Il prossimo Parlamento rischia di esplodere come un’atomica. Ecco perché
di Giovanni Rosciglione
Per chi come me – e come molte altre persone “normali – considera la politica come l’Arte del Governo della Società e la Democrazia rappresentativa e, attualmente, come l’unica formula per governare nella libertà e proteggere gli interessi generali dei cittadini si profila un post-elezioni preoccupante.
Per questi numerosi ma sbeffeggiati sognatori come me, oggi sono guai seri. Un po’ dovunque in questo mondo (ma per il momento non ne abbiamo un altro) cresce la deriva verso modelli bizzarri e retrogradi di Governi: Sovranisti, Razzisti, Isolazionisti, Dittatoriali, Democrazie dirette con una Piattaforma Web, sino a quelle personali. Sembra che abbiamo dimenticato quello che è successo 80 anni fa e che l’Europa è l’unico baluardo per la pace e la difesa della libertà.
Per noi (normali, ripeto), assistere a questa rutilante campagna elettorale italiana è una tortura vera e propria. Nell’Italia di Machiavelli, Mosca, Croce e Gramsci si è costretti ad assistere alla rappresentazione oscena di una Falloforia forsennata e lubrica, dove Guitti genovesi, Fauni e Ninfe spudorati ti promettono un welfare di orgasmi, riti neuromeccanici, sanatorie fescennine, economie testosteroniche.
Gli attori portano felpe marchiate, grisaglie da operatori funerari, capelli sintetici. Agitano drappi rossi falciomartellati, bandiere di club sportivi, tailleur montenapoleonici, orbaci ostiensi, tute mimetiche e corpetti ortopedici. Al seguito marciano Sibille cumane, Satiri forestali, Maghi Hanrypottiani, Indovini da smorfia napoletana, Ermellini feroci. Le indicazioni stradali sono affidate a Sondaggisti prestigiatori. E in assenza di pensiero critico, il sondaggio favorisce i peggiori col consenso de conformisti.
Si aggiunge che questa raccapricciante rappresentazione viene quotidianamente replicata dalla Stanza degli Specchi di Talk Show micidiali dove si esibiscono Ispidi e annoiati pensatori sanraffaelliani, ciarlanti ereditiere di Curzi, dislessici giornalisti d’accatto, politologi dall’umorismo involontario e torme di vocianti casalinghe di Voghera.
Spazio per un pensiero non banale, per un dibattito che sia un confronto civile, un editoriale che non sia fazioso, un luogo (fisico o no) che faccia capire e che sia disposto ad ascoltare non si trovano manco a pagarli a peso d’oro.
E’ ovvio che il cammino di questa lercia banda alza un polverone accecante che rischia di non farci capire in tempo verso quale baratro stiamo marciando.
Lo dico subito: per me il 4 Marzo prossimo rischiamo grosso. Rischiamo di pescare, nel gioco dell’oca, la carta che ci riporta alla partenza: la Crisi Economica del 2007, nella quale un Paese come il nostro – bloccato politicamente e fragile finanziariamente – ha rischiato il default. Per dirla in italiano, ha rischiato la bancarotta.
Qualsiasi persona di buonsenso (ah, quanto ci manca!) dovrebbe convenire imparzialmente sul fatto che il Governo tecnico di Mario Monti e poi i successivi Governi di Larga coalizione ispirati da Giorgio Napolitano e guidati dal PD hanno salvato l’Italia dalla bancarotta, e quindi gli interessi generali. E questo, malgrado l’ostilità irrazionale di molte confraternite politiche, istituzionali e mediatiche e i borborigmi degli intestini di un popolo storicamente affascinato dai pifferai di Hamelin che lo hanno spesso guidato in un conservatorismo di deriva. Tanto fasullo quanto limpido era il suono del loro flauto.
Prendo a caso uno dei temi che ci scortica ogni giorno: “la legge elettorale” e come i partiti hanno scelto i candidati.
