La vicenda di firme e candidature dei Cinque Stelle riletta sulla base della prima lista di Grillo a Palermo
di Giovanni Rosciglione
La Procura di Palermo ha rinviato a giudizio 14 tra parlamentari e attivisti per le ipotesi di reato di falso legato alla raccolta delle firme necessarie a presentare la lista 5 stelle alle elezioni comunali di Palermo del Maggio 2012. Lasciamo ovviamente che la Procura faccia il suo lavoro, con l’attenzione e la sollecitudine necessaria.
Ieri tuttavia Beppe Grillo, ha alzato la voce e ha chiesto alla loro polizia interna, composta da “incaricati dell’0ttemperanza e dell’Etica” (cit. Zero K di Don Delillo) di “sospendere” tutti i cattivi grillini.
Sospendere, badiamo bene, non chiedere loro di dimettersi dalle cariche elettive derivate proprio da quelle liste. Sospendere, perché non si sa mai come andrà a finire.
Oggi Riccardo Nuti ex capogruppo alla Camera dei grillini, si autosospende dal Gruppo Parlamentare, rifiuta ogni accusa e ribalta l’interpretazione dei fatti, incolpando i suoi compagni di movimento di “volersi sbarazzare di lui perché era contrario alla candidatura dell’Avvocato di Addio Pizzo Ugo Forello” (alias Salvo Mondino di TOPHAIR’S, esperto di ipertricosi che, come noto, affligge tutti i cinquestellini).
Ora, in quella che sarebbe stata la quinta Primavera Orlandiana del 2012, che i dilettanti di Grillo abbiano falsificato le firme sembra assodato; e sarebbe già una notizia clamorosa, perché – e ve lo dico io – è molto probabile che negli ultimi 60 anni molte delle firme raccolte da tutti i partiti nelle varie elezioni siano “formalmente” false.
Dico formalmente perché non troverete mai nessuno dei firmatari che disconoscerà la veridicità della propria firma e nessun candidato anche non eletto che divulghi la notizia; mentre nel caso che stiamo esaminando è “da dentro quella cricca” che è venuta fuori la soffiata.
Non è stato un giornalista d’inchiesta, non è stato un occhiuto cancelliere o notaio a rilevare l’inganno. Ma gli stessi grillini, che tutti sapevano come erano andate le cose.
Così è andata: e dunque è da dentro che scoppia la bomba. E tutti sappiamo che i danni da deflagrazione di una bomba che scoppia “all’interno” sono disastrosamente letali.
Perché allora è successo tutto questo?
Ovviamente, penso io. Perché, dopo qualche anno, qualcuno di quei candidati ad un’elezione dove nessuno era stato eletto, né aveva speranze di esserlo, aveva un invece motivo per essere scontento.
E allora, qui accanto vi riporto l’immagine della pagina ufficiale che elenca i candidati della lista M5S con accanto i voti ottenuti e quella della graduatoria per voti ottenuta con gli appunti di mia mano e con commenti, date e deduzioni.
Uno. Prima anomalia: Capolista Nuti Riccardo detto Grillo voti 2.988, non eletto perché la lista non ha superato il quorum. Detto Grillo. Quindi il buon Beppe gli aveva dato il permesso di presentarsi all’elettorato palermitano non solo come capolista, ma anche con il nome del Comico triste.
E quindi, non è azzardato pensare che, quando circa due anni fa cominciarono le voci sul fattaccio, Grillo avrà seguito tutti i fatti e sarà stato a conoscenza di tutte le eventuali magagne. Tanto è vero che ha fatto scendere giù a Palermo più volte i suoi fidi (Di Maio era di casa, Di Battista scorrazzava in moto), i quali – esploso il caso – hanno fatto finta di nulla.
E perché? Probabilmente perché l’interesse – per altro confessato – era quello di dare subito il via alla volata per una carica più importante di quella di Sindaco di Palermo (peraltro da un terzo di secolo sotto l’incontrastato regno di un Orange Protogrillino): quella di Governatore della Sicilia. Per convenire basta ricordarsi del parterre de Rois della Kermesse Nazionale del Foro Italico.
Due. Leggete i nomi di tutti gli altri candidati di quella lista (importantissima, malgrado il flop elettorale); potrete accorgervi che la media dei loro consensi è di un centinaio di voti ciascuno.
Provate poi a leggere i loro curricula e la loro condizione attuale e vi accorgerete che – come del resto era già stato ufficialmente deciso dal ponte di comando Casaleggino – è da lì che sono stati decisi i nomi di quelli che, alle successive Regionali dell’ottobre del 2012 e delle Nazionali (con Porcellum) del febbraio 2013; e se fate attenzione, vi accorgerete che i nomi che erano stati selezionati con un numero di voti neanche sufficienti a fare il Capo Scala si trovano in Paradiso (vincono il biglietto della lotteria per il super-reddito-di-cittadinanza grillina) secondo una classifica di posizionamento.
