Le nuove frontiere comunicative al tempo di internet. Una ricerca di Alto Analytics permette riflessioni interessanti su democrazia e partecipazione
di Vincenzo Pino
Un’analisi organizzativa e di interesse della militanza Pd è certo rappresentata dal seguito che si realizza negli streaming dei principali eventi che vengono proposti.
E si nota una caduta verticale impressionante nella partecipazione e nel seguito.
La relazione di Zingaretti sul canale youtube del Partito democratico è stata seguito da 899 persone, e per fortuna c’era anche la copertura di Repubblica video che ha portato altre 4900 visualizzazioni più qualche altro migliaio assicurato dalla diretta del Corriere della Sera, di cui non ho i dati. In totale meno di diecimila, un flop.
Eppure non era stato così fino allo scorso anno quando il 7 luglio 2018 la relazione del segretario uscente Matteo Renzi sul solo canale youtube del partito democratico aveva avuto 44040 visualizzazioni. C’è, pertanto, un precipizio della caduta di seguito sul social del Pd con la nuova segreteria che ha dell’impressionante.
Certo vi sono poi le pagine personali che appassionano i seguaci dei singoli dirigenti. Ebbene su questi siti si sono realizzate 37mila e 500 visualizzazioni della relazione di Zingaretti, mentre l’evento di Milano con Renzi protagonista il giorno prima ha avuto 153mila visualizzazioni.
E se ancora confrontiamo le pagine personali risulta che l’ultimo intervento di Renzi all’assemblea nazionale del Pd nel luglio del 2018, ha avuto trecento diciotto mila visualizzazioni. Il popolo democratico nei social segue in maniera largamente preponderante Matteo Renzi e non si dica che questo non sia un fatto politico.
Oggi le dirette streaming possono essere paragonate alla partecipazione ai comizi di una volta essendo questa la frontiera della partecipazione possibile delle masse ai grandi eventi politici.
La dimensione spazio relazionale è stata stravolta dalla diffusione delle tecnologie e permette la formazione di nuova comunità, capaci di superare, appunto, la lontananza dai luoghi fisici.
Abbiamo fatto riferimento finora al confronto interno, ma in questo campo, occorre aggiungere, il Pd scontra una arretratezza abissale rispetto alle altre due formazioni principali dello schieramento politico italiano. Accentuatasi dopo le dimissioni di Renzi, come evidenziato.
La politica nei social ed il dominio di Lega e Cinque Stelle
In una recente rapporto sul tema, relativo al 2019- spiegano i ricercatori di Alto Analytics che:
“Il dibattito socio politico italiano – per come emerge nella sfera digitale è dominato dai riferimenti a Matteo Salvini.”
“In particolare lo studio, partito da un campione di 742 mila utenti, con 313 mila conversazioni e7,4 milioni di risultati complessivi, ha evidenziato nella prima parte (gennaio) come gruppo più attivo quello che ruota intorno alla Lega (1,3 milioni di risultati), seguito dal Movimento 5 Stelle (1,03 milioni) e dal Partito Democratico, molto staccato con 263 mila risultati).”
“Una proporzione simile si nota nell’analisi delle parole chiave: il partito che ha ricevuto il maggior numero di menzioni esplicite è la Lega (45%), davanti al M5S (36%) e al Pd (9%).”
Un dibattito polarizzato da poche centinaia di profili attivi che riescono a canalizzare il dibattito in questo senso, commentano i ricercatori.
L’eccezione rappresentata dalle primarie del Pd
Sempre nell’ambito di questo rapporto è stato evidenziato che tra febbraio e marzo il focus è stato ristretto sugli utenti con maggiore attività social, profili con un livello di interazioni (retweet, menzioni, like, etc.) superiori alla media.
In questo caso le comunità sono state rimodellate sulla base dei temi di dibattito più attuali. La coincidenza delle primarie del Pd ha fatto sì che il gruppo intorno al Partito democratico risultasse il più attivo.
Questa notazione dimostra che quando il dibattito nel Pd è connesso ad appuntamenti significativi che riguardano la partecipazione attiva e consapevole dei militanti e degli elettori. La presenza democratica nell’attività sui social di questi si moltiplica in maniera esponenziale in concomitanza con questi appuntamenti.
Si smentiscono così i pregiudizi relativi ad un uso essenzialmente “fake” e volgare della rete. Questi fatti, indicano invece la possibilità di pratica positiva della stessa quando si è chiamati a decidere o per concorrere alla decisione. Democraticamente.
Ripensare il modello di partecipazione nei social e in rete
Più in generale nel versante del Partito Democratico ci sarebbe da riflettere su tutto questo. Contenuti, linguaggi, spazi decisionali, modelli di interattività e di consultazione sulla rete sui temi di maggiore interesse della cittadinanza.
La vicenda delle primarie e la supremazia registrata dal dibattito Pd, in quella fase, anche in rete, lo dimostra.
Se qualcuno pensa che questo non sia un problema e che occorra ripristinare il vecchio sistema delle sezioni, che occorra confinare il dibattito solo nei luoghi chiusi, che occorra assicurarsi la supremazia attraverso il presenzialismo fisico non riesce a capire molto di politica.
Basti pensare a come, attraverso la rete, il movimento cinque stelle ha costruito sia nel 2013 che nel 2018 la formazione col maggiore consenso nel Paese. E come la Lega oggi sia subentrata alla crescita del M5S sempre attraverso l’amplificazione/moltiplicazione dei suoi messaggi, utilizzando lo stesso vettore.
Se Salvini ha più di 3 milioni di seguaci sulla sua pagina ufficiale, Di Maio 2 milioni, Renzi un milione ed il segretario del Pd, Zingaretti, 250mila un motivo ci sarà.
E queste consistenze di seguaci, unite alla presenza sui media televisivi ed alla mobilitazione di piazza, rendono quasi inattaccabile il consenso acquisito dalla comunità leghista di fronte alle difficoltà che dovrebbe registrare con la nota vicenda russa.
Come i sondaggi sembrano ancora confermare in questi giorni
Ed anche la leadership va misurata anche dal consenso personale e non solo dalle alchimie degli apparati che non riescono ad estendere la capacità attrattiva al di là di un nucleo ristretto.
Una leadership forte amplifica e non mortifica la mobilitazione, la partecipazione diretta e la tenuta politica come dimostrano le performance di Salvini nel corso di quest’ultimo anno ed i risultati dei sondaggi di questi giorni.
E da questo punto di vista, bisogna riconoscerlo, il Pd è all’anno zero. Se non è riuscito a far diventare comunità e comunicazione permanente la principale risorsa di cui dispone, quella del popolo delle primarie, che ha dimostrato la sua forza e consistenza non solo con la partecipazione diretta ai gazebi.
Ma anche per essere riuscita con l’attivismo dei suoi militanti a diventare il nucleo forte della politica in grado di affermarsi anche nella rete, ed essere centrale nel dibattito politico, come detto all’inizio.
Ma questa immensa potenzialità per scelta o per sottovalutazione non è mai diventata forza organizzata e partecipazione permanente della vita democratica del Pd. Coi risultati che si vedono oggi.
Per chi voglia approfondire il rapporto di Alto Analytics vedi: Repubblica 20 maggio 2019