino ad arrivare alle prese di posizione durante la presidenza di Giorgio Napolitano. Prima, quando ha fatto da argine al governo Berlusconi ampiamente screditato in campo internazionale, e poi nella crisi istituzionale del post-elezioni politiche del 2013. Quando fu impossibile costituire un governo con una sicura maggioranza parlamentare.
E forse la proposta avanzata da Giorgetti affinché Draghi diventi Presidente della Repubblica vorrebbe sancire questa nuova funzione del Presidente della Repubblica e instaurare quello che lui stesso ha chiamato un semipresidenzialismo “de facto”.
Draghi al colle e i disegni macchiavellici
Ma comunque non è stato solo l’intervento del ministro della Lega a far riprendere il dibattito sul presidenzialismo, semipresidenzialismo e sistema parlamentare.
Nelle ultime settimane, infatti, in previsione dell’elezione del Presidente della Repubblica a fine gennaio 2022, le ipotesi di una elezione di Draghi a Presidente della Repubblica si sono fatte sempre più frequenti e insistenti. Soprattutto da parte di chi vorrebbe che la forte e decisa azione di governo di Draghi continuasse dal Quirinale. Non tenendo conto, costoro, dell’obiezione fondamentale che si può fare di fronte a un simile scenario. Infatti, la Costituzione italiana, così com’è adesso, non dà al Presidente della Repubblica gli strumenti tecnici per dirigere il governo. (Qui un articolo sll’Huffington Post)
Forse lo sanno bene la Meloni e Salvini che, incensando e ricoprendo continuamente di lodi e onori Mario Draghi, vogliono eleggerlo Presidente della Repubblica. Così facendo, essi, in realtà intendono sbarazzarsene al più presto, facendo cadere il governo e andando a elezioni anticipate.
Qualcuno ha capito questo tranello tirato dai due? Qualche forza politica ha chiaro il loro malefico disegno?