La camorra inflazionata al cinema e in TV
di Giovanni Burgio
Il film la “La paranza dei bambini”? Lasciatemi dire la mia. È una replica, mal riuscita e di minor valore, della serie televisiva “Gomorra”. È un racconto, visto e rivisto, che non ha un briciolo di originalità. Adotta un linguaggio cinematografico, camera ossessivamente “a spalla”, dialetto e sottotitoli, interpretazione non professionistica, ormai presente in troppi film e quindi non più innovativi. “La paranza dei bambini” è stata, purtroppo, una profonda delusione.
Peccato. Perché il regista, Claudio Giovannesi, ci aveva stupito nel 2016 con “Fiore”, un film di vita quotidiana che aveva i pregi di essere realista, molto poetico, toccante ed emozionante.
La storia di Napoli in mano alla Camorra la sappiamo; le bande di giovanissimi ragazzi che scippano, rubano e sparano indisturbati per la città le conosciamo; lo spaccio libero, illegale e capillare in tutti i quartieri è risaputo. Perché allora presentare sempre le stesse scene? Che notizie ci fornisce in più la visione di questo film? Questo tema è già abbondantemente inflazionato e il soggetto ampiamente sfruttato.
E se è possibile che al di là dei nostri confini nazionali, queste realtà possono ancora essere poco note e ancora sorprendenti, come dimostra l’Orso d’Argento alla sceneggiatura ottenuto a Berlino, a noi, qui, in Italia, da decenni impegnati a lottare quotidianamente Cosa Nostra, Camorra, ’Ndrangheta, Sacra Corona Unita, cosa ci può dire di nuovo questa pellicola?
L’operazione “Libro di Saviano-produzione del film- sceneggiatura del giornalista” probabilmente ha avuto come obiettivi la commerciabilità del prodotto, il facile successo, l’incasso al botteghino.
E d’altronde, ingenuamente, c’eravamo illusi che questo personaggio mediatico diventato ormai un’icona da venerare per le sue declamazioni televisive, poteva essere oscurato dalle precedenti ottime performances di Claudio Giovannesi. E se quindi ci si aspettava qualcosa di particolare, di originale, di artistico, si è rimasti tristemente sconsolati.
Nulla di paragonabile a “Gomorra” di Matteo Garrone. La differenza è abissale, la distanza immensa. Il confronto è tra un’opera d’arte unica e ben riuscita, e un quadro di maniera, dipinto artificialmente per compiacere pubblico e certi settori dello spettacolo.
E comunque, alla fine, rimane il quesito principale: “Perché si è voluto replicare quello che già in televisione si era visto con la serie “Gomorra” di cui Giovannesi è stato uno dei registi? Perché fare questo film, sua brutta copia conforme? Che bisogno c’era di rifare le scorribande dei motorini che dettano legge nelle strade e nei quartieri di Napoli?”.
Con l’aggravante che in questo film proiettato nelle sale cinematografiche non troviamo né la bravura né la spontaneità dei tanti giovani attori esordienti degli episodi televisivi. Insomma, una visione che si può senz’altro evitare: una paranza di troppo.