di Francesco Randazzo
L’odore dei libri è meraviglioso. La consistenza della pagina un’esperienza sensoriale magnifica. Le copertine seducenti ammiccamenti. Di questo sono convinto anch’io. Amo i libri, da sempre. Nel corso del tempo ne ho accumulati quattromila o giù di lì. Una casa senza libri per me è vuota, e non lo nego, mi ispira il sospetto dell’ignoranza. La mia casa l’ho anche scelta proprio pensando allo spazio per loro, c’era. Or non c’è più. Gioie e dolori del bibliofilo.
Ci sono anche controindicazioni. I libri pesano, pesano molto. I libri occupano spazio, parecchio. Si accumulano e invadono ogni spazio libero. Vanno in seconda fila, in terza. Finiscono negli scatoloni, nei magazzini, nei garage. Se viaggi spesso, come faccio io, per lavoro o vacanza e vuoi portarti da leggere, studiare, etc. ti sobbarchi chili e chili di soma al costo degli esosi sovrapprezzi che le compagnie aeree esigono o di lombalgie e colpi della strega che con l’età diventano croniche ernie discali.
Così, ad un certo momento, sei mesi fa, ho comprato un ebook reader. La parola è un po’ scostante, poco attraente, bisogna ammetterlo; d’altra parte “lettore di libri elettronici” fa passare la voglia di leggere mentre lo pronunci. Ciononostante l’ho comprato. Al prezzo di circa sei/sette libri di fascia media. È una tavoletta. Tipo quelle dell’antichità. Non è un tablet. È una tavoletta priva di luce. Si ricopre di lettere, frasi, narrazioni, rotoli, papiri, libri insomma. Per leggere si ha bisogno di una luce esterna, esattamente come per un libro cartaceo. Non si stanca minimamente la vista. Pesa pochissimo.
“Infinite Jest”, per esempio, lo si legge reggendolo con una mano. Lo Zanichelli, idem. La magica tavoletta sumera può contenere migliaia di libri. Li si porta appresso e pesano sempre soltanto quanto la tavoletta (duecento grammi circa). Sono sempre disponibili, si possono sottolineare, ogni libro si ricorda a che pagina eri l’ultima volta che l’hai aperto, se non sai il significato di una parola (o vuoi tradurne una straniera) si va sopra col cursore e si apre una nota del dizionario che spiega tutto.
Non è poco. Se voglio comprare un libro, vado on line con il wifi e in pochi minuti ce l’ho già dentro la tavoletta. E costano meno, non tanto meno quanto potrebbero, secondo me, comunque di meno, mediamente il trenta per cento. Ma in rete si trovano migliaia di titoli, i classici per esempio, gratuitamente.
Ci sono anche dei siti di sharing tra lettori. Insomma questo per dire che anche economicamente conviene. E il costo per l’acquisto della tavoletta si ammortizza velocemente. Come un Sumero o un antico romano, ormai vado in giro ovunque con la mia tavoletta. Leggo saporitamente. Molto, come al solito. Forse anche di più. L’odore dei libri mi circonda ugualmente, visto che la mia casa ne è piena, ma quest’arte antica della tavoletta sumera, è molto, molto pratica e utile, ha persino un suo fascino tenere in mano quest’antenato del libro che sfrutta la tecnologia più avanzata per un piacere antico, sempre attuale: leggere.
I miei libri non sono invidiosi. Anzi, si sentono degli eletti, perché grazie alla tavoletta, sanno che per occupare spazio negli scaffali, se lo devono meritare. Stanno là, difatti, e ogni tanto qualche altro li raggiunge, per merito ovviamente. Ogni tanto mi viene persino voglia di avvolgermi in un lenzuolo a mo’ di toga e con la tavoletta in mano, immortalarmi in un autoscatto (con la camera digitale, ovviamente), stile Seneca, va’.
Ma questi sono ghiribizzi strambi. Leggere è una cosa seria. E divertente. As do you like it. Eh, sì, lo so che Seneca coi sumeri non c’entra niente, ma un costume da sumero dove lo trovo? Ah, sì, lo so, le tavolette sumere pesavano un accidente, peggio dei libri… Ma pensate che se i Sumeri avessero avuto la tecnologia che abbiamo oggi non l’avrebbero usata?
©francescorandazzo
Articolo gentilmente concesso dall’autore e pubblicato anche su:
http://daimonwebzine.blogspot.it/2016/01/sumeri-del-terzo-millennio.html?m=0