di Gianluca Navarrini
Ottantaquattro anni fa, il 9 giugno 1937, su una strada di campagna nei pressi di Bagnoles de l’Orne – in Normandia – Carlo Rosselli, che si trova in automobile con il fratello Nello, è vittima di un agguato. I due fratelli vengono trucidati da alcuni componenti dell’associazione segreta di ispirazione fascista nota come La Cagoule.
Ma l’ordine è partito direttamente da Roma. Carlo Rosselli è una dolorosa spina nel fianco del regime fascista italiano. Benito Mussolini e Galeazzo Ciano ne vogliono l’eliminazione. Possibilmente definitiva.
Carlo Rosselli uomo d’azione e di pensiero
Discepolo di Gaetano Salvemini e amico di Ernesto Rossi e Piero Calamandrei, nel 1923 fonda insieme a loro, a Firenze, il “Circolo di cultura”, che viene brutalmente devastato dai fascisti il 31 dicembre 1924 e poi chiuso d’autorità il 5 gennaio 1925.
Sempre nel 1925, insieme ai sodali del “Circolo di cultura”, dà vita al “Non mollare!”, giornale clandestino antifascista. Nel 1926 organizza e mette a segno l’avventurosa fuga in Francia, a bordo di un motoscafo, di Filippo Turati e di Sandro Pertini. Arrestato e condannato al confino, nel 1929 fugge da Lipari insieme a Emilio Lussu. Si rifugia a Parigi, fonda “Giustizia e Libertà” e pubblica “Socialismo liberale”. Nel 1936 organizza e guida il “Battaglione Matteotti” che, nella guerra civile spagnola, combatte contro le forze fasciste guidate da Francisco Franco.
Carlo Rosselli, dunque, è in pari misura un uomo di azione e un uomo di pensiero. Un pensiero che fu ispiratore di “Giustizia e Libertà” e che contribuì a creare le premesse culturali del Partito d’Azione. Un pensiero, ancora oggi vivo e pulsante, che costituisce un frutto assolutamente originale e una delle pietre angolari di una impostazione politica – quella del liberal-progressismo riformista e laico – che in Italia non ha ufficialmente ricevuto alcuna valorizzazione, perché ferocemente avversata sia dai marxisti, sia dai cattolici, sia dai liberali.
Va detto, tuttavia, che di Carlo Rosselli è rimasta traccia nella Costituzione repubblicana del 1948, anche grazie all’apostolato di Piero Calamandrei, Ferruccio Parri, Emilio Lussu.
Il pensiero di Carlo Rosselli
Il “Socialismo liberale” contiene un ripensamento della dottrina socialista (a partire dalla radicale demolizione del marxismo). Vi si legge che «il socialismo non è né la socializzazione, né il proletariato al potere e neppure la materiale eguaglianza. Il socialismo, colto nel suo aspetto essenziale, è l’attuazione progressiva della idea di libertà e di giustizia tra gli uomini».
Il socialismo di Rosselli – a differenza del socialismo marxista – ha una marcata cifra individualistica, perché «per i socialisti, l’ultimo e solo fine appare l’uomo, l’individuo concreto, cellula prima e fondamentale; ovvero la società, ma solo in quanto con questo nome si designi un aggregato di individualità e si abbia riguardo al maggior numero. Ché la società in quanto organizzazione, è mezzo a fine, è strumento al servizio degli uomini, e non di entità metafisiche, siano esse la Patria, o il Comunismo. Non esistono fini della società che non siano, al tempo stesso, fini dell’individuo, in quanto personalità morale».
E proprio in quanto l’uomo è dotato di coscienza, di spirito, il perseguimento della libertà e della giustizia non può essere solo un processo di trasformazione materiale, ma deve porre anche un problema morale. Infatti, «il socialismo, più che uno stato esteriore da realizzare, è, per il singolo, un programma di vita da attuare».
Non si nasce liberi, lo si diventa
Rosselli esamina, poi, il liberalismo, inteso come pensiero che «partendo dal presupposto della libertà dello spirito umano, dichiara la libertà supremo fine, supremo mezzo, suprema regola della umana convivenza. Fine, in quanto si propone di conseguire un regime di vita associata che assicuri a tutti gli uomini la possibilità di un pieno svolgimento della loro personalità.
Mezzo, in quanto reputa che questa libertà non possa essere elargita o imposta, ma debba conquistarsi con duro personale travaglio nel perpetuo fluire delle generazioni».
E a questo punto Rosselli enuncia la sua concezione di libertà in senso dinamico, come divenire, come sviluppo, come azione: «non si nasce, ma si diventa liberi. E ci si conserva liberi solo mantenendo attiva e vigilante la coscienza della propria autonomia e costantemente esercitando le proprie libertà».
Il socialismo erede del liberalismo
Date queste premesse, Rosselli opina che «il socialismo non è che lo sviluppo logico, sino alle sue estreme conseguenze, del principio di libertà. Il socialismo inteso nel suo significato sostanziale e giudicato dai risultati – movimento cioè di concreta emancipazione del proletariato – è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente».
Ma l’astratto riconoscimento dell’universalità delle libertà individuali serve a poco se la maggioranza degli uomini, per condizioni intrinseche e ambientali, per miseria (morale e) materiale, non possano apprezzarne il significato ed esercitarle concretamente.
«La libertà – scrive Rosselli – non accompagnata e sorretta da un minimo di autonomia economica, dalla emancipazione dal morso dei bisogni essenziali, non esiste per l’individuo, è un mero fantasma. L’individuo in tal caso è schiavo della sua miseria, umiliato dalla sua soggezione; e la vita non può avere per lui che un aspetto e una lusinga: il materiale. Libero di diritto, è servo di fatto. E il senso di servitù aumenta in pena ed ironia non appena il servo di fatto acquista coscienza della sua libertà di diritto e degli ostacoli che la società gli oppone per conseguirla».
E, prosegue ancora Rosselli, «è in nome della libertà, per assicurare una effettiva libertà a tutti gli uomini, e non solo a una minoranza privilegiata, che i socialisti chiedono la fine dei privilegi borghesi e la effettiva estensione all’universale delle libertà borghesi; è in nome della libertà che chiedono una più equa distribuzione delle ricchezze e l’assicurazione in ogni caso ad ogni uomo di una vita degna di questo nome». E conclude affermando che «il movimento socialista è dunque il concreto erede del liberalismo, il portatore di questa dinamica idea di libertà che si attua nel moto drammatico della storia».
In copertina, Carlo Rosselli, immagine tratta da Wikipedia (cut). Di Sconosciuto – [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71633027