di Giovanni Burgio
Mercoledì 3 giugno sulle prime pagine di due giornali nazionali sono stati pubblicati due articoli che trattavano la medesima argomentazione: la necessità per l’Italia nell’attuale fase politica di un’Assemblea Costituente.
La lettera di Berlusconi
Sul Corriere della Sera, sotto il titolo “Ora concordia per risollevarci tutti insieme”, ha trovato spazio una lunga lettera di Silvio Berlusconi che, partendo dallo stato di necessità economico-sociale in cui si trova il Paese, auspica “un confronto ordinato”, “un dialogo costruttivo”, “uno sforzo solidale”.
Proseguendo, il Cavaliere fa appello a “un’assunzione di responsabilità”, e spinge affinché “ognuno faccia la sua parte”, perché “il Paese deve essere unito” in “un progetto comune”.
Poi la lettera arriva al punto centrale: “Noi ci siamo” dice Berlusconi. E poi aggiunge “tutte le forze vive del Paese” devono essere coinvolte.
Una sorta di proclama unitario per un governo di tutti? La risposta è esplicita: ”Uno sforzo che non ha nulla a che fare con le maggioranze di governo, con gli schieramenti, con le alleanze politiche”.
Quindi niente governi di emergenza o di solidarietà, ma qualcosa che possa unire tutte le forze responsabili della nazione. Non si dice, cioè, chiaramente “Assemblea Costituente”, ma ci si va molto vicino.
L’intervento di Clementi
Lo stesso giorno, sul giornale Il Dubbio, un’intervista al costituzionalista Francesco Clementi era titolata “Ora serve un’Assemblea Costituente”. Qui il richiamo a un conclave unitario è chiaro ed evidente.
Il professore di Diritto pubblico comparato, riferendosi al discorso del giorno precedente del Presidente della Repubblica dice “Il Presidente Mattarella conosce il Paese e sa di cosa ha bisogno: tornare a sentirsi uniti come un’unica comunità di destino. L’obiettivo dei suoi moniti è la politica, perché ritrovi una visione di futuro”. E il docente fa una considerazione personale “Il disegno di futuro non deve essere identico tra gli schieramenti, ma deve esserci in tutti la stessa tensione verso un unico fine: far ripartire la Repubblica”.
Clementi, parlando della recente storia d’Italia, fa un’interessante analisi “Bisogna superare lo smarrimento in cui è precipitato il Paese con la fine della repubblica dei partiti e con trent’anni di tentativi incapaci di garantire il compimento di un processo rifondativo della democrazia italiana; anni per lo più sprecati tra egoismi ed ipocrisie… Senza un nuovo comune patto fondativo sulle regole, la delegittimazione reciproca continuerà”.
E dopo avere menzionato alcune delle materie più importanti da riformare (rapporti tra Stato e Regioni, mancanza di un Senato dei territori, maggiori poteri al Presidente del Consiglio, rafforzamento della posizione del Governo in Parlamento), lo studioso conclude “L’Assemblea costituente, tra approvazione ed elezione, comincerebbe inutilmente quando starebbe finendo la legislatura. Mi accontenterei allora che non si sprecassero intanto i tre anni che abbiamo davanti, facendo un vero lavoro costituente in Parlamento”.
I favorevoli all’Assemblea Costituente
Ma in realtà, quali partiti presenti nell’attuale Parlamento risponderebbero positivamente a questi appelli all’unità, alla responsabilità, alla comunità d’intenti, alla necessità di un nuovo patto fondativo? Oltre il solito PD, che nel corso della sua breve storia non si è mai tirato indietro e si è sempre fatto carico di pesanti fardelli istituzionali in situazioni di emergenza, quali altre forze politiche sarebbero disposte a intraprendere la difficile strada di un dialogo costruttivo?
Forza Italia, come si vede, si dichiara disponibile. “Italia Viva” non dovrebbe porre grandi difficoltà. Pure “LEU” dovrebbe essere d’accordo.
La Destra estremista
Ma le due forze populiste di destra, Lega e “Fratelli d’Italia”, che posizione assumerebbero?
Nei terribili giorni del lockdown i due partiti “sovranisti” si sono dimostrati del tutto inadeguati a fronteggiare la situazione di grave pericolo. Prima sono rimasti fermi, immobili, storditi da un governo che faceva fronte a un’emergenza mai verificatasi prima.
Poi, appena si è allentata la tensione, hanno ripreso il ruolo di opposizione frontale e pregiudiziale, reiterando linguaggi qualunquisti e cavalcando comportamenti protestatari.
E hanno trasformato la festa fondativa della Repubblica in manifestazione di parte, contro il Presidente della Repubblica, contro il governo, contro l’unità degli italiani.
Nessun discorso, proposta o ragionamento, che abbia a che fare con la moderazione, la responsabilità, la collaborazione.
Penso, quindi, che difficilmente siano disposti a instaurare un dialogo costruttivo. Niente lascia sperare che queste forze di estrema destra abbandonino i toni esasperati che li hanno fin qui connotati.
Il Movimento Cinque Stelle
C’è poi il “Movimento Cinque Stelle”. La maggior forza politica presente in Parlamento, sarebbe disposta ad avviare un pur minimo lavoro costituente?
Le espulsioni, i tracolli elettorali, le fuoriuscite dal Movimento, hanno colpito profondamente questa neonata formazione politica, che è ancora alla ricerca di una propria identità e davanti al dilemma di quale strada intraprendere. Il suo percorso è irto di ostacoli, il suo avvenire incerto.
Le molteplici e distinte componenti che hanno determinato il successo elettorale di questo partito, dovendo affrontare il dibattito su un’eventuale scelta “istituzionale”, “responsabile”, “unitaria”, molto probabilmente si frantumerebbero ulteriormente, dando vita a distinguo, dissensi, proteste. Si creerebbero mille sottogruppi e molteplici fazioni.
Difficile, quindi, poter contare sulle centinaia di deputati e senatori pentastellati che appoggiano una proposta concordataria e di responsabilità.
Assemblea Costituente: appuntamento rimandato
A questo punto, sembra chiaro, purtroppo, che non ci sarebbero i numeri necessari per poter fare una qualsiasi riforma costituzionale. Soprattutto non ci sono i presupposti politici per iniziare un dialogo. Non c’è neanche un minimo comune denominatore fra le diverse forze politiche presenti in Parlamento.
Manca all’appello, soprattutto, una destra moderata, dialogante, istituzionale, che abbia una visione unitaria e non divisiva della nazione; una destra liberal-democratica che sia dichiaratamente antifascista e non sovranista; una destra conservatrice, ma riformista.
A destra troviamo oggi, invece, un vasto schieramento nazionalista, antieuropeo, in odore di razzismo, che strumentalizza il reale bisogno di milioni di persone, coltiva odio, fomenta rabbia, istiga azioni quanto meno poco concilianti.
Per un Assemblea Costituente e le riforme costituzionali il tempo non è ancora maturo.