Premetto solo un’osservazione: da quando l’Italia è una democrazia costituzionale, i candidati a governare un’Istituzione vengono scelti dai Partiti, che a loro volta siedono in Parlamento quali delegati dei cittadini per legiferare e governare. Quindi se qualcuno pensa che questo possa essere cambiato, deve dire che la nostra Costituzione va cambiata e spiegare a chi delegare queste scelte. Casaleggio e qualche finanziere moscovita? I Partiti sono deboli e opachi? Miglioriamoli e riformiamoli. Ma sino a quando…
Oggi in Italia non c’è nessuna lista di Partito che non sia stata scelta dai suoi dirigenti e che non abbia scelto i candidati, tenendo conto che, dopo la bocciatura (da parte di chi?) dello Italicum, la legge elettorale in vigore è sorpassata prima di nascere e incapace di dare certezze di governo. E che quindi occorra che i gruppi parlamentari abbiano almeno una coesione programmatica.
Mi sembra allora che questo game show di fare le pulci ai sistemi di scelta è scena, utile solo alla audience.
Se questo è vero (e sarebbe difficile negarlo), dobbiamo passare semmai all’analisi della qualità delle liste, alla credibilità dei programmi e alla affidabilità di quello che presumibilmente sarà il rispettivo gruppo dirigente.
Ho provato a farlo, tenendo conto della quadripolarità italiana.
Il Centrodestra, prima di qualsiasi valutazione, paga la sua potenzialità di primazia di voti con le squassanti divisioni culturali, storiche e genetiche di questa allegra brigata: Berlusconi bacia la Merkel ma non c’è giorno che non dica che nel suo Governo non ci sarà un rappresentante della Lega; Salvini continua a frequentare i vicoli fetidi del sovranismo centroeuropeo; la Meloni si è irrobustita grattando la ruggine dello squadrismo sansepolcrista. Non possono governare.
I cinque stelle di Giggetto Di Maio rappresentano meglio di tutti lo sbocco scatologico dei borborigmi culturali prodotti dagli italiani paurosi del progresso, schivi dal cambiamento, conservatori seriali, e aiutanti in campo di tutti i vincitori in ogni era. Inoltre la loro struttura interna è clanica, paranazista e autoreferenziale, sostanzialmente sterile e destinata ad un perenne hackeraggio. La loro cultura è oscurantista, sufista, esoterista e di un elitarismo depressivo. Il loro programma è applicabile solo tra i nativi dell’Amazzonia non ancora avvicinati dalla civiltà. Pullula di candidati con quattro passaporti ciascuuno. Non devono governare.
La Dreamy sinistra apparentante di Pietro Grasso è solo il risultato della tenacia dei vecchi apparati del PCI, PDS, DS che per istinto di conservazione hanno fatto finta di accettare la nascita del PD (sin dal Lingotto di Veltroni), contando sulla callidità interdittiva dei dalemiani storici e impenitenti. Che hanno prosperato proprio nei territori più allergici al una vera sinistra di governo, ai cambiamenti e all’abbandono del feudalesimo. Non a caso il suo temporaneo Leader è Palermitano. Si sono ibridati con i giovani fuori corso tutti cortei e canne, con la corporazione dei portaborse e con i mediocri capetti della costellazione delle organizzazioni di massa (sindacati, cooperative e così via). Non vogliono governare ma non vogliono che altri governino, orfani della fine del consociativismo.
E infine, la Sinistra di Governo con alla guida il Partito Democratico così come è uscito fuori ancora vivo da una delle battaglie più sanguinose che i vari Circoli di Potere tradizionali gli hanno sferrato quando hanno capito che Matteo Renzi faceva sul serio.
Un solo esempio basta e avanza: l’Accozzaglia che ha fatto fallire il Referendum del 4 marzo e la conseguente cremazione di una Legge Elettorale che avrebbe consentito finalmente di avere governi stabili. Gli Inciucisti contro natura dei Comitati del NO sono oggi il piombo ai piedi di qualsiasi progresso economico e politico.
Non sono un Renziano, se con questo s’intende uno che pratica ciecamente una religione politica, tutt’altro. Sono anche consapevole che il toscano abbia molti difetti e ha fatto errori pesanti (personalizzazione del Referendum, guasconeria giovanilistica, poca attenzione al tema della organizzazione territoriale di un partito moderno, una battutistica che spesso oscura anche la sua cultura politica, oblio della ancora tragica questione meridionale e altro).
Lo ho anche scritto da tempo (qui). Ma c’è una persona onesta che pensi sul serio che il Segretario del PD è osteggiato per i suoi difetti ed errori? O non, piuttosto, proprio per le sue capacità e le cose ottime che i Governi della legislatura che si chiude hanno fatto?
