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Pietro Grasso
Pietro Grasso delude a “Piazza Pulita”, dimostrando a tutti che LeU è un’orchestra stonata. Dispiace per la caduta verticale del presidente del Senato
di Vincenzo Pino
Che Grasso sia un mix di impreparazione e di speciosa ricostruzione degli eventi politici non ci vuole molto a dimostrarlo. Nel penoso dibattito di “Piazza Pulita”, dove Formigli più che un intervistatore è parso un suggeritore ed una spalla, il nostro non ne ha proprio indovinata una.
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Ha cominciato con Gori (candidato del PD in Lombardia) definendo le sue politiche “di destra.” Ma quando gli hanno fatto rilevare, in un raro “eccesso” di contraddittorio, che a fronte delle esternazioni di Fontana (candidato della destra) sulla “razza” l’azione di Gori sul tema dell’accoglienza è stata valutata (anche dalla Boldrini) come una delle migliori buone prassi del Paese, ha replicato: “Ma non è che le convergenze politiche si realizzino solo sul tema della immigrazione”.
Che le politiche di Gori siano state di destra è solo un’affermazione non dimostrata. Non solo da questo fatto, ma anche da quello che Sel è stata in maggioranza con Gori al Comune di Bergamo fino al dicembre 2017 (passando poi all’appoggio esterno). E non sembra perciò che i testimoni veri dell’azione amministrativa locale, i più titolati a giudicare Gori, abbiano mai convenuto su questo giudizio.
Per trovare una connotazione “di destra” a Gori, Grasso ha imputato al PD l’adesione al referendum sull’autonomia della Lombardia. Che pena. Nemmeno lì è così: il PD ha lasciato liberi i cittadini di votare o non votare. E alle urne è andato, per un referendum esclusivamente consultivo, solo il 25% degli aventi diritto.
Grasso si è poi lanciato nel definire invece “giusta” la scelta di Zingaretti in Lazio, in quanto ha realizzato la esclusione delle liste di Lorenzin dal sostegno a Zingaretti. Bella idea! Quella di escludere pregiudizialmente forze significative che hanno dimostrato lealtà ad un governo, che anche MdP ha sostenuto per quattro anni e mezzo…
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Insomma, se non si capisse, Grasso sembra un vuoto a perdere. Sconclusionato e affascinato dalle giravolte dei 5 Stelle, perdendosi in contraddizioni che si dovranno sciogliere in un prossimo programma di governo.
Non viene minimamente idea al suddetto che il M5S non abbia alcun programma realistico di governo e che le sue scelte siano orientate dall’inseguire sondaggi. Quando si arriva ai programmi di LeU e al tema delle tasse, poi, si scade in un dibattito da caffè o, più precisamente, da autobus.
Ormai LeU è un frastuono di voci. E Grasso non rappresenta più un leader ma uno dei tanti musicanti che accordano lo strumento alla loro tonalità preferita. Così fanno Rossi e la Camusso che definiscono un errore la scelta lombarda. Così fa la Boldrini che rigetta qualsiasi ipotesi di convergenza coi 5 Stelle. Così fa D’Alema che pensa al governo istituzionale ed al recupero di Berlusconi al governo.
Grasso è stato massacrato da Giavazzi e Cottarelli anche sulla abolizione delle tasse universitarie, a fronte delle obiezioni motivate dei due economisti ha replicato “Almeno ho attirato l’attenzione sul problema università in campagna elettorale”. Sic transit gloria mundi.