di Viviana Di Lorenzo
Nel 2000 l’American Film Institute lo ha inserito al 37° posto nella classifica delle 100 migliori commedie americane di tutti i tempi ed ha ottenuto ben 5 candidature all’Oscar. “Il grande dittatore”, del 1940, è anche il primo film in cui è possibile sentire la voce di Charlie Chaplin, che in questa pellicola prende di mira la figura di Hitler, che diventa Hynkel ed in generale tutto il movimento nazista e di Napoloni, ovvero Benito Mussolini. L’attore interpreta sia un barbiere ebreo, che il dittatore, mostrando la sua bravura, maturata grazie all’esperienza nel cinema muto, nel cambiare atteggiamenti ed espressioni, a seconda del personaggio che ricopre in quel momento.
Da domani è possibile rivedere al cinema, ed in versione restaurata, la pellicola che è passata alla storia, probabilmente anche grazie al coraggio di chi lo ha interpretato, in tempi certamente non facili. Infatti è stato girato nel 1940, quando la cattiveria e le barbarie messe in atto dal dittatore Hitler, iniziavano a prendere il sopravvento e quando gli orrori dei campi di concentramento non erano ancora noti al mondo.
La storia si svolge nel lasso di tempo che va dalla prima guerra mondiale alla seconda e ha come protagonista un barbiere ebreo, che durante la prima guerra, salva la vita al suo capitano, Schultz e che a seguito di un incidente, perde la memoria. Dopo tanti anni, che trascorre in una clinica, fugge dalla stessa per ritornare a lavorare nella bottega che si trova nel ghetto, non rendendosi conto degli anni passati e soprattutto delle leggi vigenti contro gli ebrei. Al ghetto farà l’incontro con Hannah, una giovane donna, che resta colpita dal barbiere per il suo inconsapevole coraggio, mostrato contro l’arroganza delle camicie grigie, al servizio di Hynkel. Grazie all’amicizia con il generale Schultz, che rincontra per caso al ghetto, la situazione dapprima difficile degli ebrei che lo abitano, diventa più facile, ma è destinata a peggiorare quando il dittatore decide di conquistare il mondo ed opprimere gli ebrei. E’ a seguito di questa decisione di Hynkel, che prende vita una delle scene più famose, passate nella storia del cinema, ovvero il dittatore che “gioca” con il mondo (un pallone che fa rimbalzare più volte), che diventa simbolo della brutalità e dell’arroganza di un uomo disposto a tutto pur di avere in pugno il potere totale su tutte le nazioni.
La vita del barbiere, e di tutto il mondo in quel momento in guerra, cambia quando viene scambiato per il dittatore. Tra i due c’è una forte somiglianza che permette di modificare le sorti del mondo, grazie al suo discorso alla nazione in cui difende i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza tra i popoli, e che hanno la fortuna di vivere in un mondo che dà spazio a tutti.
Un discorso recitato all’interno di un film degli anni ’40, che dovrebbe essere riascoltato oggi, dai potenti che hanno perso il senso ed il valore legati, alla possibilità di governare per l’interesse e per la libertà di tutti i popoli del mondo. Mai come oggi, le parole di Chaplin sono attuali: “Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro, in questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato, l’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca per le cose più abiette, abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato la povertà, la scienza ci ha trasformati in cimici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità, più che abilità, ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto”.
Abbiamo la possibilità da domani, di rivedere il film che racchiude tanti aspetti: quelli comici, in cui la figura del dittatore appare a tratti innocua e quasi stupida, e quelli più seri, che mostrano come la violenza di un uomo al potere può distruggere il mondo. Ma c’è anche un messaggio di speranza, di cambiamento, al termine del film che ci spinge a crederci ancora capaci di vivere nel rispetto altrui e nella pace dei popoli.