Le elezioni regionali dimostrano come il Movimento Cinque Stelle porti acqua al mulino del centrodestra
di Vincenzo Pino
C’è ancora chi si ostina a classificare il movimento penta stellato come l’ennesima costola della sinistra, come sostiene D’Alema. E c’è chi, come Bersani, lo caratterizza come una formazione di centro. Infine c’è chi, come Zingaretti, “Aspetta di raccogliere i suoi elettori delusi dall’esperienza di governo”. Aspettando Godot, si potrebbe parafrasare.
Non so da cosa ricavino queste ipotesi che non sono supportate al momento da nessun indizio. Anzi, se volessimo stare agli indicatori che ci offrono i flussi elettorali dal 4 marzo alle recenti elezioni regionali in Basilicata, ne dovremmo trarre conclusioni opposte.
Analizziamo a questo proposito le elaborazioni pubblicate in questi giorni da due istituti di ricerca proprio su questo fenomeno.
Il primo a cura di Swg mostra impietosamente la composizione del voto pentastellato dopo la perdita del 24,1% nel giro di un anno. In base a questo studio meno di un terzo degli elettori del 4 marzo ha riconfermato la sua scelta a distanza di un anno.
E non si tratta del refrain per cui il Movimento Cinque Stelle alle elezioni regionali perde in maniera così vistosa e determinante.
Ricordiamo che in Molise meno di un anno fa, all’avvio della esperienza di governo, il candidato penta stellato arrivò al 38% tallonando da presso la coalizione di centro destra anche lì allora vincente.
Si tratta di ben altro. Si tratta del fallimento delle due misure che avevano caratterizzato la campagna elettorale. Innanzitutto, il reddito di cittadinanza per il quale i paletti di accesso e sanzionatori ne hanno fatto perdere l’appetibilità. Ma ancora di più la pensione di cittadinanza millantata in campagna elettorale con lo slogan 780 Euro per tutti.
Mentre al contrario le pensioni di invalidità sono rimaste fuori dal provvedimento e le pensioni al minimo non sono suscettibili di aumento in un territorio dov’è difficile trovare qualcuno che non sia proprietario di casa e che quindi possa fruire dell’aumento di 280 Euro, allora, promesso.
Questo ha determinato, a mio avviso, la fortissima astensione in cui è rifluito il voto pentastellato rispetto al 4 marzo 2018, il 39% appunto. Se invece si guarda all’orientamento politico prevalente negli elettori pentastellati che si sono espressi per altre formazioni, esso risulta di gran lunga orientato a destra e ad una più stretta osservazione verso la Lega. Com’è possibile vedere nella tabella elaborata da Tecnè (tabella in copertina).
Infatti, al balzo in avanti della Lega in Basilicata ha contribuito in maniera sostanziale il voto pentastellato com’è rilevabile nell’immagine in copertina a questo articolo.
Vi è quindi un’affinità politica forte tra gli elettori del movimento e la Lega che ha coinvolto un terzo di quell’elettorato per cui di fronte all’alternativa destra-sinistra i grillini si sono orientati in maniera preponderante (quasi il 60%) a destra con una netta preferenza verso il partito di Salvini nello specifico.
Questo ci dice la comparazione dei risultati elettorali per i cinque stelle dal 4 marzo alle elezioni in Basilicata.
Lo stesso andamento rilevato anche per la Sardegna dove aveva titolato qualche settimana fa il Corriere della Sera “300mila voti persi in Sardegna dal movimento vanno all’astensionismo ed alla destra”.
Per chi vuole ancora coltivare il mito della sinistra grillina, mi sembra che ci sia ampia materia di riflessione per cambiare rapidamente idea e volgersi altrove per rafforzare il centro sinistra.