Si va verso elezioni anticipate con un tema perso in partenza per il Primo Ministro perché non c’è una maggioranza per il No-Deal nel Paese
di Gabriele Bonafede
Urla, minaccia, mente. Viola di rabbia e di delusione. Sprofondato nella sua inutile e sgradevole arroganza. Con le braccia conserte a difesa del suo ego, gli occhi pesti, le sopracciglia corrugate e cadenti. Boris Johnson la prende malissimo. La sua è una pesantissima sconfitta di fronte al Parlamento.
Il Primo Ministro britannico è stato largamente messo in minoranza alla Camera di Comuni. Perde nettamente: 301 a 328, sulla proposta dell’opposizione di posticipare la Brexit fino a gennaio 2020.
Ben 21 conservatori, il partito di Johnson, hanno votato contro il suo governo. Quando si aspettava che fossero, nella peggiore delle ipotesi per il Primo Ministro, meno di una dozzina.
Boris Johnson ha allegramente giocato a poker con la vita dei cittadini del Regno Unito mantenendo all’orizzonte l’imminente possibilità di una catastrofica uscita del Paese dall’Unione Europea senza accordo: quella Brexit-No-Deal che sprofonderebbe la Gran Bretagna nell’emergenza persino per cibo e medicine.
Ma il Parlamento che ha sfidato ha detto no alla sua folle giocata di poker, al suo bluff senza carte in mano, alla sua protervia, alla sua ingloriosa e tracotante postura rispetto alla democrazia e la razionalità. Lui, con la faccia di bronzo, ha persino minacciato di espulsione i membri del proprio partito pur di bluffare fino all’ultimo con cittadini britannici e i partner europei.
Millantando di avere la possibilità di negoziare in poco meno di due mesi ciò che non è stato possibile negoziare in più di due anni: il suicidio politico, economico e sociale di un Paese sull’altare di un “sovranismo” di principio completamente autolesionista. In una parola: la Brexit.
Boris Johnson ha anche minacciato il Parlamento di dissolverlo per andare ad elezioni anticipate entro il termine del 31 ottobre, in un disperato tentativo di forzare la corsa del proprio Paese verso l’abisso. Ma è stato sconfitto.
Dopo il voto, la giovanissima leader dei Liberaldemocratici, Jo Swinson, ricorda a Boris Johnson di comportarsi con responsabilità: “evita elezioni anticipate proprio nel momento in cui scadono i termini della Brexit”.
Lui, come un ragazzino adolescente, scuote la testa con ulteriore, malriposta, e patetica arroganza. Dimostrando di volere spingere ugualmente il Paese verso elezioni anticipate che potrebbero essere catastrofiche per il Regno Unito.
E se elezioni saranno, il Primo Ministro parte comunque da una posizione di debolezza nonostante, al momento, i sondaggi diano i conservatori in vantaggio. Johnson parte infatti da una serie di cocenti sconfitte in Parlamento, persino peggiori, sul piano morale, di quelle subite dal precedente Primo Ministro, Theresa May.
E non solo per i risvolti patetici sotto gli occhi di tutti alla Camera dei Comuni e in TV, dove si vede un membro del suo partito lasciare platealmente i banchi della maggioranza per andare in quelli dell’opposizione. Ma anche perché le elezioni saranno un’approssimazione di un nuovo Referendum. Con una scelta ben precisa: Brexit senza accordo (No-Deal), o No-Brexit.
E qui i sondaggi danno il No-Brexit in larghissimo vantaggio rispetto a chi accetterebbe l’uscita dall’Unione Europea senza accordo. Come ricorda Corbyn, leader dei laburisti. I leader dei partiti d’opposizione accettano dunque a viso aperto la sfida delle elezioni con i loro deputati praticamente compatti. I conservatori, invece, sono estremamente divisi e lo si è visto. E lo sono soprattutto sul tema della Brexit senza accordo.
Boris Johnson ha messo tutta la posta sul piatto di poker, bluffando senza alcuna carta in mano. E l’ha persa. Adesso si profila una campagna elettorale dura. Che spaccherà ulteriormente il Regno Unito a causa della sua mancanza di percezione del rischio per il Paese, la sua mancanza di tatto, la sua arroganza, la sua sicumera priva di carte da giocare: il suo spaventoso e pericoloso bluff.
Qui la diretta del dibattito alla Camera dei Comuni prima del voto, l’annuncio dei risultati, e le reazioni dopo il voto.
In copertina, foto tratta da Wikipedia: di Annika Haas (EU2017EE), Boris Johnson, Secretary of State for Foreign and Commonwealth Affairs, Foreign & Commonwealth Office, United Kingdom, 7 settembre 2017