di Anna Fici
Quando si pensa alla popolazione immigrata che vive nelle nostre città di certo non si pensa a come trascorre il tempo libero. Gli immigrati li pensiamo, purtroppo, come minaccia alla nostra economia o al contrario in termini solidaristici ci preoccupiamo di accoglierli, spinti dall’emergenza.
Ma resistenza e accoglienza, almeno questa accoglienza emergenziale, sono due atteggiamenti che, se presenti, sono indicatori di mancata integrazione. Una normale convivenza è fatta anche di momenti ludici, di piccole e grandi sfide che presuppongono reciproca legittimazione e rapporti alla pari tra culture diverse. L’agonismo sportivo, ad esempio, è sempre stato considerato un catalizzatore di socialità, sia per gli sfidanti che per il pubblico che si riunisce attorno a gare e partite. Chi lavora nel sociale, nel mondo della scuola, conosce bene lo straordinario potere del gioco sportivo.
Da questa consapevolezza è nata l’iniziativa di ieri, al Foro Italico: una giornata dedicata al cricket che ha visto amichevolmente contrapporsi una squadra del Pakistan ed una del Bangladesh. Nel quadro di un’iniziativa nazionale che prevedeva due giornate, sabato 2 e domenica 3 aprile, nove città italiane hanno ospitato il primo torneo nazionale del Cricket per profughi e rifugiati politici. In Sicilia, la manifestazione si è svolta il sabato a Caltanissetta e la domenica, appunto, a Palermo.
Come attesta il III Rapporto Migrazioni in Sicilia 2015, presentato lo scorso 29 marzo all’Istituto Pedro Arrupe di Palermo, la Sicilia si colloca all’ottavo posto tra le Regioni italiane per numero di stranieri residenti sul totale della popolazione.
La fascia d’età più numerosa è quella tra i 24 e i 47 anni, corrispondente alla popolazione attiva. Ma considerevole e crescente è la presenza di giovani migranti o di figli di migranti in età scolare.
Cominciare ad occuparsi anche del loro tempo libero è un modo per farli uscire dall’emergenza e cominciare a far salire loro la scala dei bisogni di Maslow, secondo la quale solo dopo aver zittito quelli primari, come fame e sicurezza, si può dare voce a tutti gli altri: affetto, identificazione, stima o addirittura prestigio.
In particolare è forte a Palermo la presenza di persone provenienti dallo Sri Lanka e dal Bangladesh, seguite qualche posizione dopo da quelle provenienti dall’India e dal Pakistan. Complessivamente la cultura di matrice indiana rappresenta una fetta consistente della realtà cittadina. Come ha dichiarato il Presidente regionale della Federazione Cricket, Gaetano Piraino, sia i ragazzi che gli adulti di area indiana amano questo sport.
Attraverso il cricket celebrano un senso di comunanza. Il CONI di conseguenza sta ampliando l’offerta di attività sportive, tenendo conto anche di loro. Il presidente della Consulta delle Culture, Adham Darawsha e alcuni rappresentanti del CONI hanno chiesto al sindaco Leoluca Orlando, intervenuto spiritosamente alla giornata di individuare un’area all’aperto da adibire al cricket in città.
Il ricreare nel paese ospitante brani della propria tradizione, attestano recenti ricerche sociologiche di matrice statunitense, non va inteso come un segno di chiusura nel proprio mondo ma rappresenta, al contrario, il raggiungimento di una libertà: quella di essere se stessi, malgrado il forzato stravolgimento delle proprie vite dovuto a guerre, povertà e persecuzioni.
Galleria fotografica di Anna Fici sulla prima giornata nazionale del cricket per profughi e rifugiati a Palermo, il 2 aprile 2016.