di Giovanni Rosciglione
Ieri, Primo Maggio festa del lavoro per l’Italia e, per la Chiesa, San Giuseppe Lavoratore (autonomo, falegname) questi nella foto hanno, nelle varie interviste, hanno proposto di modificare l’articolo 1 (quello fondativo) della Costituzione Italiana da “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” a “L’Italia e’ una repubblica fondata su i lavoratori”.
Quello di modificare la nostra Costituzione potrebbe, avventatamente, sembrare un primo e importante passo dei nostri preistorici sindacalisti verso una stagione di riformismo democratico. E quindi dovremmo essere contenti.
Tanto più che il riformismo della trimurti sarebbe in questo caso molto più spinto di quello previsto dalle riforme costituzionali bocciate il 4 dicembre del 2016.
Infatti quel testo – quello proposto dal mancato Dittatore Matteo Renzi e in un primo tempo approvato dalla maggioranza assoluta delle Camere – si limitava a punti di modifica della sola seconda parte della Carta (con i metodi peraltro previsti con acuta preveggenza da i grandi uomini che la Carta la hanno scritta.
Ma non la Prima Parte, che, per la totalità dei costituzionalisti non dovrebbe allo stato essere modificato.
Ma cosa è successo invece per spiegare questo ribaltone?
Io avrei una spiegazione.
Non sono un genio, sono solo facilitato dal fatto che vivo in Sicilia e – diciamo – ho una certa conoscenza degli uomini e cose di cui parliamo.
E sì, perché tutto sommato, apparentemente, quella rivoluzionaria modifica dell’articolo 1 potrebbe anche essere accolta. Anzi, rafforzerebbe la nazione democratica direbbe Fassina.
È la camaleontica proprietà del lessico che ci spiega il fatto. La capacità delle parole di cambiare significato usando le medesime lettere.
Quando Camusso, Furlan e Barbagallo parlano di lavoratori, con questo intendono i “percettori o aspiranti tali di uno stipendio”, meglio se pubblico e per la vita. In quel termine costituzionale – lavoro – essi non intendono donne e uomini che col cervello, col le mani, con le idee con sacrifici aggiungono valore rispetto a quello che prima aveva il prodotto, il servizio o l’idea.
Avvocato o medico, contadino o ballerina di lap dance, impiegato o dirigente, ordinario di cattedra o bidello, pubblico o privato, autonomo o dipendente.
Insomma a questo sindacato, che considera un grave errore non formare subito un governo con la ditta Di Maio & Casaleggio, perché questo danneggerebbe i lavoratori (secondo il lessico CGIL CISL, UIL), piace molto il modello Sud.
Niente valutazione di merito, niente prove Invalsi, niente Concorsi Veri, niente quote di salario alla produttività, niente globalizzazione, niente mercato competitivo, niente.
Teniamoci CNEL, ESA, IRFIS, due camere, sperpero delle regioni.
Questa è la sinistra.
Ora capite perché ho segnalato con freccette gialle quella bandiera rossa con falce e martello che sventola alle spalle dei tre moschettieri.
Nei cortei di protesta di quei lavoratori si griderebbe, alzando al cielo il mitico pugno chiuso, “viva Marx, Grillo e Putin!”.