
di Benita Licata
In questi giorni è in discussione e votazione il disegno di legge presentato dalla senatrice del PD Monica Cirinnà. Non voglio entrare nel merito di questioni giuridiche e sentimentali che rientrano nella sfera personale degli adulti.
Gli adulti possono e devono farsi carico delle loro scelte e assumersi tutte le loro responsabilità e hanno il diritto di vivere liberamente qualunque sia la loro tendenza sessuale, senza discriminazioni di sorta. Quello di cui mi preme parlare è come si discute dei bambini futuri uomini e donne italiane.
Nelle discussioni che sento, negli articoli che leggo sui media, nella maggior parte dei casi si esamina il diritto di un padre o di una madre ad avere o ad adottare un bambino. Non si parte invece quasi mai dal diritto, dal bisogno di un bambino di avere dei genitori che lo amino e lo aiutino a crescere. E questo a prescindere dal sesso o dalle tendenze sessuali. A prescindere da chi lo ha concepito e come.
Basta avere avuto contatti con bambini ed adolescenti, come è il caso di chi opera in un contesto scolastico, per capire come il nucleo familiare, comunque composto, sia di gran lunga preferibile alle strutture dove alcuni bambini sono costretti a vivere o perché abbandonati o perché da proteggere da situazioni familiari di grande pericolo per la loro crescita.
Per quaranta anni ho diretto due scuole e sono entrata in contatto con tante famiglie, le più diverse come estrazione sociale e composizione. Ricordo a Borgo Vecchio, a Palermo, un retaggio da vecchie famiglie di pescatori, dove qualcuno aveva più di una famiglia e figli riconosciuti e non. Ricordo in un altro quartiere popolare di Palermo, la Noce, dove più volte sono dovuta intervenire per tutelare dalle violenze paterne figli e madre che all’apparenza sembravano vivere in una famiglia “normale”. Ricordo i ragazzi chiusi in comunità, il loro bisogno d’amore il loro sentirsi diversi, la fatica per integrarli la felicità nostra e loro quando la scuola diventava la loro “casa”.
Allora, ben venga la legge sulle adozioni da parte di coppie omosessuali ma anche di single e, partendo dall’interesse dei bambini, partendo da un rapporto di amore, sosteniamo il loro percorso e avremo creato per le generazioni future una società più equa e, tutto sommato, migliore.
Basterebbe, piuttosto, riformare il sistema di adozione che rende estremamente difficile adottare tanto è vero che si ricorre ad adozioni all’estero. Proprio partendo dal diritto dei bambini, si impone una attenta riflessione che prescinda da egoismi e soddisfazioni di voglie personali.