A marzo e aprile 2021, sotto tutela dello Stato 32 milioni e 400mila euro
di Giovanni Burgio
La Sicilia orientale guida la classifica dei beni sequestrati e confiscati ai mafiosi. Nelle provincie di Catania e Messina, infatti, si concentrano ben 22 milioni di euro sul totale di 32,400 di tutta la Sicilia tra sequestri e confische. Segue la provincia di Trapani e, nettamente distaccata, quella di Palermo.
Ancora una volta sono le attività legate alle scommesse, ai giochi online, alle bische clandestine e alla distribuzione di videopoker la maggior fonte di ricchezza della criminalità organizzata.
Ma anche i settori dei trasporti e della commercializzazione dei prodotti petroliferi sono particolarmente redditizi.
Colpisce pure come l’onda lunga del Maxiprocesso con le sue condanne definitive continui ad assestare profonde ferite al potere della Cosa Nostra storica, quella della Sicilia occidentale, in particolare quella del palermitano.
Le famiglie di Brancaccio – Corso dei Mille e Villagrazia – Santa Maria di Gesù a Palermo e quella di Corleone si vedono infatti private di alcune ricchezze appartenenti ai loro aderenti.
Una divisione di ruoli, quella della mafia siciliana, che vede concentrati l’affarismo e l’attivismo economico nella parte orientale dell’Isola, e a Palermo e dintorni il suo centro di potere reale.
Confische al monopolista dei videopoker
24 marzo 2021. Domenico La Valle, 61 anni, aveva già a Messina il monopolio nel settore del gioco e delle scommesse illegali. Ma quando i capi della famiglia mafiosa dei Trovato del rione Mangialupi sono andati in carcere, ha assunto anche la direzione del clan di cui era stato punto di riferimento.
Oltre alla gestione di bische clandestine e distribuzione di videopoker, La Valle ha imposto con metodi violenti le sue apparecchiature ai commercianti della zona, garantendo in cambio “la protezione” del clan.
Nell’operazione “Last Bet” gli sono stati confiscati 6 aziende di noleggio di videopoker e di produzione dolciaria, 19 immobili, svariati conti correnti, due auto e un gomone. Il valore delle confische supera 10 milioni.
Un ex-politico tra boss e giochi online
26 marzo 2021. L’operazione “Mafiabet” del 2019 aveva accertato che l’ascesa imprenditoriale di Calogero John Luppino nel mondo delle scommesse e dei giochi online sarebbe stata favorita dai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo.
Anche alcuni familiari di Matteo Messina Denaro avrebbero sovvenzionato l’affare. Si è arrivati, quindi, a confische e sequestri da sei milioni di euro che comprende 10 società, 6 terreni, 14 rapporti bancari, titoli di credito, lingotti d’oro.
L’ex consigliere comunale di Mazara del Vallo, grazie all’appoggio dei clan, avrebbe imposto le proprie macchinette ai vari esercizi commerciali, che in cambio però avrebbero ottenuto “la protezione” dai malintenzionati.
Confische al “postino” dei Provenzano
3 aprile 2021. L’intero sodalizio mafioso aveva così tanta fiducia in lui da affidargli la gestione della latitanza di Bernardo Provenzano.
E per di più, sarebbe stato uno dei “postini” del boss avendo curato di far arrivare a destinazione i suoi famosi “pizzini”.
Condannato nel 2007 a 8 anni, Calogero Giuseppe Lo Bue, 75 anni, fratello di Rosario Salvatore capo mandamento di Corleone, era inserito in Cosa Nostra sin dagli anni ’80.
Come prosecuzione delle indagini delle operazioni “Patria”, “All Stars”, “Grande Passo”, gli sono stati confiscati beni per un milione e mezzo di euro.
Si tratta di un’abitazione e un magazzino a Corleone, cinque appezzamenti di terreno a Monreale, 23 terreni intestati al genero ma riconducibili a lui.
