di Franco Lo Piparo
Un paio di giorni fa Giorgio Agamben, redivivo Platone, sul sito del prestigioso Istituto italiano per gli studi filosofici ha comunicato ai poveri cristi che insegnano nelle scuole, universitarie e pre-universitarie, questa profonda, pardon profondissima, riflessione etico-filosofico-politica.
Paragonabile nell’intenzione del suo autore alla condanna della scrittura che fece Platone nel “Fedro”. Leggetela col dovuto rispetto che si deve alle autorità sacre:
«I professori che accettano – come stanno facendo in massa – di sottoporsi alla nuova dittatura telematica e di tenere i loro corsi solamente on line sono il perfetto equivalente dei docenti universitari che nel 1931 giurarono fedeltà al regime fascista. Come avvenne allora, è probabile che solo quindici su mille si rifiuteranno, ma certamente i loro nomi saranno ricordati accanto a quelli dei quindici docenti che non giurarono».
Ma voi conoscete un docente (dico uno) che pensa di volere sostituire con la lezione on line la tradizionale lezione in una tradizionalissima aula? Al più si pensa a forme di integrazione e cooperazione così come la scrittura su computer integra e non sostituisce la scrittura a mano.
Sono certissimo che molti docenti pensano che, nella difficile situazione che si è venuta a creare in tutto il mondo (non solo in Italia) a causa del Covid-19, lo strumento digitale stia consentendo di coprire parzialmente (meglio che niente) un vuoto totale di didattica.
Chi copre temporaneamente e parzialmente quel vuoto ricorrendo alla strumentazione digitale è equiparabile a chi non ha avuto il coraggio civile di opporsi al giuramento fascista?
Il solo pensarlo mi pare una gratuita offesa a chi subì la dittatura fascista. Una stupidaggine simile credo che sia spiegabile solo con la speranza, umana troppo umana e non so quanto filosofica, di ottenere una qualche visibilità in un rotocalco o in un talk show televisivo.
A cosa serve una filosofia così priva di buonsenso?
Immagine di copertina tratta da Wikipedia (cut). Di Copia di Silanion, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7831217
Testa ritraente Platone rinvenuta nell’area sacra in Largo Argentina (1925) a Roma. Copia, conservata nel Musei Capitolini, di un’opera creata da Silanion. L’originale, commissionato da Mitridate subito dopo la morte di Platone, dedicato alle Muse, fu collocato nell’Accademia platonica di Atene.