
di Gabriele Bonafede
Il Teatro La Scala ha creduto opportuno confermare una prima di apertura stagionale russa esattamente nell’anno in cui la Russia ha lanciato una guerra di genocidio ed è stata ufficialmente riconosciuta quale paese sponsor del terrorismo con un voto del Parlamento europeo.
Al di là della lugubre “festa” in presenza delle massime cariche della Repubblica Italiana, la dirigenza del Teatro La Scala ha dimenticato le molte, troppe vittime, ucraine. Ha dimenticato innanzitutto la distruzione del Teatro di Mariupol (nella foto di copertina) con decine di bambini rifugiati al suo interno.

Ma ha dimenticato anche la cancellazione della cultura operata dal regime di Mosca a casa propria e in Ucraina. Oltre all’assassinio di un famoso direttore d’orchestra ucraino, la Russia si è macchiata di orribili crimini contro l’umanità proprio nel 2022.
Sarebbe lungo elencarli tutti, visto che si tratta di massacri al limite del genocidio, per i quali sono state raccolte innumerevoli prove e ci sarà certamente una corte internazionale di giustizia a giudicarne i responsabili.
La cancel culture in modalità-russa non prevede solo la cancellazione dell’altrui cultura, compresa quella italiana. Ma prevede anche la cancellazione di intere città come è successo a Mariupol e altrove.
Mentre al Teatro La Scala le massime cariche dello stato italiano e ricchissimi vip applaudivano la musica ideata dalla cultura russa, la stessa Russia, con il beneplacito di molti “artisti” russi, continuava a mandare missili per cancellare vite e infrastrutture di un intero popolo, non solo la sua cultura.
Il Teatro La Scala e gli infausti precedenti: 1914 e 1915
La tristissima pagina del Teatro La Scala non è isolata (qui la lista). Lo stesso Teatro scelse inopportunamente di iniziare la stagione 1932-33 con Il crepuscolo degli dei, di Wagner. Un compositore caro a Hitler e i nazisti che proprio nel 1933 presero il potere in Germania e avrebbero condotto il mondo alla più grande tragedia mondiale del XX secolo. D’altronde, stiamo parlando di un’Italia in pieno ventennio fascista, dove la cultura era prona alla dittatura di turno.
Non meno infauste sono state le due prime di stagione dedicate a compositori russi, precedenti a questa del 2022.
Non tutti sanno che nel 1915, precisamente il 26 dicembre, La Scala portò in scena Il principe Igor, l’unica opera lirica di Aleksandr Porfir’evič Borodin, in piena prima guerra mondiale.
Forse si trattò di una scelta politica. Una maniera per celebrare la nuova e inedita alleanza con la Russia? Visto che l’Italia aveva cambiato alleanza proprio quell’anno, entrando in guerra a fianco della Russia contro l’Austria-Ungheria (ma non contro la Germania), è possibile. Tanto più che l’inaugurazione della precedente stagione, 1914-1915, fu dedicata invece a… Wagner, con L’oro del Reno. Nel quadro di un’allora traballante Triplice Alleanza tra Italia, Germania e Austria-Ungheria, a guerra già iniziata da alcuni mesi? Possibile.
Fatto sta che, come il 1915, il 1916 fu particolarmente infausto, non solo per l’Italia e il mondo, ma soprattutto per la Russia. Fu nel 1916 che maturarono le condizioni materiali per il crollo del regime dello zar russo, poi avvenuto definitivamente nel marzo del 1917. Insomma, fu una infausta occasione per celebrare involontariamente la fine di un regime russo e l’incubazione a una orribile guerra civile che sconvolse la Russia e il mondo a partire dal 1917 e negli anni successivi.
Il dicembre 1979
La seconda volta che La Scala ebbe la malaugurata idea di proporre una prima con compositore russo, lo stesso Boris Gudonov proposto quest’anno, fu il 7 dicembre del 1979. Dopo un paio di settimane, esattamente il 24 dicembre, il regime di Mosca trascinò l’Unione Sovietica nell’invasione dell’Afghanistan. Anche quella fu una orribile guerra d’invasione che contribuì in maniera determinante a far collassare la dittatura sovietica nell’arco di un decennio circa.
Vale il detto non c’è due senza tre? Può essere, anche perché ci sono tutti i segnali o per lo meno le coincidenze. Le sciagurate decisioni imperialiste del regime russo, una crisi economica aggravata da una guerra decisa dai pochi al potere in Russia, gli evidenti tamburi di guerra, le mobilitazioni russe, il tentennare politico dell’Italia sulla scena internazionale. E adesso anche l’infausta “prima di stagione” con compositore russo al teatro La Scala.
Oltre che inopportuna e poco edificante, la decisine del Teatro La Scala di iniziare proprio questa stagione con un compositore russo, si potrebbe rivelare, suo malgrado, profetica. E annunciare la fine dell’odioso regime criminale di Mosca, che è ufficialmente riconosciuto quale stato sponsor del terrorismo internazionale
Se da un lato la decisione del Teatro è palesemente vergognosa, dall’altro lato potrebbe essere annunciatrice di un crollo del criminale regime russo. Un “annuncio epocale” come lo è stato nelle due precedenti occasioni. In ogni caso, siamo in tanti a sperarlo.