di Viviana Di Lorenzo
Ci lascia un altro grande artista della musica di fama mondiale che ha fatto del suo lavoro la sua vita. Apprezzato da cinquant’anni, ha saputo spaziare tra diversi generi, dal folk al glam rock, fino alla musica elettronica. Artista poliedrico, capace di cambiare non solo la sua musica, ma anche la sua immagine.
La notizia della sua scomparsa ha lasciato tutti senza parole, anche perché, proprio in occasione del suo sessantanovesimo compleanno, l’8 gennaio scorso, è uscito il ventisettesimo album dell’artista, dal titolo “Blackstar”, da cui è stato estratto l’inedito Lazarus, brano principale del musical che lo stesso Bowie aveva scritto. Nel videoclip di questo brano, molto particolare ed originale, Bowie appare come l’amico di Gesù, che risorge dalla morte, avvolto dalle bende. In pochi giorni “Blackstar” si è piazzato al primo posto nelle classifiche inglesi.
A confermare la notizia della sua morte, è stato il figlio, Duncan Jones, con un messaggio su Twitter: “Davvero addolorato e triste nel dire che è vero. Sarò fuori dalle reti sociali per un po’. Grande affetto a tutti”. Bowie era malato e “dopo 18 mesi di lotta contro il cancro, se ne è andato serenamente circondato dalla sua famiglia”, questo è ciò che è stato riportato nei profili ufficiali del cantante.
Aveva recitato anche nel cinema. Il primo film da protagonista è del 1976, “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicolas Roeg, poi “Merry Christmas Mr. Lawrence”, di Nagise Oshima, del 1983 in cui interpretò Furyo, “Absolute Beginners” e “Labyrinth” del 1986 e “Basquiat” di Julian Schnabel in cui vestì i panni dell’artista Andy Warhol.
Carriera intrisa di trasformazioni e cambiamenti continui, in campo musicale e nella sua immagine, intorno agli anni ’70 le paillettes ricoprono i suoi abiti, che portano in scena Ziggy Stardust, una sorta di alter-ego, che non è né uomo né donna, colpendo il pubblico di quegli anni, già abbastanza rivoluzionari, anche in campo musicale. Negli anni ’80 cambia nuovamente genere, avvicinandosi alla dance e collaborando con artisti del calibro dei Queen (celebre il duetto in “Underpressure”). Intorno agli anni ’90, le sue apparizioni in scena diventano più rare, ma la sua verve musicale non si arresta, approcciandosi a nuovi generi, dimostrandosi capace di adattarsi ai tempi, ma sempre con un tocco di originalità, senza mai cadere nel banale o nel già sentito.
Numerosi i messaggi di personaggi noti: il premier britannico, David Cameron della notizia ha detto: “Sono cresciuto ascoltando e guardando il genio pop di David Bowie. È stato un maestro della re-invenzione. Una perdita enorme”. Anche l’astronauta Tim Peake, che si trova sulla stazione spaziale internazionale, ha espresso il suo sentimento di tristezza, affermando: “La sua musica è stata un’ispirazione per tutti”.
Un grande della musica italiana come Mogol, ha detto, “Sono davvero addolorato della scomparsa di David Bowie, mi dispiace molto”. I due avevano collaborato nel 1969, quando il cantante decise di tradurre il brano “Space Oddity”, nella versione italiana che divenne “Ragazzo solo, ragazza sola”. Infine Carlo Verdone su Facebook, ha scritto: “Chiamare l’album BlackStar era un oscuro presagio. Stava male da molto tempo, nell’ambiente si sapeva. Lui era un artista avanguardista, sperimentatore di talento unico. Mancherà a tutti noi la sua genialità sempre innovativa. È morto giovane nell’anima”.
Sono tanti i grandi successi di David Bowie, che nel 2008 era stato inserito dalla rivista Rolling Stone, al 23° posto tra i 100 cantanti migliori del mondo, da Life on Mars? A Space Oddity, Starman e Heroes.
L’uscita del suo ultimo album, avvenuto solo pochi giorni fa, sembra essere l’ultimo saluto che l’artista ha voluto dedicare ai suoi fan, l’ultimo capolavoro di un uomo, capace di reinventarsi e stupire ogni volta il suo pubblico.