di Gabriele Bonafede
Oggi è il trentennale della Strage di Capaci e ci sono, giustamente, manifestazioni per ricordare il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta, barbaramente trucidati in un atto di guerra della mafia allo Stato il 23 maggio del 1992, a mezzo di bombe che ridussero l’autostrada Palermo-Aeroporto in zona di guerra.
Il 23 maggio 2022 è un momento importante per confermare e rilanciare la lotta alla mafia e ai metodi mafiosi.
Trentennale della Strage di Capaci: un mondo cambiato
Sono passati trent’anni e il mondo è cambiato. Probabilmente l’intero mondo è cambiato molto di più di quanto sia cambiata Palermo. La ricorrenza di oggi avviene, a cifra tonda, nel bel mezzo di un’aggressione criminale e di stampo mafioso in corso. Quella del mafioso autocertificato e pluricertificato Putin all’Occidente in generale. E all’Ucraina in particolare.
In questo drammatico contesto, larghi settori della politica siciliana fanno parte di movimenti e partiti che propongono di andare a trattare con Putin non solo sapendo dei suoi metodi mafiosi, ma per giunta presentandosi senza armi.
Essi propongono una trattativa Stato-Putin senza combattere Putin sul campo. Secondo loro si dovrebbe intavolare una trattativa Stato-Putin, o persino una trattativa UE-Putin, disarmati. Oppure con la biancheria intima portata al livello delle ginocchia.
Si autodefiniscono “pacifisti”, forse non sapendo che Putin fa molto peggio che incaprettare. E lo fa a prescindere dalle intenzioni di chiunque. Ammazzando e torturando migliaia di civili, bambini compresi, e tutti quanti si frappongano tra lui e le sue mire mafiose. Siano essi pacifisti o meno, armati o meno.
La lotta alla mafia non può essere solo locale
A fronte di tutto ciò, certi personaggi vorrebbero celebrare la lotta antimafia non volendo fare, oggi, alcun sacrificio su piano internazionale. E per giunta spingendo a non fare alcun sacrificio per la lotta anti-Putin. E quindi operando pressioni politiche perché non si porti avanti una lotta antimafia a scala internazionale, ben più importante e decisiva di quella a scala locale.
Anzi, alcuni sembrano persino favoreggiare Putin. Dal momento in cui ne propagandano le menzogne e le intimidazioni di stampo mafioso nei riguardi di un intero popolo, di interi popoli, di tutto l’Occidente libero. E si tratta, da parte del Cremlino, certamente di intimidazioni di stampo mafioso. Ossia fortemente organizzate e con cicli continui di minacce seguite dall’esecuzione di crimini contro chi non si piega al “pizzo” di Putin. Commettendo poi stragi di intensità e dimensioni ben superiori, purtroppo, di quelle – orribili – della Strage di Capaci.
Il tutto è chiaramente condito da un malcelato razzismo ucrainofobico che distorce, falsifica e piega tutta la storia dell’umanità al volere di Putin e delle sue intimidazioni.
Mi chiedo con quale faccia certi politici – appartenenti ad un ampio ventaglio che va da Salvini a Santoro, passando per Conte e Berlusconi – parleranno o scriveranno di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Cioè dei due magistrati-simbolo, anch’essi di diverse preferenze politiche, che hanno dedicato la loro vita – e dato la loro vita – per la lotta contro la mafia. Che hanno dato la loro vita, nella prospettiva di oggi, per la lotta contro tutto ciò che sono e rappresentano personaggi come Putin in quanto a vertici della massima commistione tra politica e mafia. Contro tutto ciò che rappresentano, sul piano sotto-culturale mafioso e liberticida prima ancora che materiale, le minacce e le aggressioni di Putin e soci .
E non ci dicano che Putin non rappresenti la concezione mafiosa del mondo e delle relazioni internazionali. E locali.