
Nuvole si addensano sui Monti Nebrodi
di Gabriele Bonafede
Sulla triste vicenda dei migranti non voluti da una parte dei sindaci e della popolazione in alcuni centri rurali dei Nebrodi in Sicilia, interviene Giusto Catania. Ex parlamentare europeo ed ex-assessore al Comune di Palermo, rieletto con una valanga di voti quale consigliere comunale per Sinistra Comune, Catania fa un discorso molto chiaro.

Con un articolo sul suo blog, e relativo comunicato stampa, dimostra infatti quanto siano miopi i sindaci che hanno aderito alla plateale protesta lanciata dal sindaco di Castell’Umberto, a causa dell’arrivo di 50 migranti in una struttura alberghiera posizionata all’interno del territorio comunale di Sinagra.
Il titolo dell’intervento è eloquente:
“Migranti, sindaci dei Nebrodi sono miopi: non vedono che i loro comuni sono deserti”
Catania, non più con una carica istituzionale all’interno del Comune di Palermo, dimostra d’essere uno dei pochi politici siciliani di un certo peso, per lo meno quale ex-parlamentare europeo, a parlare chiaro su questa tristissima vicenda che ha gettato un’ombra di razzismo ideologico e concreto su alcuni centri della Sicilia rurale.
Razzismo concreto, oltre che ideologico, perché nei Nebrodi si è arrivati a bloccare la fornitura di energia elettrica ai 50 immigrati temporaneamente ospitati. Energia elettrica poi fornita, per fortuna, ma non certo con l’aiuto dell’incredibile protesta capeggiata da alcuni sindaci.
I Nebrodi sono luoghi bellissimi e di stupende tradizioni, di fatto un territorio accogliente, ma sul quale gravano diversi interrogativi in questi giorni.
Catania chiarisce dunque alcuni punti, alcuni interrogativi, e non lesina critiche a chi ha aderito a “un atto di miopia politica, oltre che un gesto di evidente razzismo istituzionale” nella vicenda dei Nebrodi.
Ed ecco il testo integrale pubblicato nel blog di Giusto Catania:
“La protesta di alcuni sindaci dei Nebrodi contro l’arrivo di cinquanta richiedenti asilo è un atto di miopia politica, oltre che un gesto di evidente razzismo istituzionale. I Nebrodi sono una realtà geografica della Sicilia che, negli ultimi cinquant’anni, ha assistito ad una costante forma di spopolamento dei Comuni e conseguentemente ad un impoverimento economico e sociale del territorio.”

“Alcuni mestieri, nel tempo, sono andati perduti e molte culture e tradizioni sono state consegnate alla memoria di un tempo lontano” – prosegue Catania – “L’obbligo costituzionale dell’accoglienza ai profughi, il dovere morale alla solidarietà, la necessità politica di ragionare sul futuro interculturale della nostra società non sono argomenti che potranno incrinare le certezze consolidate di coloro i quali costruiscono il consenso elettorale sulla paura del diverso e sul culto della propria identità.”
“Alcuni cittadini di Castell’Umberto hanno dichiarato, in modo disincantato, che la loro reazione contro l’arrivo dei profughi era dettata dal fatto che, nella loro vita, non avevano mai visto un uomo di pelle nera.
Un sindaco che legge i processi sociali con un pizzico di lungimiranza avrebbe dovuto rallegrarsi per l’arrivo di nuovi cittadini in un Paese sperduto sulle montagne dove il tasso di emigrazione è incredibilmente preoccupante, dove le abitazioni sono vuote, i palazzi disabitati, le terre abbandonate, i giovani fuggiti a Palermo, Roma o Londra.”
“L’arrivo di persone portatrici di culture diverse avrebbe meritato manifestazioni di giubilo per la possibilità di creare un confronto nuovo e di invertire la tendenza demografica in alcune aree centrali della Sicilia dove il problema più importante è la crisi economica dovuta al fatto che la gente è andata via.”
“Il problema dei Nebrodi è l’emigrazione, non certamente l’immigrazione che, anzi, potrebbe essere un mezzo per rilanciare l’economia di una porzione del territorio siciliano ricco di potenzialità e povero di abitanti.”
In copertina, i Nebrodi visti dal territorio di Tusa
Atto di imbecillità demonizzare piuttosto che tentare di capire il problema del disagio sempre più diffuso nei nostri paesi e nelle nostre città rispetto ad una politica di accoglienza molto ideologica e poco razionale