di Vincenzo Pino
La somma dei partiti di centro sinistra, secondo i sondaggi, si attesta sotto il 30% nella settimana passata.
Un breve excursus storico tra i risultati elettorali di quest’ultimo decennio aiutano a capire come questo risultato sia una costante del centro sinistra a trazione di sinistra.
Se ci si fa caso, infatti, è la stessa percentuale che permise nel 2013 di vincere per il rotto della cuffia le elezioni e di governare per tutta la legislatura dopo i tentennamenti di Bersani all’inseguimento dei Cinque Stelle.
E’ passato sotto silenzio, però, il fatto che il risultato di quelle elezioni fu una sconfitta colossale. Non solo delle aspettative generali degli elettori di centro sinistra, ma anche, rispetto alle precedenti elezioni di veltroniana memoria.
Centrosinistra ed elezioni nel decennio
Si passò, infatti, dal 37,6 del 2008, 13 milioni e settecento mila elettori al 29,5 del 2013 e 10 milioni di elettori. Un salasso di più di otto punti percentuali e di tre milioni e seicentomila voti, andati per la gran parte al Movimento Cnque Stelle che divenne, di un soffio, lo 0,1%, il primo partito del panorama politico nazionale.
Una semplice lettura dei dati dimostra come la crisi del centro sinistra fu più accentuata in quell’occasione piuttosto che nel 2018, quando le perdite furono più contenute, pari al 6,7%.
Si smonta così uno dei capisaldi della sinistra tradizionale italiana per cui l’unità a sinistra per il Pd è attrattiva di consenso. Tutto il contrario come si è visto nel 2013 quando l’alleanza con la sinistra si è dimostrata rovinosa. Mentre al contrario, nel 2008, Veltroni l’aveva rifiutata alleandosi solo con Di Pietro
L’altra prova di quest’andamento lo descrivono nel 2018 le elezioni regionali in Lazio, svoltesi contemporaneamente a quelle nazionali.
Così mentre il centro sinistra nazionale perdeva come detto il 6,7% rispetto alle elezioni nazionali precedenti, nella regione Lazio, si perdeva in maniera più accentuata passando dal 40,6% del 2013 al 32,9% del 2018.
Una perdita del 7,7% superiore a quella registrata a livello nazionale. E nonostante qui vi fosse stata l’alleanza con LeU. Che invece Zingaretti , come un agit prop da anni cinquanta del secolo scorso descrive vincente in ogni talk show televisivo.
Uniti “a sinistra” non sempre si vince
Il vecchio e generico adagio di certa sinistra, per cui uniti si vince, ha dimostrato tutta la sua vacuità negli ultimi dieci anni perché nelle occasioni in cui il Pd ha scelto di allearsi con la sinistra, ha perso vagonate di voti.
E il discorso vale ulteriormente per la sinistra estrema che andando a inseguire consensi sempre in quella direzione, per recuperare il “popolo di sinistra perduto” è andato incontro a sconfitte epocali.
Nel 2008, nel 2013 e nel 2018, i partiti di questo schieramento non sono andati complessivamente più in là del 3%, nonostante gli apparentamenti raffazzonati dell’ultima ora per superare la soglia di sbarramento.
Non so se al Pd funzioni qualcosa che somigli a un centro studi o vi sia qualche luogo in cui si rifletta sull’effettivo andamento del consenso politico. Se lo facessero, scoprirebbero che dopo il semiexploit di Veltroni, l’unico che è riuscito a recuperare voti in quantità per il centro sinistra è stato Renzi.
Negli anni della sua Presidenza e della sua segreteria. Quando alle Europee si arrivò al 41,8% e si vincevano tutte le elezioni regionali con percentuali anche superiori a quella cifra.
Quando ancora nel 2016 al referendum il solo centro sinistra di Renzi e Alfano poteva contare su un consenso attorno a quello delle Europee.
Nonostante tutto il fuoco di fila contro di Forza Italia, Lega, Movimento cinque stelle, estrema sinistra, Cgil, pezzi importanti del Pd.
La scommessa di Italia Viva
Oggi il tentativo di Italia Viva è quello di riportare nell’alveo di centro sinistra quegli elettori di centro che si sono allontanati da un Pd spostato a sinistra. Così da recuperare consensi in un’area moderata che non si sente rappresentata da Salvini.
Non a caso, infatti, il Pd cala nei sondaggi sotto il 20% e di quelli che dovevano rientrare dopo l’uscita di Renzi, non se ne vede traccia.
L’unica via per rafforzare il centro sinistra, come dimostra l’andamento più che decennale delle elezioni, è di andare a recuperare voti tra quelli che non si sentono rappresentati da questa configurazione dell’offerta politica.
Questa la scommessa di Italia Viva e finora sembra riuscita.
Con i sondaggi attorno al 6%, nonostante i tentativi disperati di Cartabianca e Repubblica di collocarla sotto la soglia del 4%. e che ne fanno abbassare la media tra gli istituti di rilevazione al 5,1%
Col successo del tesseramento e il passaggio di consiglieri regionali e comunali in ogni parte d’Italia. Specie in Sicilia e a Palermo. Altro che operazione di palazzo.
Come sempre Vincenzo le tue analisi, basandosi sulla realtà dei fatti, mettono in luce un PD che che va ad esaurimento perché considerato dagli stessi sinistrati una baracca in rovina ma utile a tenere in vita una dirigenza che pensa solo agli interessi e posti di potere personale. Pur sapendo che il suo popolo non esiste piu