di Gabriele Bonafede
Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra in Sicilia, non crede ai sondaggi. E non ha tutti i torti. Anche nel 2012 Musumeci era dato vincente e poi ha perso, ricordano i sostenitori della sua candidatura.
Vero. Ma è anche vero che nel 2012 il centrodestra si presentò spaccato, con la candidatura di Musumeci “minata” da quella di Miccichè. Alla fine Musumeci ottenne quasi il 26% e Miccichè oltre il 15%. Totale: il 41% circa. Che è anche più di quanto è stimato nei sondaggi per Musumeci, oggi a capo di una coalizione ricompattata. Crocetta vinse con poco più del 30% e si ritrovò in minoranza, dovendo affidarsi a maggioranze instabili per i provvedimenti che necessitano di un voto in aula.
I Cinque Stelle ottennero una prima vittoria a sorpresa, con oltre il 18% delle preferenze per lo stesso candidato di oggi, Cancelleri. Quell’avanzata dei Cinque Stelle finì per giovare più al centro sinistra che al centrodestra, in una terra che, ricordiamolo, rimane quella del “61 a zero” per il centrodestra all’epoca del primo Berlusconi.
Strada sotto i ponti dal 2012 ne è passata parecchia in soli cinque anni. Crocetta ha governato con qualche successo ma anche con sostanziali delusioni, persino all’interno dell’area di centrosinistra. I Cinque Stelle si sono affermati anche di più e le recenti elezioni amministrative hanno testimoniato un sostanziale incremento del centrodestra, laddove si presenta unito. Voto comunque instabile quello per le liste di Grillo, perché nelle ultime due tornate amministrative in Sicilia ci sono stati crolli del M5S incredibili, anche in grandi città.
Rimane la poca affidabilità dei sondaggi però. Anche con la candidatura di Miccichè, nel 2012 Musumeci era dato per vincente. Ma vinse lo stesso Crocetta e il centrosinistra. Né si può dire che allora non ci fosse una spaccatura verso sinistra: anche nel 2012 la sinistra presentò una propria candidatura che raccolse un “fisiologico” 6%.
Tutto ciò potrebbe ripetersi, per lo meno nelle speranze del centrosinistra siciliano. Che punta su una campagna elettorale che appare in molti casi efficace, soprattutto sui social. È sui social che Micari si è fatto sentire, oltre ai tradizionali canali fatti di tour nelle province, di passaparola, di “liste forti”, di tribune elettorali, tv, pubblicità, etc. Sono i social ad essere oggi più determinanti di cinque anni fa. E se anni fa i Cinque Stelle avevano quasi monopolizzato la campagna elettorale sui social oggi non è più così.
Qui, sui social, Micari ha recuperato molto terreno in pochissimo tempo a fronte delle posizioni consolidate degli avversari. I quali, essendo molto più conosciuti e già candidati alla passata tornata, avevano già un ampio seguito. E qui Micari affida gran parte della comunicazione. Come ieri, comunicando l’imminente presenza di Renzi in Sicilia:
“Dopo alcuni importanti impegni internazionali Matteo Renzi sarà nuovamente in Sicilia al mio fianco” – lancia Micari sui social. “Nuovamente perché – voglio ricordarlo a chi fa giornalismo con le fake news – è stato già il 5 e 6 settembre con me a Taormina, Catania, Ragusa, Sciacca e Marsala. L’ho sentito stamattina al telefono, era in treno verso Matera, Capitale della Cultura 2019, altra tappa di questo straordinario viaggio che sta facendo e che ha chiamato “Destinazione Italia” e mi ha confermato che farà tappa qui. Matteo ci mette la faccia sempre, perché in gioco non c’è Renzi o Micari, ma il futuro del Paese e della Sicilia. Fatevene una ragione, siamo persone serie, siamo gente che ha coraggio, ha a cuore non una poltrona ma il destino degli italiani e dei siciliani. Per questa ragione il 5 novembre gli elettori ci premieranno e vinceremo questa sfida con gentilezza e determinazione.”
Sulle capacità a gestire la Sicilia e le competenze dei candidati fa leva gran parte del messaggio elettorale del centrosinistra. In effetti, Micari è una novità reale nel panorama politico e punta molto sulla preparazione. Basta leggere il suo programma (qui il link) per rendersene conto. Non a caso, nella conferenza di oggi con il Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, Micari ha esordito ricordando che il voto utile è quello alle persone giuste, che sappiano realmente governare.
Tuttavia non potrebbe bastare. E lo scenario della sua elezione dovrebbe veramente sconfessare i sondaggi pubblicati finora che lo vedono in ritardo di almeno 10 punti percentuali e non 3-4 come era Crocetta (in questo link cinque possibili scenari in base ai sondaggi).
Mancano solo dodici giorni alle elezioni. La vittoria di Micari passa necessariamente da un rush finale dove surclassi gli avversari e raccolga voti dappertutto: al centro, a sinistra e persino tra temporanei elettori dei Cinque Selle in passate tornate elettorali. La presenza di Renzi in Sicilia potrebbe essere un elemento di grande aiuto, se non un fatto determinante, qualora l’impatto dell’ex-presidente del Consiglio sia benefico e maggiore del previsto.
Anche perché va ricordato un fatto storico fondamentale. La Sicilia è sempre stata conservatrice, tendente al massimo al centro se non pienamente al centrodestra. La vittoria di qualsiasi candidato passa dunque dal voto moderato, o di centro, altrimenti definibile quale voto alla “balena bianca”, ovvero l’antica Dc.
In pratica, Micari può vincere, o almeno arrivare secondo e così incidere sulla politica siciliana dei prossimi cinque anni, se avrà la capacità di attrarre sulla base di competenza, novità in quanto candidato, e catalizzatore del voto moderato in antitesi ad avventure estremiste e populiste. Su questo terreno, la rincorsa di Micari e di Renzi in Sicilia ha ragione d’avere buone speranze di successo.
In copertina: Fabrizio Micari, foto tratta dalla pagina ufficiale Facebook di Fabrizio Micari