
Barbera vuoto e allenatori RN. Collage di Gabriele Bonafede
di Gabriele Bonafede
Arriva Lopez alla guida tecnica del Palermo e sono dodici i cambi di allenatore nelle ultime due stagioni. Considerando le diverse guide tecniche in casa rosanero a partire dalla 13ma giornata della scorsa stagione, Zamparini ha sostituito, per sua volontà o per altri motivi, qualcosa come un allenatore ogni 3,8 partite. Siamo buoni, arrotondiamo a quattro. Una media di un allenatore ogni quattro partite. Il dato sulla frequenza dei cambi è impressionante.

A volte sono ritornati gli stessi, come Iachini e Ballardini, ma più spesso sono arrivati nuovi tecnici, persino per una o due giornate in tutto. E forse ne ritornerà qualcuno nel corso della stagione corrente.
Ultimo della lista in ordine di tempo Diego Lopez, uruguayano, già calciatore e anche allenatore del Cagliari. Va detto, per confortare gli ultimi tifosi irrazionalmente ottimisti in un mare di pessimismo, che fu co-autore (quale vice di Pulga) di una straordinaria rimonta dei sardi nel campionato 2012-13, conquistando ben 31 punti nel girone di ritorno, dopo che la squadra aveva chiuso l’andata con solo 16 punti.
Qui però la situazione è ancora più drammatica. Il Palermo ha chiuso l’andata con appena 10 punti, frutto di due vittorie e tre pareggi esterni e di un punticino interno con il Pescara. Per il resto, qualcosa come 15 sconfitte, delle quali nove in casa e sei fuori. E Barbera off-limits. Nessuna vittoria di fronte al proprio pubblico: solo uno stentato pareggio contro l’ultima della classe in un oceano di sconfitte.
Anche a Cagliari ci fu il record di sconfitte consecutive: sei. Ma a Palermo sono state ben nove, record che si spera rimarrà imbattuto. Per ripetere il miracolo-salvezza realizzato a Cagliari il Palermo dovrebbe fare quei 31 punti in sole 18 giornate, visto che siamo già alle soglie della 21ma. Una media quasi da Champions per una squadra che finora ha mostrato stretti limiti sia in attacco (17 i gol segnati), sia in difesa (41 gol subiti, e porta inviolata una sola volta), sia nel gioco: più combattivo ma non sempre con Corini, sconfortante con De Zerbi, indecifrabile nelle due sole giornate di Ballardini.
Per giunta, per la prossima partita i rosanero vanno a Napoli. E fare punti al San Paolo sarebbe un miracolo doppio: contro una delle squadre migliori della serie A, e forse la migliore al momento, con un nuovo tecnico alla guida di un Palermo sconsolato, in una piazza scesa nel pessimismo e nelle contestazioni più feroci e un ambiente profondamente spaccato. E, per giunta, con un mercato di gennaio poco convincente.

Lopez non ha chiesto rinforzi. E forse ha anche ragione, perché nell’anno della sola retrocessione di Zamparini i numerosi acquisti di gennaio servirono a poco o nulla. D’altronde, da calcatore, Lopez faceva parte d quel Cagliari che puntava sul gruppo e sulla conoscenza reciproca dei giocatori, cambiando poco o nulla nelle varie sessioni di mercato. Era un marchio di fabbrica avvalorato da quattro e più stagioni giocate da lui stesso e altri giocatori nella squadra che fu di Riva.
Una persistenza di giocatori con la stessa maglia per varie stagioni che è un miraggio per il Palermo di Zamparini. La girandola di giocatori che hanno vestito la maglia rosanero nel Palermo zampariniano è impressionante: lunghissima non meno di quella degli allenatori, pur considerando che i giocatori che vanno in campo sono 11 e l’allenatore uno solo.
Il “decano” in presenze rosanero nella squadra attuale dovrebbe essere, se non vado errato, Siniša Anđelković, con 110 presenze in rosanero, contando solo i campionati, più qualche presenza in coppa Italia, nel giro di 4-5 stagioni in tutto. Lontanissimo ad esempio da Pietro De Sensi (203 partite nel Palermo), che è solo decimo nella graduatoria dei giocatori con più presenze nella storia del Palermo.

Il giocatore che è ha collezionato più presenze in rosanero nell’epoca Zamparini è Franco Breinza, con 219 n tutto. Ma di queste, 60 volte scese in campo tra serie B e C nel Palermo pre-Zamparini. Dunque solo 159 con il presidente friulano.
Tipicamente, i giocatori del Palermo di Zamparini non superano le 120-170 presenze, anche quelli più longevi in maglia rosanero, come Corini (129 presenze), Balzaretti (143), Cassani (161), Miccoli (165), Hernandez (122), MIgliaccio (158) per citarne alcuni. Facendo un raffornto con le bandiere di altre società, non necessariamente tra le più titolate, ci sono ben altri numeri. Prendendo ad esempio solo i giocatori in attività e ancora nella squadra per la quale rappresentano la bandiera ci sono: Buffon (475 presenze nella Juventus), Abate (197 in un Milan largamente rinnovato negli ultimi anni), Maccarone (252 nell’Empoli), Palombo (409 nella Sampdoria), Danilo (186 nell’Udinese).
Insomma, anche le bandiere sono cedute da Zamparini prima che diventino tali, per lo meno come numero di presenze. E il numero di giocatori che vengono comprati e venduti è enorme. Non a caso i tifosi più critici definiscono il Palermo di Zamparini “un supermercato” per giocatori.
Va detto che anche altri club hanno cambiato molto negli ultimi tempi, a partire dallo stesso Milan, l’Inter, il Genoa, il Cagliari, la Fiorentina. Il calcio di oggi non prevede bandiere come era nel secolo scorso. Le bandiere diventano sempre più rare. E con le regole d’ingaggio di oggi solo i grandi club possono permettersi ottimi giocatori che rimangano per lungo tempo. La girandola del calciomercato non fa eccezioni, tanto meno con il Palermo di Zamparini.
Ma una media di un allenatore ogni quattro partite, quello no. È francamente troppo.
In copertina collage di alcuni allenatori del Palermo tra il 2016 e il 2017 sullo sfondo di uno stadio Barbera quasi vuoto: Iachini, Ballardini, Viviani, Novellino, Schelotto (anche se non allenatore ufficiale), De Zerbi, Corini e Lopez.