
“Se son fiori moriranno” potrebbe sembrare un titolo pessimista. E invece è esattamente il contrario. Non esiste vita, infatti, senza la morte. E non esiste la morte senza la vita…
di Gabriele Bonafede
Specchio del proverbio “Se son rose fioriranno”, il titolo della recente pièce teatrale di Rosario Palazzolo contiene in sé l’ossimoro della vita. E del teatro che rappresenta la vita, in particolare. Non mi stupisce che questo nuovo lavoro abbia avuto grande successo contemporaneamente di critica e di pubblico al Teatro Biondo di Palermo.
“Se son fiori moriranno” potrebbe sembrare un titolo altamente pessimista. E invece è esattamente il contrario. Non esiste vita, infatti, senza la morte. E non esiste la morte senza la vita. I fiori dunque moriranno, ma soprattutto nasceranno. Vogliamo essere più espliciti? La vita si rinnova, rinasce, continua, solo perché è destinata a finire e a generare nuova vita e nuove generazioni.
Lo spazio teatrale di Rosario Palazzolo non è nuovo a contenere questo processo in pochi metri quadrati di palcoscenico limitati a un’ora o poco più di dialogo con il pubblico. La sua produzione ha questa cifra virtualmente in tutte le esperienze, perché tali sono, di partecipazione ai suoi spettacoli. Lo troviamo nel capolavoro “Letizia forever”, così come in “L’ammazzatore”, passando per “Santa Samantha vs”, “A Cirimonia” e tanti altri fatti di spettacolo creati da Rosario.
Successo di pubblico e critica al Teatro Biondo
Ma cosa succede in quello spazio della vita, simbolico e ossimorico, che rappresenta Rosario in “Se son fiori moriranno”? Come già rappresentato altre volte, succede soprattutto la sublimazione della creazione: la creazione, o l’esplicitazione del proprio vivere, anche in condizioni estreme.
I suoi personaggi sono pirandellianamente impigliati nella loro drammatica storia personale e nel loro “vestito”. Un vestito dal quale si sforzano di evadere con la loro stessa immaginazione. Tanto che la loro creazione vive nella stessa “spina”: attaccata alla “presa” della propria condizione di sofferenza. È tutto questo che fa dei suoi personaggi l’ossimoro di sé stessi di tutta la rappresentazione.

Il mondo di Letizia in Letizia forever è simile al mondo di Adele in Se son fiori moriranno. È il mondo che tenta e spera di fuggire dalla propria condizione reale di dolore, psicologico oltre che materiale, attraverso la creazione di un mondo immaginario: un mondo creativo. Ed è la trappola stessa della creazione alla quale ogni scrittore di valore è sottoposto.
Rosario dice che ci sono alcuni spettacoli che hanno una qualità: “riuscire a intercettare la gente contemporaneamente sottoponendola a uno stress e insieme confortandola”. Spiega così il successo al Teatro Biondo di Palermo. Dove è stato riproposto per uno straordinario ciclo di repliche in questa stagione, ripetendo il sold-out ogni sera.
Memorabile umiltà, quella di Rosario. E che è motivo per il quale preferisco chiamarlo con il solo nome di battesimo. Perché rimane autentico e intelligibile persino nel più profondo quanto immediato atto del comunicare.
Comunicare soprattutto attraverso opere teatrali che elevano lo specchio dialogante e il lucido ossimoro a memorabili esperienze teatrali. Non dimentichi facilmente una pièce di Rosario, più ancora di un suo romanzo.
E non lo dimentichi proprio perché le domande portano a risposte e le risposte a ulteriori domande.
Se son fiori moriranno
Lo spettacolo è stato in scena in Sala Strehler dal 15 al 26 febbraio 2023 e poi nuovamente dal 16 al 19 marzo, per la Stagione Teatro Biondo 2022-2023 (qui la brochure della stagione). Testo e regia Rosario Palazzolo; scene e costumi Mela Dell’Erba; musiche originali Gianluca Misiti; light designer Gabriele Gugliara. Con Simona Malato, Chiara Peritore, e la voce di Delia Calò. Produzione Teatro Biondo Palermo.
In questo filmato, una deliziosa intervista di Rossella Puccio che presenta la riproposizione dello spettacolo: