di Giovanni Rosciglione
Ormai il dibattito politico del nostro sfortunato paese è contrappuntato, non da elementi di analisi, approfondimenti rigorosi dei fatti, pazienti introspezioni sociopolitiche, ma da trombe degne di citazioni manzoniane. Come il conte di Carmagnola.
Le arene circensi dei Talk e le fantasiose gazzette del fango, annunciano invece il tema del giorno con “squilli” di trombe, con grida manzoniane. Ad alto volume e ad ampio raggio. Così che anche il pacifico cittadino, il mite osservatore dei fatti non può sottrarsi a dire la sua con concitate espressioni.
Ieri (e oggi, e domani, e sino a quando qualche altra tromba trapasserà i nostri timpani) i monatti e gli untori di questa peste civile imbracciano lo strumento, gonfiano le guance nel lucente bocchino, manovrano i docili pistoni e dalla luccicante campana fanno schizzare il micidiale squillo.
Questa sensazione – che forse è solo mia – mi ha quasi meccanicamente riportato ad uno di quei versi di poesia che dalla passata frequentazione del classico liceo è rimasta nella tua memoria.
E quindi, non concitate parole di commento da parte mia, non acide contrapposizioni, non uno sterile e frustrante agitare di pugni. No. Solo con un’infantile e dilettantesca parodia del coro del secondo atto della tragedia “IL CONTE DI CARMAGNOLA”, i cui primi versi del Padre Manzoni proprio iniziano proprio con i citati squilli.
E così – e faccio conto del clima di bontà di questo Natale – vi do la mia impertinente versione.
S’ode a destra uno squillo del Fatto
A sinistra risponde Bersani;
D’ambo i lati si rompe quel patto
Che firmammo in tempi più sani.
Quinci appare per stampa un avviso
Che incatena il giovane Lotti
E’ un compenso per Marra ch’è inviso
A quei Dem non ancora decotti.
Già di mezzo è scomparso un terreno
Di pacifico verbo gentile
Che distingue nientedimeno
La democratica vita civile
Chi son essi che in nostra contrada
Son venuti a fare la guerra?
Chi son questi che calpestan la terra
Già decisi a sguainare la spada?
Chi strisciando tra grilli e travagli
Sta bandendo tristi programmi
Gridando a gran voce alle armi,
Per punire i sacrileghi sbagli
Di chi sporca il sacro ermellino
Degli dei della grande purezza,
Che ritengono un triste meschino
Chi non s’inchina alla loro altezza?
E’ la bionda BECCACCIA di Albione!
Il terror di Re e masnadieri,
Che spinta da grande da grande passione
Cavalcando rombanti destrieri,
Di tutte le caccie avviate
Mai ha catturato una preda.
L’onesta gente sia consolata
Ché a questa battuta non creda.
Anche questa sparirà in una grotta
E la BECCACCIA dal volto ameno
Arretrerà come nemico in rotta.
E’ certo, Lotti, che puoi stare … sereno!