di Vincenzo Pino
“I cinque stelle precipitati al terzo posto nei consensi, con una perdita rispetto al mese precedente di due punti. Il che li colloca ora al 18%”.
Lo ha segnalato in questi giorni plasticamente Demopolis nel suo sondaggio mensile di novembre 2019.
L’altro dato da segnalare in questa rilevazione è la crescita di un punto della Lega e di un punto e mezzo di FdI che descrivono un centro destra in forte crescita nell’ultimo mese.
Sull’altro schieramento c’è invece una perdita di un punto del Pd recuperata nell’ambito del centro sinistra dalla crescita dello 0,5% per la nuova formazione di Renzi, Italia Viva. Il che dà un centro sinistra sostanzialmente stabile.
Cinque Stelle in calo, Swg conferma
I dati di Swg trasmessi nel tradizionale sondaggio del Lunedì di Tg La7, sono assai omogenei a quelli di Demopolis, segno che i sondaggi si stanno assestando e non vi sono scostamenti di rilievo tra i principali istituti di rilevazione con l’eccezione di Cartabianca e Tecné.
Come sempre Cartabianca (Ixè) si accanisce a sopravvalutare il Pd e a sottovalutare Italia Viva, sfiorando il ridicolo. Tecné continua a pompare Forza Italia collocandola prima di Fratelli d’Italia, unico istituto tra tutti.
Ma questi ultimi lavorano per Mediaset ed è comprensibile che sopravvaluti Forza Italia. Rai Tre dovrebbe comportarsi quale servizio pubblico, invece, e non quale porzione lottizzata politicamente.
Ritornando al sondaggio di Swg (La7), c’è da segnalare la crescita di un punto del centro destra che dunque supera largamente il 50%. Un rafforzamento che si amplificherebbe ancora con l’apporto di Cambiamo di Toti.
Dall’altra parte, secondo Swg, c’é un forte recupero del Pd che si riavvicina al 19%. Sarebbe una media del 18,8% se consideriamo i sondaggi Demopolis ed Swg. A questo corrisponde, però, un arretramento di tutte le altre formazioni dello schieramento che colloca la coalizione di centro sinistra al 30,4%, dunque in calo dello 0,2% rispetto alla settimana precedente. In questo quadro, anche Italia Viva si stabilizza. Facendo la media dei due sondaggi è al 5,9%.
Cinque Stelle e governo giallo rosso
Si confermano così gli orientamenti politici emersi nella fase post-governo giallo-rosso che si possono riassumere in vari punti.
Innanzitutto, c’è una crescita costante del centro destra nella sua componente più estrema, Lega e Fratelli d’Italia. Rispetto alla periodo della crisi di agosto, la Lega ha mediamente il 4% in più FdI il 2% in più, mentre Fi non registra variazioni.
C’è una stabilità nell’area di centro sinistra nel suo complesso con due principali riferimenti, Pd e Italia Viva, e una perdita di consensi di tutte le altre componenti. La perdita di tre punti rispetto ad agosto del Pd è, infatti, largamente compensata dalla crescita di Italia Viva.
Infine, c’è una caduta costante del Movimento Cinque Stelle, valutato oggi al 15,6% da Swg e al 18% da Demopolis che dà come media il 16,8, Ciò significa una perdita di ben cinque punti in meno rispetto alla fine di agosto, quando Salvini fece cadere il governo giallo-verde.
Tendenze di medio periodo
Vengono così confermate le tendenze che si sono determinate dopo le elezioni politiche del 2018.
La prima e più evidente è che il Movimento Cinque Stelle, continua a perdere consistenti flussi elettorali a favore della Lega dal marzo 2018. Dopo la formazione del nuovo governo il M5S perde consensi anche verso Fratelli d’Italia, come largamente verificato nelle recenti elezioni umbre.
Un’altra tendenza abbastanza chiara nel medio periodo è che il centro sinistra non riesce a schiodarsi da percentuali prossime al 30%. Il cambio di segretario e di linea nel Pd non hanno determinato dopo un anno e mezzo un recupero significativo dei consensi di coloro che venivano definiti i “delusi dal governo renziano“, neppure dopo la scissione. E non ha intercettato neanche i delusi dei Cinque Stelle dopo la scissione renziana.
Italia Viva, al momento, non ha allargato significativamente il campo di centro sinistra. La sua consistenza al momento si deve per buona parte agli abbandoni del Pd, al ridimensionamento di PiùEuropa, e alla erosione della potenziale area Calenda. Risultano marginali finora, gli afflussi dall’astensionismo, dai moderati e da Forza Italia su cui la formazione renziana puntava. E’ presto per valutarne pienamente l’esito anche se già ci sono segnali forti, come a Palermo e a Catania, che questo processo possa realizzarsi in tempi brevi.
Uno sguardo prospettico
E’ prevedibile, così, che il Movimento Cinque Stelle continui a perdere consensi verso la destra.
La crisi d’identità politica é ormai conclamata, come dimostra la vicenda Ilva, dove la Lezzi è per la chiusura del sito industriale, mentre Conte e Patuanelli sembrano remare in direzione opposta.
E non bastano i remake ciclici di Di Maio sulla chiusura domenicale della grande distribuzione a recuperare consenso e a dettare l’agenda politica. Come pure le sparate sull’abolizione della prescrizione del ministro Bonafede.
Il centro sinistra, fino a quando continueranno a prevalere i conflitti interni, non sarà prevedibilmente in grado di allargare lo spettro della sua rappresentatività. Nel Pd è prevalsa una linea che vede prospettive per crescere solo a sinistra.
Una linea che si è dimostrata esiziale in quest’ultimo decennio e non solo per la sostanziale evaporazione degli schieramenti che pretendevano di rappresentarla. Ultima in ordine di tempo LeU.
Anche la continua polemica dell’attuale dirigenza del Pd nei confronti di Italia Viva per limitarne l’iniziativa ed eroderle consenso, è a mio avviso miope. Il centro sinistra per allargare la sua rappresentanza dovrebbe avere al suo interno non solo piccoli partiti satelliti e fiancheggiatori sotto la soglia di sbarramento, ma anche un forte partito che guardi ai moderati e sia attrattivo nei loro confronti.
Il Pd ha abbandonata la vocazione del partito maggioritario, quella che nel 2014 lo ha portato al 41% alle Europee. Invece la direzione verso cui guardare oggi è quella stabilire alleanze verso l’area moderata, liberal democratica. E non certo verso i cinque stelle che si dimostrano perdenti e anche refrattari a qualsiasi ipotesi di accordo col Pd. Questo vale anche per la prossima scadenza emiliana.