di Gabriele Bonafede
Dai risultati elettorali si profila un inaspettato flop del Movimento Cinque Stelle in Sicilia. Il partito di Grillo sembrava aver monopolizzato la scena politica in Sicilia e ci si aspettava un grande risultato in questa tornata elettorale amministrativa.
Invece, via via che arrivano i risultati del primo turno, il flop appare evidente: il Movimento di Grillo conquista al primo turno solo il piccolo Comune di Grammichele (meno di 15000 abitanti, con il 38% dei voti e solo il 24% come voti di lista) e ottiene appena tre ballottaggi per il secondo turno: Alcamo, Favara e Porto Empedocle. Dunque, su ventinove Comuni al voto, i penta-stellati ne conquistano uno solo, forse altri due, al massimo quattro.
Si tratta di un raccolto elettorale molto magro in una regione che li vede già al governo in numerose amministrazioni e con un gruppo politico regionale molto attivo e presente anche a scala nazionale. Soprattutto se si pensa che il M5S è al secondo posto nei sondaggi in Italia, il mancato successo siciliano è un segnale d’allarme per i propri attivisti. O almeno dovrebbe esserlo.
Inoltre, le chances di avere altri sindaci eletti al secondo turno per il M5S sono consistenti solo ad Alcamo, dove Domenico Surdi raccoglie oltre il 48% dei voti e mette una seria ipoteca sul risultato del ballottaggio e, forse, a Favara: con una pletora di liste civiche di difficile interpretazione in quanto a possibili alleanze per il risultato finale tra quindici giorni.
A conti fatti, a Favara, Anna Alba del M5S va al ballottaggio con un distacco limitato rispetto al candidato del Pd Gabriella Bruccoleri (23% a 20% circa). In questo Comune la candidata Cinque Stelle raccoglie solo i’11% come lista di partito.
Inversamente, i voti delle liste che sostengono la candidata di centro sinistra superano il 36%. In pratica, nel Comune dell’agrigentino a forte presenza di imprenditori edili, il sindaco lo sceglieranno al secondo turno gli elettori di area centro-destra, anche se non portano nessun candidato al ballottaggio.
Le possibilità per il M5S di vincere al secondo turno a Porto Empedocle sono più basse. Qui, l’area empedoclina di centro-sinistra allargato (cioè includendo anche Udc, Pdr, Pse, e “dissidenti” Pd) sia pure spezzettata in tante liste e diversi candidati, raccoglie oltre il 50% dei consensi al primo turno come candidati e qualcosa come il 65-68% come voti di liste. Questo a fronte del 37% per la candidata Cinque Stelle, che ottiene solo il 14-15% come lista. Misteri del trasformismo in terra di Pirandello…
Dopo la candidata del M5S, a Porto Empedocle si piazza infatti Orazio Guarraci, sostenuto da tre liste d’alleanza di centro-sinistra allargato (compreso il Pdr da un lato e il Pd dall’altro). Quale candidato Guarraci ottiene oltre il 25%, ma arriva a circa il 30% come liste. Calogero Martello (sostenuto da Udc-Sicilia Porto Empedocle nel Cuore, Progetto Comune, Partito Socialista Italiano – Pse) si piazza al terzo posto, con quasi il 20% quale candidato, e ben oltre il 30% come liste. Fermo all’8% Gianni Hamel che guidava due liste di centro-sinistra critiche al candidato sostenuto dalla particolare alleanza pre-elettorale Pdr-Pd.
I ventinove Comuni siciliani chiamati alle urne rappresentano una popolazione pari a quasi il 10% dei residenti nell’Isola. Precisamente i Comuni di: Alcamo, Antillo, Barrafranca, Calascibetta, Caltagirone, Canicattì, Capo d’Orlando, Caronia, Falcone, Favara, Ferla, Ficarra, Galati Mamertino, Giarre, Grammichele, Lentini, Montevago, Noto, Patti, Porto Empedocle, Ramacca, Rodì Milici, San Marco d’Alunzio, Sant’Angelo di Brolo, Sortino, Terrasini, Torregrotta, Vallelunga Pratameno, Vittoria.
Si tratta dunque di un test relativamente ampio, che manda segnali molto contrastanti rispetto alle aspettative della vigilia. Il dibattito dei recenti mesi era infatti dominato dall’effetto “boom” del M5S in Sicilia, che si proponeva come alternativa alla guida politica dell’Isola per una vittoria giudicata probabile alle prossime elezioni, che siano esse anticipate o meno.
Con questi risultati, invece, un’ipotesi di Sicilia con governatore a Cinque Stelle è al momento improbabile o quantomeno lontana. Questo dovrebbe richiamare gli attivisti del M5S a una severa riflessione.
Non meno severa dovrebbe essere la riflessione all’interno del Pd siciliano, oltre che nazionale. Se i risultati del principale avversario politico sono magri, quelli del centro sinistra a guida Pd non sono certo esaltanti. Il Pd crolla in determinate situazioni dove restano le macerie della politica, quali appunto Alcamo. L’arretramento in Sicilia è forte e generale come nel resto d’Italia.
In molti Comuni la sigla stessa del Pd è stata persino evitata, preferendo liste civiche. Il giudizio popolare negativo sull’esperienza delle giunte di Saro Crocetta alla regione ha pesato molto. Il Pd e il centrosinistra siciliano hanno molto lavoro davanti, se vogliono presentarsi quale asse politico di riferimento alle prossime elezioni. E soprattutto se vogliono governare una rinascita della Sicilia e rialzarsi dalle diffuse macerie politico-amministrative alle quali siamo ormai abituati da tempo. Non va benissimo nemmeno per il centro-destra in Sicilia, alla ricerca di una identità laddove l’elettorato è tradizionalmente favorevole.
A fronte di questi segnali evidenti, sapranno riformarsi dall’interno i tre maggiori schieramenti politici siciliani che si contendono la guida politica dell’Isola? Sapranno M5S, Pd-centro sinistra, e l’area di centrodestra, riformare i propri meccanismi di governance per presentare una politica più credibile e democratica? Costruiranno reali progetti di sviluppo?
Staremo a vedere. Ma il tempo stringe per la Sicilia e i siciliani. Anche perché, quando partiti e movimenti democratici falliscono nell’attuare buoni progetti politici, si fanno largo idee liberticide ben peggiori. Che scavano baratri e producono tragedie ancora più gravi.
Foto dei candidati nel testo tratte dalle immagini pubbliche delle loro pagine Facebook