di Vincenzo Pino
Goffredo Bettini è un ideologo molto raffinato quando deve spiegare le ragioni del suo comportamento rispetto a grandi questioni di principio. Peccato però che le conclusioni logiche e comportamentali ne contraddicano ogni tanto la premessa.
Come ad esempio è stato per l’unità del Pd che ora rivendica ma che a febbraio di quest’anno ha fatto a pezzi quando era deputato europeo.
Mi riferisco alla questione venezuelana, in cui si è dissociato dai gruppi di maggioranza all’Ue e dal Pd, per astenersi insieme alla Lega e al M5S.
Così il Venezuela ha ricompattato la maggioranza e diviso il Pd, scrivevano i giornali nel Febbraio 2019 a proposito del suo voto al Parlamento Europeo insieme ad altri cinque dissidenti Pd.
Ma lui terzomondista alla Di Battista non sembrava tenere in gran conto l’unità del Pd a guida Martina di cui si attirò gli strali nell’occasione.
Caso Venezuela: quando Bettini votò in Europa rompendo l’unità del Pd
E quando il Foglio lo criticò aspramente, lui replicò con una lettera in cui spiegava che certo Maduro era un dittatore verso cui non aveva alcuna simpatia.”
“Ma l’Europa – diceva – non aveva alcun diritto di interferire sulle questioni interne di un paese sovrano e riconoscere Guaidò come espressione democratica di quel paese”.
“La sua non era una posizione irresponsabile come quella dei cinque stelle”, aggiungeva ancora , senza spiegare, però, come e perché.
Nei fatti la posizione di Bettini coincideva totalmente con quella del sottosegretario cinque stelle Manlio di Stefano che così si esprimeva in quei giorni: “Siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite”.
Al da là delle fumisterie verbali con cui si cerca di nascondere le cose, le posizioni tra Bettini e M5S coincidevano sostanzialmente.
Erano quelle del sostegno a un bel tomo come Maduro. E non erano credibili nemmeno nella sostanza, visto che anche Guaidò è legittimamente eletto nel sistema costituzionale venezuelano. Bisognava solo decidere quale dei due riconoscere, il che non è affatto un ingerenza in affari interni a un Paese.
Bettini ora diventa unitario
Ora che invece è l’ispiratore della politica zingarettiana sembra tenere in conto l’unità del Pd, perché lo dirige. “Come si cambia “ canta la Mannoia.
Ed anche del destino del governo italiano, sparando nel mucchio ed attaccando allo stesso modo Italia Viva e movimento cinque stelle per le fibrillazioni cui lo starebbero sottoponendo.
E lancia un monito preciso: o la si finisce o si va a votare. E in questo caso aggiunge “Il Pd avrebbe più parlamentari di quanto ne ha ora a differenza di cinque stelle e Italia Viva”.
Non so da cosa ricavi queste previsioni. Certamente per i grillini sono vere perché dimezzerebbero la loro rappresentanza poiché hanno perso, secondo sondaggi ed elezioni, metà del loro elettorato dalle politiche di marzo 2018 a ora.
Di Italia Viva non si può dire certo lo stesso poiché la propria rappresentanza in Parlamento in questo momento è di una cinquantina di deputati e senatori, corrispondente esattamente al 5% di cui è accreditato nei sondaggi.
Certo, con un sistema che prevede il 30% di quota maggioritaria Italia Viva ne uscirebbe ridimensionata perché non vincerebbe alcun collegio.
E però lo stesso destino avrebbero il Pd e la sua coalizione attuale che al momento si attesterebbe attorno al 23%. Più o meno quella del 2018. E c’è da spartire questa rappresentanza con un commensale in più, Leu che nel 2018 era fuori coalizione.
Inoltre quest’alleanza a sinistra non sarebbe in grado di competere contro il centro destra in nessun collegio. A meno che non abbia in testa, assieme a Zingaretti, la immediata riedizione del PDS a costo di far stravincere Salvini.
La finisca perciò Bettini di lanciare minacce che non impauriscono nessuno. Le elezioni oggi sarebbero una sconfitta storica per tutto il fronte democratico, al limite del masochismo come dice Matteo Renzi.
Opposti estremismi in Emilia
Ma quello che è ancora più insopportabile nello atteggiamento di Bettini è questo suo porsi al centro della scena e trattare Italia Viva e movimento cinque stelle esattamente come degli opposti estremismi.
Senza nessuna valutazione di merito sui comportamenti e sulle proposte. E blaterando sul fatto che questi atteggiamenti rischiano di far perdere le elezioni in Emilia Romagna.
A questo pontefice massimo dell’ideologia non viene il dubbio che sarebbe stata la plastic tax, prevista nell’impianto originario della manovra di bilancio a fare perdere le elezioni in Emilia?.
Come ha ribadito Stefano Bonaccini, Presidente uscente dell’Emilia, assolutamente contrario alla plastic tax, ed all’ aumento della tassazione sulle auto aziendali, come riporta Repubblica del 1 novembre.
“Scrivo ai parlamentari eletti qui: la questione auto aziendali gestita come peggio si potesse e qui dove cresciamo più di tutti e con la disoccupazione al 5% rischia di farci pagare prezzo alto. Sono bombardato dai nostri elettori non dagli altri. Ps: anche tassa sulla plastica se non mette alcuni correttivi ed incentivi la paghiamo qui, non altrove”, scrive per esempio il governatore dem Stefano Bonaccini”.
Ed ancora, Bettini ha fatto finta di non aver sentito non citandolo nella sua intervista. Infatti Bettini preferisce involarsi su scenari di “alta politica”. E lanciare i suoi penultimatum farlocchi.
Mentre al contrario, se si ha speranza di vittoria in Emilia Romagna da parte del centro sinistra è perché questi provvedimenti saranno cambiati.
Sono proposte di merito che dimostrano particolare attenzione per il territorio e per il suo sviluppo produttivo quelle di Italia Viva e non imboscate per mettere in crisi il governo.