
di Venerando Bellomo
Tra mura incrostate e torrenti ritombati, vive una Palermo opacizzata dal succedersi di eventi non prevenibili, se non con l’artificio della prognosi postuma. Tra queste gole ed anse, lì rimaste quali vestigia di tempi memorabili, ma irrimediabilmente perse, scorre consonante la fluida scrittura di Gioacchino Lonobile, risultando avvolta in un magico contrasto di luci che, nel loro brillio, danno assoluta compiutezza dei luoghi e delle persone.

In questo blues metropolitano, dove la città è protagonista con le persone che lì hanno ragione di vita, è la luce, in tutte le sue manifestazioni, che nel romanzo prevale: dal fuoco sincretico che segna l’arrivo della primavera e della rinascita della natura, ai roghi purificatori dell’Inquisizione, all’abbaglio gelido dei neon che, fendendo l’oscurità della notte, presenta un’iperbarica e poco conosciuta città.
In questa Palermo stratificata, di culture, che nel tempo si sono una all’altra sovrapposte, l’autore si muove agevolmente col dovuto, ma non asettico, distacco di chi ne vuol dare un’immagine fotografica. Tra i paradigmi di Zola e il positivismo isolano di Verga, la narrazione contrappone le speculari esistenze di due vinti del nuovo millennio, che nella loro diversità si trovano coinvolti in una delle tante situazioni emergenziali, che pur manifestandosi sotto gli occhi di tutti, non riesce a penetrare la cecità dei media, fiondati a dare voce soltanto a quella che reputano di maggiore risalto comunicativo.
E questa indifferenza avvolge i protagonisti, accomunati dal solo impellente e primordiale contingente e dalla assoluta non conoscenza della speranza.
Gaspare che vive e si muove nel ricordo continuo di fatti e di narrazioni del nonno, come una sua propaggine successoria. L’altro, Vittorio, che vive in un sonno senza sogni, scandito da una personale quanto balzana misura del tempo. In tale luogo irreale si è autogenerata un’altrettanta surreale e bizzarra divinità. Proiezione della sua degenerazione delle idee, della quale ritiene di esserne unico sacerdote, che lo trasporta ad essere custode di un lezzoso tempio.
I GIORNI DELLA VAMPA di Gioacchino Lonobile – ed. Il Palindromo