di Gianluca Navarrini
Guardo con fiducia a Mario Draghi e alla sua capacità di guidare il Paese fuori dal pantano in cui si trova. Ma, al contempo, osservo con preoccupazione tutti coloro che hanno invocato la formazione di un governo senza opposizione. Un governo con il sostegno e la partecipazione di tutti i partiti.
L’essenza della democrazia parlamentare, infatti, risiede nella presenza di una maggioranza che governi nel rispetto della minoranza e sotto il suo controllo. Se non vi è una minoranza (perché tutti sono parte della maggioranza) chi eserciterà questo controllo? A chi andrà la presidenza delle Commissioni e degli Organi di garanzia? La maggioranza controllerà se stessa? O si abbandonerà al soddisfacimento dei suoi appetiti più famelici? Chi si farà latore in Parlamento delle istanze dei cittadini che dissentono dall’operato del governo?
La risposta che sempre più frequentemente mi sento dare è che stiamo uscendo da una guerra e che, perciò, occorre un governo di unità nazionale.
Ma per fortuna, nonostante una crisi economica epocale, non c’è stata alcuna guerra. E soprattutto non abbiamo vissuto una guerra civile, simile a quella che – dopo l’8 settembre 1943 – ha insanguinato l’Italia nei mesi della Resistenza. Perché, dopo il 25 aprile 1945, l’Italia non era solo in una gigantesca crisi economica, ma era materialmente e spiritualmente distrutta.
Gli italiani avevano sperimentato la morte della Patria ed erano divisi come non mai dall’odio ideologico. Eppure, nonostante quelle condizioni, neppure i governi animati dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) furono governi senza opposizione.
Perciò, nonostante la mia distanza siderale dalla cultura politica di Fratelli d’Italia, apprezzo il fatto che la Meloni abbia annunciato che il suo partito farà un’opposizione seria e responsabile al Governo Draghi. E non ha alcun rilievo se tale scelta sia mossa dal tornaconto elettorale: i processi alle intenzioni sono una specialità dell’Inquisizione e non appartengono alle liberaldemocrazie costituzionali.
Quel che a noi davvero importa è che le forze politiche – per poter essere ritenute democraticamente affidabili – si comportino in conformità con le regole e la logica della democrazia.