Sequestrate anche agenzie funebri
15 aprile 2021. Luigi Scimò non è uno qualsiasi in Corso dei Mille a Palermo. Quando nel 2014 fu scarcerato, Pietro Tagliavia gli affidò un uomo a sua completa disposizione. E nel 2015 c’era Scimò ad una riunione fra i boss di Brancaccio e quelli di Bagheria per risolvere alcune questioni di confine fra i due mandamenti.
Ma è il fuoco appiccato alle due macchine della moglie il 4 maggio 2016 che fa comprendere il ruolo di Scimò nello storico quartiere mafioso di Brancaccio – Corso dei Mille. Pietro Di Marzo, genero di Scimò, subito si attiva e ottiene i filmati dell’incendio.
Individuato il colpevole in Vincenzo Machì, dieci giorni dopo l’attentato c’è un’importantissima riunione a cui partecipano oltre a Scimò, Filippo Bisconti boss di Belmonte Mezzagno, oggi pentito, e Giovanni Sirchia uomo d’onore della famiglia di Boccadifalco-Passo di Rigano. Insomma, l’oltraggio a Scimò andava discusso ad alto livello.
A Scimò e Di Marzo sono stati sequestrati un’agenzia funebre a Palermo, il 50% di un’altra agenzia funebre a Bagheria, due macchine di grossa cilindrata; valore 600mila euro.
Luigi Scimò è accusato di traffico illecito di tabacchi, stupefacenti, distribuzione di mini slot. Pietro Di Marzo di avere svolto con i clan calabresi il traffico di stupefacenti.
Sequestri a Marsala
16 aprile 2021. A Michele Lombardo sono stati sequestrati 500mila euro di beni.
Nel 2018 Lombardo è stato condannato a 8 anni e 20 giorni di carcere per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Marsala, mandamento di Mazara del Vallo.
Il Lombardo, oltre a mantenere i rapporti con gli altri mandamenti, si occupava del sostegno economico agli affiliati del clan.
Dalle indagini era emerso che la famiglia di Marsala, guidata da Vito Vincenzo Rallo, avrebbe eseguito le direttive di Matteo Messina Denaro.
Il Maxiprocesso porta risultati ancora oggi
16 aprile 2021. Mario Marchese, boss del mandamento di Villagrazia – Santa Maria di Gesù condannato al Maxiprocesso, era tornato a ricoprire posizioni di comando nel 2016.
Deceduto, ai suoi eredi sono stati sequestrati beni per un milione di euro frutto delle sue attività illecite: due abitazioni in villa, un distributore di benzina, beni aziendali di cui fanno parte quattro rapporti bancari.
Sequestro da 12 milioni a Scarvaglieri
16 aprile 2021. A Giuseppe Scarvaglieri, boss del clan Scalisi di Adrano collegato alla famiglia catanese dei Laudani, sono stati sequestrati beni per 12 milioni di euro. Si tratta del seguito dell’operazione “Follow the money” del 10 febbraio scorso (qui il nostro articolo).
Scarvaglieri si serviva di suo nipote Salvatore Calcagno e degli imprenditori Siverino, padre e figlio, per gestire i suoi affari che poi venivano formalmente intestati a giovanissimi, poco più che ventenni, prestanome.
Quote societarie e beni aziendali nel settore dei trasporti e della commercializzazione dei prodotti petroliferi sono stati sottoposti a sequestro a Catania, Roma, Milano, Novara, Udine, Varese, Verona e a Sofia in Bulgaria.
22 aprile 2021. Già nel dicembre 2018 a Carmelo Di Domenico, esponente della criminalità catanese, erano stati sequestrati alcuni beni. Ora vengono definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato.
Si tratta di due unità abitative, due fabbricati, quote di un altro immobile, un’attività di ristorazione, rapporti finanziari e beni mobili. Valore di circa 800mila euro.
Di Domenico avrebbe rifornito di stupefacenti il gruppo della Borgata, clan malavitoso di Siracusa.