
di Gabriele Bonafede
Non c’è altro modo di definirlo: un oltraggio politico e morale al popolo siciliano. Il prossimo assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana è stato individuato in (o da) Stefano Candiani (nella foto), eletto al Senato nelle liste della Lega Nord. Nativo di Busto Arsizio, privo di un titolo di laurea, ha una carriera costellata di episodi di avversione per i meridionali.
Spicca, nel suo percorso politico, la triste vicenda di quando si lamentò dell’accento meridionale di una vigilessa preposta al servizio telefonico. Lo faceva nell’ottobre del 2009 quando era sindaco di Tradate. Con parole inqualificabili per l’italiano e tutti i meridionali, siciliani compresi: “Si sta parlando della lingua italiana. È una questione di rispetto nei confronti dei cittadini”, diceva, nel manifestare il proprio disappunto per l’accento meridionale.
Quindi Candiani non considera italiano l’accento meridionale? Però sembra contento se l’accento è lombardo….
Ma non è finita qui. La giunta Musumeci intende delegare a un leghista l’assessorato ai Beni Culturali che è anche “assessorato all’Identità Siciliana” dal 2009. In questa identità, evidentemente, non ci sarà né la lingua siciliana né tanto meno l’accento. Forse i siciliani dovranno includere nella loro “identità” l’accento lombardo anziché quello siciliano? Possibile, visti i chiari di luna.
Il predecessore di Candiani (o chi per lui) era Sebastiano Tusa, l’archeologo scomparso poco più di un anno fa in un incidente aereo. Un grande tecnico che godeva di una stima trasversalmente riconosciuta. Era difficile trovare una persona più competente e universalmente accreditata, certo. Ma la scelta su un leghista deciso da uno come Candiani risulta particolarmente odiosa al confronto: è una scelta quanto meno divisiva e dalla competenza tutta da verificare. Non a caso fioccano le critiche su social, anche tra i sostenitori o potenziali elettori di destra.
Lo scivolone di Musumeci e la sua maggioranza è così doppio, se non triplo, o quadruplo.
E ancora non è tutto. Il signor Candiani si è distinto per almeno un altro episodio di avversione nei confronti dei meridionali, inclusi i siciliani dunque. Un episodio anche più grave del precedente. Succedeva nell’agosto del 2014, dunque dopo la cosiddetta “svolta” nazionalista della Lega Nord di Salvini.
Candiani se la prendeva con le graduatorie degli insegnanti perché c’erano “troppi” meridionali. “Capisco che i precari del Sud difendano un vantaggio che viene concesso loro, rappresentando un’ingiustizia per i nostri insegnanti, ma è assurdo che ancora oggi ci sia chi difende a spada tratta questi privilegi”, diceva.
Insomma, non voleva insegnanti meridionali in Lombardia. Lo considerava un “privilegio”. Poi però è andato in Sicilia da lombardo a fare il coordinatore politico e decidere su assessori e strategie…
La decisione del presidente Musumeci di fare entrare in giunta un assessore della Lega è dunque un oltraggio alla dignità dei meridionali e dei siciliani in particolare, anche per queste vicende. E senza mai dimenticare la lunga storia di insulti ai siciliani che contraddistingue la Lega Nord.
Si dice anche che, forse, non sarà Candiani il nuovo assessore. Ma il leghista di Busto Arsizio è il coordinatore della Lega in Sicilia. È dunque lui, in ogni caso, ad aver guidato la mediazione politica e quindi a scegliere chi sarà l’assessore. E questo nuovo assessore risponderà politicamente a Candiani. Il che sarebbe anche peggio: un trattamento colonialista oltre che un oltraggio. Perché qualsiasi mandarino leghista in Sicilia risponderà agli interessi della Lega e della Lombardia.
Come ricorda opportunamente Gabriele Bonafede, tra le ragioni delle secessione da raggiungere la Lega Nord per lì’indipendenza della Padania elencava il fastidio per le orecchie dei leghisti per l’italiano parlato con accento meridionale. Possiamo immaginare che uno dei primi provvedimenti del nuovo assessore sarà l’organizzazione di corsi di dizione per tutti gli abitanti dell’isola?