La sinistra di governo – oggi come sempre – può governare solo con un Riformismo tanto efficace quanto non ideologizzato. Governare significa condurre un veliero verso una meta precisa tenendo presente le onde e la loro forza e i venti e la loro velocità; chi governa (κυβέρνησις, appunto) sa andare a Sud per andare al Nord e calare le vele quando è tempesta pur di non rinunciare a raggiungere la meta del viaggio.
La coalizione intorno al PD è tutt’altro che un condimento. Culture politiche preziose e stimabili: i Radicali di Emma Bonino, i Socialisti di Nencini, i Prodiani di Santagata e un gruppo di Centristi riformisti come Tabacci o il ministro Lorenzin.
Il PD in questa legislatura non vanta solo iniziative preziose e salvifiche, ma ha avuto la capacità e il coraggio di fare scoprire agli Italiani, all’Europa e al mondo una pattuglia di nuovi volti della politica, giovani e meno giovani, uomini e donne che hanno mostrato capacità e qualità tuttaltro che banali. A partire dall’attuale Premier Gentiloni, continuando con Franceschini, Lorenzin, Boschi, Minniti, Orlando, Padoan, Delrio e tanri altri. Hanno profili e stature di politici sia per vocazione che per professionalità.
Non ci saranno nel centrosinistra baruffe chiozzotte: è un nucleo solido e affidabile. Tanto più – e voi mi capite – che ci sarà anche il grande impegno di mettere mano contemporaneamente ad un’impresa ciclopica: quella di fare del PD un vero, nuovo partito nel territorio. Un’impresa non meno necessaria e complessa di quella di Presiedere un eventuale Governo. La scelta del Segretario di proporre un’ipotesi di gruppi parlamentari coesi e coerenti che facciano riferimento all’esperienza e alle competenze è cosa diversa dal familismo e dalla fidelizzazione. Lo dice pure il Professore Orsina su La Stampa di ieri (qui il suo articolo). Una garanzia di buon governo.
Voi penserete che sia partigiano, ma non è così. E’ facile prevedere che in ogni caso il prossimo parlamento sarà quasi impossibile da governare con una sola Coalizione – e il Presidente Mattarella (che gli dei della polis ce lo conservino) lo ha capito e si appresta a fare da Regista dopo il 4 marzo, con saggezza e nell’interesse di tutti gli Italiani.
Ma la debolezza delle coalizioni e gli inneschi esplosivi che ciascuna (tranne il centrosinistra) hanno al loro interno rischiano di fare del prossimo Parlamento un Parlamento nucleare, un meccanismo che può esplodere con conseguenze catastrofiche e dolorose.
Si tratterebbe di un’Istituzione a contenuto simile a “un ordigno esplosivo la cui energia è prodotta da una reazione a catena di fissione nucleare che si basa su un processo di divisione del nucleo atomico di un elemento pesante, detto fissile, in due o più nuclei di massa inferiore, provocato dalla collisione con un neutrone libero. La rottura del nucleo produce a sua volta, oltre che nuclei più leggeri, anche solitamente qualche altro neutrone libero, oltre ad una quantità molto significativa di energia. Se il materiale fissile ha un grado di concentrazione sufficiente ed è in una massa sufficientemente grande, detta massa critica, i neutroni liberi prodotti a loro volta sono in grado di colpire nuovi nuclei di elemento fissile, producendo una reazione a catena che si propaga per tutta la massa di materiale e liberando una enorme quantità di energia in un tempo brevissimo”. (Da Wikypedia).
Con parole mie se c’è un nucleo che non si divide e blocca la sequenza, l’esplosione non avviene. In altre parole, se nel nostro Parlamento ci sarà un nucleo politico forte e coeso, potremmo evitare di andare in pezzi e sperare nel futuro.
Evitiamo, amiche e amici miei, di armare gli Enola Gay che girano minacciosamente sulle nostre confuse testoline.
In copertina, collage con foto del Colosseo. La foto del Colosseo quale base del collage è tratta da Unsplash. (Photo by Dario Veronesi on Unsplash)
Nel testo, Photo by Caroline Methot on Unsplash