
di Benita Licata
Il 7 febbraio sarà la prima giornata nazionale contro il bullismo a scuola in coincidenza con la giornata europea della sicurezza in rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day).

La prima buona notizia è che il ministero dell’istruzione ha avviato un piano nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo con diverse iniziative e proposte.
La seconda buona notizia è che al Senato è stato approvato il disegno di legge che reca “disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. In questo disegno di legge è previsto un piano di azione integrato che coinvolge diversi ministeri e diversi operatori e rappresentanti con la creazione di un tavolo tecnico nazionale.
Un capitolo specifico riguarda gli interventi nelle scuole dove ogni istituto scolastico, nell’ambito della propria autonomia, potrà mettere in atto tutte quelle iniziative, coinvolgendo anche altre istituzioni e le famiglie, per fare soprattutto prevenzione e orientamento. E che, oltre a prevedere le possibili sanzioni, dovrà programmare progetti di sostegno e di recupero.

Queste le buone notizie. Ma siamo sicuri che bastino? A mio modo di vedere a monte serve lavorare fin dalla più tenera età e in famiglia e a scuola perché si superino alcuni stereotipi ancora presenti che spesso sembrano “innocui”, quanti di noi nel comprare i giocattoli li abbiamo alimentati?
La scuola può e deve fare molto a partire dalla scuola dell’infanzia, mettendo in atto quel lavoro cooperativo e di rispetto perché i bambini sono i più ricettivi e sono spesso gli adulti che creano in loro comportamenti sbagliati. Ho appreso con piacere che nel 2016 allo Zecchino d’Oro ha vinto la canzoncina “Quel bulletto del carciofo “. Questa canzoncina dice tanto, sia perché le timide verdurine, coalizzandosi, vincono sul carciofo, sia perché presto si accorgeranno che il bullo soffre di solitudine e alla fine, come in tutte le favole buone: “vissero tutti felici e contenti, e cantanti”.
Ma i bambini crescono, e purtroppo i caratteri si formano esattamente come noi adulti abbiamo voluto e il recupero è lungo e difficile e non sempre gli operatori scolastici sono all’altezza per affrontare il problema, quindi ben venga la formazione degli operatori. Anche se penso che, soprattutto, devono essere i comportamenti di ogni giorno a prevenire il fenomeno. Siamo sicuri, come docenti e come dirigenti, di avere dato il famoso “buon esempio”?

Chi si comporta da bullo non è una persona sicura di se e forte, nonostante le apparenze dicano il contrario, se si approfondisce la conoscenza si scoprirà la sua insicurezza, la sua immaturità e la scarsa stima che ha di se. Quindi non si dovranno prendere in considerazione solo le sue vittime, cosa ovvia e urgente, bisognerà prendersi cura anche di lui/lei.
Ecco ho scritto lei, perché tra le cose più tristi che ho dovuto constatare è che anche le ragazze possono incorrere in questo triste fenomeno.
Una cosa è certa: gli episodi di bullismo lasciano l’amaro in bocca sia a chi li subisce, e questo è subito evidente, ma anche a chi li pratica. Bisogna che alcuni comportamenti a scuola vadano subito monitorati, non solo certi evidenti atteggiamenti provocatori ma anche certi silenzi, certe intere giornate davanti al computer in solitudine.
La scuola può in questo senso fare molto educando ad un uso piacevole e utile dei media e, soprattutto creando in classe quell’atmosfera di lavoro cooperativo che non esclude nessuno che non crea ” l’ultimo della classe”. Perché è proprio lui/lei che potrebbe diventare una futura vittima ma anche un futuro bullo.