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di Gabriele Bonafede
Inizialmente petulante e noioso, il potere diventa ben presto fastidioso come una zanzara notturna accoppiata con un allarme. E, infine, s’impone: con sopraffazione e violenza. Se c’è qualcosa che colpisce e che convince in Troilo vs Cressida, ieri in prima assoluta al Teatro Biondo di Palermo, è questo crescendo del soggetto e del personaggio principale, che non è uno solo ma tutti in scena.

Il soggetto è firmato da Shakespeare, il personaggio da Ricci/Forte, con un pizzico di Emma Dante. Quel personaggio è Terra mitica, tra greci e troiani del nostro tempo. Terra che non sente, anche nello stemperarsi pittorico in nenia siciliana, la più bella della Balistreri. Così che avvenga il boato finale del gioco terreno perduto.
Più tragedia greca che semicommedia shakespeariana, dunque. Ma animata a currivo sostenuto, condita tanto di Cassandra e di autoironia, quanto di autocritica. Nichilista? Forse. Ma non perdiamoci in labirintici scrosci di karma. E guardiamo al sodo.
Se lo si guarda da un punto di vista palesemente sociale, e quindici attori in scena non possono contraddire l’approccio, Troilo vs Cressida è anche un’estrema critica all’estremo personale e politico. Anche quello che sembra segnare il sol dell’avvenire, o che si accoda al trend crescente di una “panacea” vestita a “setta” futuribile. “Il Potere della Bellezza e del Comando sono scettri difficili da raggiungere o mantenere. Il prezzo è altissimo…” spiegano gli stessi autori. Fedeltà giurata da Troilo e Cressida in una sola notte di passione e per “coppia di idee”, quindi, che arriva a metà del testo anziché all’inizio. E infedeltà di “vita reale” che ne consegue, come da testo shakespeariano.
In questo, ci si può immergere nello spettacolo come se fosse avviluppato. E decifrandolo come una vera e propria messa nera, con tanto di sacerdotessa in maschera viva e bastone del comando ostentato in mano. Tanto ben riuscita da permettersi, senza sdegno, alcune frasi fatte nel testo. E persino prese a prestito da popolari strofe canore, quali “in fondo a destra, questo è il cammino”. Verso l’isola che non c’è.
Raccontando quasi a braccio, se non “a curtigghiu”, il percorso cronico dello stesso potere: cuore, colore, luce abbagliante, predestinazione, rivoluzione, società giusta e più giusta, per sprofondare, infine, nel peggio scolpito al sole del personaggio principale. Il potere, ancora lui.
Così che il segno sulla lavagna non è più provocato dal gesso, ma dallo scarpone o dallo stivale. Con scossone rumoreggiante, con musica battuta a tamburo tecnologico. A segnare il passaggio dalle pie intenzioni di giustizia, e dalla fedeltà assoluta, al profondo pozzo della disillusione e dell’autoritarismo. Militarista, se è il caso.

In questi passaggi, tornano in mente quelle spaventose scene di oggi a latitudini venezuelane: una specie di “rivoluzione”, iniziata a furor di popolo e con i “migliori” ideali, ma finita oggi in violenta imposizione e repressione. Frutto avvelenato di un “credo” incondizionato, è d’uopo. Come in scena così in realtà.
Se uno spettacolo teatrale suscita almeno riflessioni a viaggio tondo, è tanto ed è anche vero. Anche perché i costumi enfatizzano i movimenti nello spazio, portando il tutto al di là del luogo particolare: in un mondo comprensibile perché ubiquo. E che è la terra.
Terra ca nun senti, ca nun voi capiri, ca nun dici nenti, vidennumi muriri! Ragione che non senti. Maledetto quel momento che ho aperto gli occhi in terra… Per una ninna nanna dell’ossimoro vibrato: cantata per svegliare anziché addormentare.
Atroce e splendida, la nenia di Rosa compone infine luci e suoni. E fin dall’inizio.
TROILOvsCRESSIDA
da William Shakespeare traduzione e adattamento ricci/forte, regia Stefano Ricci, con Sara Calvario, Toty Cannova, Bruno Di Chiara, Marta Franceschelli, Salvatore Galati, Anna Gualdo, Alessandro Ienzi, Francesca Laviosa, Piersten Leirom, Nunzia Lo Presti, Alessandra Pace, Lorenzo Randazzo, Giuseppe Sartori, Simona Sciarabba, Claudio Zappalà
Movimenti Piersten Leirom, scene Simone Mannino, costumi Dora Argento, suono Andrea Cera, direzione tecnica Danilo Quattrociocchi, assistente alla regia Liliana Laera, direttore dell’allestimento scenico Antonino Ficarra, realizzazione scene Atelier Nostra Signora Palermo, costruttori Fabio Bondi, Francesco Santoro, Giuseppe Grippi, photo credit Saulo Bambi – Museo di Storia Naturale/Firenze , photo courtesy Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze “La Specola”, Sezione di Zoologia,
Produzione Teatro Biondo Palermo
Foto di scena (qui in copertina e testo) di Rosellina Garbo.