La conferenza stampa di oggi assume i contorni del ridicolo, della carnevalata, del balletto in maschera
di Vincenzo Pino
Il primo dovere di un Presidente del Consiglio serio che fa una conferenza stampa ad un anno dal suo insediamento sarebbe stato quello di spiegare perché nel giro di dodici mesi tutti gli indicatori economici del Paese hanno svoltato in senso negativo. Avrebbe dovuto spiegare come mai il presente si dipinge a tinte fosche.
Ma di questo Conte non ha fatto cenno. Ha sostanzialmente pronunciato un comizio pro domo sua rivendicando i “successi” del suo governo che com’é possibile verificare non ci sono stati. Un grottesco comizio con la maschera di Premier.
Per cui tutto è andato bene per lui. E sarebbe stato solo il clima delle campagne elettorali e dell’ultima in particolare, a rovinare l’afflato e l’”armonia” che ha sempre regnato in questo governo.
Peccato, l’avvocato dimentica troppe cose.
A cominciare dal conflitto con l’Europa. Quando rivendica di aver evitato già a dicembre la procedura di infrazione per debito eccessivo. Ma non si era accorto in quella fase che Salvini e Di Maio sparavano bordate di fuoco contro Tria reo di voler rispettare quanto concordato in sede Ecofin nell’estate con i partner Europei. Cioè l’1,9% del deficit.
Non ricorda che Di Maio festeggiava a fine settembre come una vittoria lo sforamento dei parametri dai balconi di Palazzo Chigi. Fregandosene del ministro dell’economia. Salvo poi a mascherare un 2,4% in un 2,04% di deficit, giocando sulla poca dimestichezza di molti con numeri e percentuali.
Conte, ancora, non ricorda che il programma dei contraenti di governo nel maggio 2018 prevedeva la non restituzione di 250 miliardi di Euro alla Bce. Fatto che fece schizzare in un solo giorno lo spread di 100 punti.
Mica si era in campagna elettorale allora. Ma Conte fece finta di non accorgersi di nulla. Al massimo si sfogava spettegolando con la Merkel sull’incertezza e la confusione che c’era in Italia. E che lui riusciva a “governare”.
E non si era accorto di nulla quando Salvini, e non Conte, decise quale dovesse essere la linea da seguire sulle vicende Aquarius e Diciotti.
Fu allora che Salvini divenne Presidente del Consiglio in pectore. Assumendo contemporaneamente tutti i dicasteri del governo italiano. Dalle Infrastrutture, decretando la chiusura dei porti ed assumendo il comando della guardia costiera, alla Difesa, ordinando alla Marina militare cosa fare. Dagli Esteri, mandando a quel paese tutti i paesi Europei, in particolare la Francia, accusandoli di tutto e di più, alla Giustizia.
E non disse una parola, Conte. Anche quando Di Maio, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, andò a corteggiare l’ala più delinquenziale dei gilet gialli. Provocando una crisi diplomatica cui solo Mattarella fece fronte.
Dov’era Conte in queste occasioni? Non si era accorto di niente. Aveva però la maschera di Presidente del Consiglio. Una maschera degna del miglior carnevale di Venezia. E adesso parla di un “proficuo lavoro di squadra” realizzato dal suo governo. Solo ora ci sarebbero invasioni di campo nelle funzioni dei dicasteri, intendendo le incursioni di Salvini di ora su Toninelli, la Tria e Costa? Da ridere. Ridicolo.
Ma dove la carnevalata del personaggio ha raggiunto l’apoteosi è stato quando ha ringraziato il contributo prezioso e competente dell’opposizione. Per i contributi dati al miglioramento dei provvedimenti proposti dal governo.
Con quale faccia può una persona dire questo quando il testo della finanziaria non è stato possibile vederlo? Quando il decreto dignità è stato fatto proprio sotto forma di decreto legge creando una iradiddio per i contratti a tempo determinato a scadenza immediata?
E la mascherata continua. Come avvenuto ancora oggi in Parlamento, dove i due relatori in Commissione bilancio Raphael Raduzzi (M5S) e Giulio Centemero (Lega) hanno presentato un emendamento ex abrubto per prepensionare di sette anni i lavoratori delle aziende sopra i mille dipendenti. Senza uno straccio di testo che accompagni la proposta e senza previsione di copertura.
Come pure gli apprezzamenti di adesso al Presidente Mattarella. Scordandosi, Conte, che lui stesso non volle accettare l’incarico del governo in una prima fase. Cedendo così al ricatto di Lega e Cinque Stelle sul nome di Savona. Stando zitto, ma con una maschera di carnevale ben visibile, quando lo schieramento che lo ha scelto lanciò la campagna per l’impeachement a Mattarella. Solo perché il Presidente della Repubblica voleva esercitare le sue prerogative costituzionali.
Adesso Conte si allarma per la invasività e l’aggressività sui social. Ma solo perché adesso stanno litigando i partner di governo. Mentre questo pericolo non lo ha mai segnalato quando questa aggressività fatta da falsità e calunnie è stata diretta nei confronti dei precedenti presidenti del Consiglio. E più particolarmente nei confronti di Matteo Renzi.
Si può capire che il Presidente Conte, per salvare un minimo di faccia, abbia dovuto dichiarare un preultimatum. Per evitare di essere schiacciato dalla forza d’urto dei due contendenti di governo? Oppure per continuare a tenere una maschera di finto Premier ben in vista? Eebbene, il preultimatum è una recita mal riuscrita.
La conferenza stampa di oggi assume i contorni della recita a soggetto, della pulcinellata, del ridicolo, della carnevalata, del grottesco. Specie quando ha rivendicato la sua “trasparenza” al momento dell’assunzione della sua responsabilità di premier. E’ stato tanto trasparente da rasentare l’inesistenza.
Vada da Mattarella se ha un sussulto di dignità e rapidamente. Getti la maschera che si è messo. La sua recita di fine d’anno è stata un flop penoso. Il vero attore protagonista, regista e sceneggiatore ed anche suggeritore della sua azione di governo è stato Salvini. Ed in questo la responsabilità di Conte è grande quanto quella di Di Maio.
Il tutto condito con la altrettanto grottesca recita del giorno. La penosa vicenda della nave che finisce sulla banchina di Venezia. Dove, ancora una volta, si recita a soggetto senza alcuna coerenza ma con molte maschere e minuetti. Mentre l’Italia aspetta.