Le due operazioni antimafia “Tentacoli” e “Stirpe” dimostrano un ritorno alle vecchie famiglie prima dei “corleonesi”
di Giovanni Burgio
La mafia palermitana, quella sconfitta dalla seconda guerra di mafia, quella che comandava prima della “dittatura dei corleonesi”, si sta riprendendo a poco a poco tutto il suo potere e tutti i suoi territori di competenza. Le operazioni “Tentacoli” e “Stirpe” del 20 luglio lo rivelano e lo certificano chiaramente.
La famiglia Greco di Ciaculli è ritornata a comandare nel suo Mandamento scalzando le famiglie di Brancaccio e Corso dei Mille che negli ultimi trent’anni avevano affiancato Riina e Provenzano in città. Sono i discendenti di Michele Greco, detto “il Papa”, che da qualche anno dirigono le estorsioni e il traffico di stupefacenti.
In particolare si tratta, fino al suo arresto nel gennaio 2019, di Leandro Greco, nipote del nonno Michele e, successivamente, di Giuseppe Greco, figlio del fratello del Papa.
Già da sette anni i due ereditari del potere di Michele Greco sono andati in giro insieme non solo a Palermo e dintorni, ma anche in Calabria, e in particolare a Rosarno, dove dovevano concludere importanti accordi sull’approvvigionamento della cocaina che è in mano alla ‘ndrangheta.
I vecchi riti e le antiche regole restaurate a Ciaculli
Assieme alla restaurazione delle vecchie famiglie palermitane le due operazioni antimafia ci dicono che gli antichi riti, i primitivi criteri, le vecchie regole di Cosa Nostra non solo non sono mai scomparsi, ma anzi rivivono e rimangono sempre validi.
Per esempio, Leandro Greco tiene molto alla tradizionale affiliazione attraverso la puntura della mano con lo spillo, la bruciatura del santino e “le prove” che deve superare il neofita.
E anche i precisi e rigidi confini dei territori si rifanno al secolare sistema di ripartizione dei “catusi”, la gestione d’irrigazione dell’acqua per i giardini d’agrumi.
Contrade, viottoli, proprietà e confinanti, tenuti tutti a mente da Ignazio Ingrassia, 71 anni, detto “Boiacane”, sono quelli di inizio ‘900. E a questi si devono rifare gli affiliati per dividersi i luoghi di competenza per chiedere “il pizzo”, concedere “i permessi”, ecc. ecc.
Altro elemento che ci riporta indietro nel tempo è che nessuno può sfuggire alla rigida regola di provvedere al “sostentamento” dei carcerati, cioè al pagamento del pizzo; neppure il piccolo bar, il minuscolo panificio, e perfino l’ambulante “stigghiolaro”.
A Ciaculli nessuno si ribella
E purtroppo la popolazione di questa parte orientale della città è completamente assoggettata al potere di Cosa Nostra, che è riconosciuto, osservato, riverito. In queste due indagini, infatti, nessun commerciante ha resistito alla richiesta di denaro, nessuna denuncia è stata fatta, nessuno ha collaborato.
“Certi nomi fanno paura a prescindere dai personaggi stessi”, afferma il generale dei carabinieri Arturo Guarino . Un comunicato di Addiopizzo aggiunge: “Bisogna riconsiderare il tradizionale rapporto che lega vittima ed estortore. La contiguità e la condivisione di codici culturali restano uno dei principali ostacoli allo sradicamento del fenomeno estorsivo”.
Ma le novità e gli adattamenti dei boss alla mutata situazione economica ci sono. Ormai l’esponente del clan che va per estorcere si presenta senza arroganza, come un amico, pronto ad accogliere le richieste del commerciante in difficoltà per le chiusure del “lockdown”.
Inoltre, se le mogli dei detenuti al 41bis protestano chiedendo più soldi, si cerca di dare loro una risposta compatibile alle difficoltà finanziarie delle varie famiglie.
Le risposte dell’antimafia
Tuttavia, anche sul fronte antimafia ci sono passi in avanti notevoli e importanti.
Lo dimostrano la paura e il terrore dei boss di essere scoperti dai nuovi mezzi tecnologici a disposizione degli investigatori. Le numerose e frequenti riunioni fra Maurizio Di Fede, Giovanni Di Lisciandro e Stefano Nolano per decidere tempi e modi delle estorsioni devono essere spostate dal terreno vicino Corso dei Mille perché si ha notizia che le cimici e le telecamere direzionali stanno captando colloqui e immagini.
Inoltre, la continua e capillare educazione antimafia nelle scuole sta dando i suoi frutti. Maurizio Di Fede non solo impedisce alla figlia di andare con la compagna di classe alla manifestazione in ricordo di Falcone e Borsellino, ma intende anche prendere delle misure contro il preside della scuola.
La ricostruzione degli inquirenti sul Mandamento di Ciaculli vede al vertice della famiglia di Brancaccio Girolamo Celesia e Filippo Marcello Tutino, a capo di quella di Roccella Di Lisciandro, Nolano e Di Fede. Quella di Ciaculli è diretta da Giuseppe Greco, Ignazio Ingrassia e Giuseppe Giuliano.
Oltre a questi capifamiglia sono state arrestate altre 8 persone.
In copertina, la zona di Ciaculli, alle porte di Palermo. By Conca d' Oro – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13451795.
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