Il 1848 segnò un grande fiorire di giornali e pubblicazioni a stampa in tutte le province siciliane. Ecco un breve resoconto nelle nostre “Pillole di storia”
di Pasquale Hamel
Gli eventi che vanno dal 12 gennaio 1848, data in cui scoppia la rivoluzione in Sicilia e precisamente a Palermo, al 15 maggio 1849, data in cui le truppe borboniche rioccupano la capitale ponendo fine ad uno degli avvenimenti più esaltanti della storia nazionale, furono accompagnati da un incredibile fiorire di giornali stampati in modo più o meno artigianale che ha agevolato la diffusione delle idee rivoluzionarie.
Nella sola Palermo se ne contarono ben 150, anche se molti di essi si fermarono a qualche numero. Nella città di Catania se ne contarono almeno 20, a Messina 17, a Trapani 3 e a Noto 2 mentre a Caltagirone, Siracusa, Castelvetrano e Partinico, uno ciascuna.
Queste cifre sono sicuramente incomplete, in altri centri abitati dell’isola, infatti, ci saranno stati periodici o giornali dei quali tuttavia, per la insufficienza delle nostre ricerche, non possiamo dare notizia.
La prima di queste pubblicazioni, e una delle più durature, fu il “Giornale Patriottico”, diretto da Francesco Bagnasco, diffuso nella mattinata del 21 gennaio 1848 mentre ancora era in corso la battaglia per la liberazione della città.
Altro giornale, apparso il giorno successivo, fu “Il Cittadino” a cui seguì “La Rigenerazione” una rivista, piuttosto che un giornale, che fu diretta da un esponente dell’alto clero qual era l’abate Giuseppe Fiorenza. Per completezza bisogna ricordare che uno dei più agguerriti collaboratori de “La Rigenerazione” fu padre Lorenzo Lo Cicero, Provinciale di S. Anna. Questo frate, qualche tempo, dopo sarebbe morto sulle barricate in nome della libertà.
Anche Francesco Crispi, allora giovane avvocato di formazione mazziniana, volle editare un proprio periodico che titolava “L’Apostolato”. Il titolo richiamava il giornale che si pubblicava a Londra a cura di Giuseppe Mazzini. Crispi cercava, con i suoi editoriali, di orientare la rivoluzione verso lo sbocco repubblicano. Il giovane rivoluzionario – che trovava per il suo giornale firme di tutto rispetto come quelle di Filippo Cordova, di Leonardo Vigo, di Salvatore Chindemi, di Paolo Morello e Giuseppe Silvestri – si batteva perché la Sicilia indipendente non si legasse ad alcun re, neppure a quel Carlo Alberto che aveva preso la bandiera della Costituzione.
Altro giornale di grande spessore fu “L’indipendenza e la Lega” che vide fra i suoi collaboratori l’illustre economista Francesco Ferrara. Il giornale auspicava sì l’indipendenza della Sicilia ma anche la realizzazione di una Confederazione italiana della quale la Sicilia avrebbe dovuto fare parte. Il giornale più nobile e sofferto fu “La Luce” – richiamava il sottotitolo post tenebras lux – i cui redattori nel momento in cui crollava il sogno rivoluzionario ebbero il coraggio di denunciare le viltà, le diserzioni e gli abbandoni di coloro che non avevano avuto il coraggio di battersi usque ad mortem per le proprie idee.
In conclusione, questa eccezionale, e perfino sovrabbondante, presenza della stampa manifestava, non solo un grande fervore e l’interesse a partecipare con un contributo di idee personale, ma anche l’interesse a favorire un dibattito che stava alla base di qualsiasi espressione di libertà e di democrazia.
In copertina, l’Archivio Storico a Palermo.