Tranne che in un caso: quello della allora Signorina Azzurra Cancelleri che con solo 16 voti viene nominata, per merito, deputata nazionale a Montecitorio. Se poi avete tempo e voglia, leggete anche i titoli di studio, l’attività professionale e il frame sociale di ciascuno e vi accorgerete che – con poche eccezioni – si tratta di sfaccendati, precari o disoccupati, senza alcuna minima esperienza politico – amministrativa.
Tre. Non azzardo molto in fantasia se ritengo che questa “promozione” abbia creato nella pattuglia dei candidati del Maggio 2012 qualche borbottio, e che questo scontento sia a poco a poco montato quando la Trimurti pentastellata ha deciso che a correre come Presidente della Regione Sicilia (obiettivo molto più facile dopo cinque anni di paranoico sgoverno di una Sicilia allo sbando) quel Giancarlo Cancelleri, tanto potente da essere il Capogruppo della Assemblea Regionale (senza mai alcuna rotazione) e premuroso fratello della succitata Azzurra.
È naturale che malcontento salga in chi è stato escluso dal premio e in chi ha avuto promesse poi non mantenute. Questo è normale che abbia portato a qualche “spiffero” fuori dalle patrie mura. Quello che non è normale e non è credibile è che il Fratello Giancarlo cada dalle nuvole, dica di sapere niente e s’impanchi pure nel processo al povero Nuti e al suo gruppetto. Aggiungo che la logica di questo percorso – e non la malizia della mia pregiudizievole ostilità a quel movimento – porterebbero a concludere che il nullologo Avvocato Forello fosse da tempo a conoscenza dei fatti. E zitto è rimasto.
Vorrei che fosse chiara una cosa: il punto non è che tutto quello che ho descritto, e che è difficilmente contestabile, possa aggiungere qualcosa di nuovo alla conoscenza legale della vicenda.
Se i protagonisti di questa opera buffa fossero “colpiti e affondati” (con i cinque stelle) per mano della Magistratura e di un processo, io sarei ancora più preoccupato. Visto che ormai da un quarto di secolo la politica e la società civile stanno cedendo alla magistratura il compito di fare leggi elettorali, formazione delle liste e, in una parola, governare.
Penso e spero che dovremmo essere noi, a prescindere dagli eventuali reati, noi cittadini, noi società civile ad avere il coraggio di gridare la nudità del re populista.
Noi a prendere atto che la cattiva politica, che subiamo anche al di là delle nostre colpe, deve essere combattuta con la buona politica; che la mediocrità della attuale classe dirigente sia sostituita con una nuova (generazionalmente e non solo) classe politica, preparata a governare, sensibile ai grandi bisogni, portatrice di una nuova cultura civile, ispirata da valori grandi ma non utopici.
Il populismo – che da questi guai nasce e si rafforza – è una micidiale malattia che si diffonde nel mondo e nell’Europa.
Non è con i processi per falsificazione di firme che si può curare l’epidemia. Ma dovremmo essere noi cittadini a condannarli col voto, a partire da quello dell’11 giugno prossimo.
Non è neanche alimentando le paure del cambiamento e i demoni del complottismo che il 4 dicembre scorso hanno fermato le riforme necessarie al nostro Paese.
Ma promuovendo e sostenendo un rapporto di reciproca fiducia, verità e lealtà tra i cittadini, la società e una politica all’altezza dei compiti che l’attendono.
In copertina e nel testo: Piazza Pretoria e le sue statue, davanti al Municipio di Palermo (Palazzo delle Aquile). Foto di Gabriele Bonafede.
Che dire ?Andiamo proprio male e qualche imbecille affetto da moralismo cronico da disturbo mentale, proprio su fb,si augura che la rigenerazione del Paese debba passare attraverso la presenza alla sua guida di questa mandria di perecottari senza arte ne parte che, contestando la politica, hanno finito per trovare nella politica di che campare…e bene !
Ottimo articolo.
Aggiungo per la cronaca – anche se la storia delle firme false mi sembra più che sufficientemente confermata – che ho accompagnato personalmente una gentile signora palermitana temporaneamente domiciliata a Roma alla DIGOS della capitale, dove è stata convocata per il disconoscimento della firma che non aveva mai apposto. Nome, cognome e data di nascita erano corrette; e forse anche il numero della carta di identità (non ha potuto stabilirlo perché nel frattempo l’aveva sostituito). Cosa che sta certamente allargando le indagini alla individuazione della o delle “talpe” che hanno fornito dati corretti, prelevandoli… beh è abbastanza facile sospettare da dove.