di Gabriele Bonafede
Nonostante sia un avvenimento di vitale importanza per la democrazia americana, e quindi per tutte le democrazie occidentali Italia compresa, il secondo impeachment continua ad attrarre poca attenzione dai media italiani. Non attrae attenzione nemmeno a seguito di una relazione d’accusa che, di fatto, è epocale.
La cosa non stupisce, e non solo per la rinnovata provincialità del nostro paese. Ma perché in Italia non si è ancora capito che il vero impeachment non è nei riguardi di Trump. Ma è nei riguardi della deriva violenta dei repubblicani, fagocitata da un mondo infestato dalle fake news e dal complottismo. Fagocitata, cioè, dallo stesso mondo che ha portato alla deriva politica del nostro paese, complici troppi media e incluse le TV pubbliche.
Sul banco degli imputati nel processo del secondo impeachment al Senato americano c’è infatti tutto un mondo. Il cui apice è senz’atro Trump, ma soprattutto un partito repubblicano che non ha più nulla a che vedere con il Grand Old Party (GOP) che fu di Abraham Lincoln.
Trump è solo il simbolo, il catalizzatore, l’uomo sfacciato, che rappresenta la punta dell’iceberg. Le sue responsabilità nel fomentare e persino dirigere l’assalto terrorista al Capitol del 6 gennaio, sono fin troppo palesi. Tuttavia, per lo meno fino a due giorni fa, la stragrande maggioranza dei rappresentanti repubblicani alla Camera e al Senato continua a negare l’evidenza. Dal materiale d’accusa risulta anche chiaro che almeno un manipolo di rappresentanti repubblicani al Congresso abbia più di un elemento di collusione con ciò che appare sempre più come un tentativo di colpo di stato.
Il partito repubblicano, o per lo meno una larga parte dei suoi rappresentanti al Congresso, sulle bufale e il complottismo ha fatto carriera. Molti sono stati eletti in quanto sostenuti da Trump e dal mondo dell’estremismo complottista: dai QAnon ai Proud Boys, dai seguaci di Bannon ai disperati psicopatici radicalizzati.
Le responsabilità di questa parte del partito repubblicano sono apparse sempre più evidenti via via che l’accusa ha fornito prove del coinvolgimento di Trump e, in definitiva, del coinvolgimento di questa parte malata del GOP. Sono chiare responsabilità nell’essere in contatto continuo con l’estremismo sovversivo e terrorista, e nell’avere nutrito numerose serpi in seno.
Non è un mistero che il partito repubblicano è in crisi. Dal 6 gennaio il numero degli iscritti è crollato, i sondaggi lo danno perdente anche in zone una volta considerate roccaforti. D’altronde, le sconfitte patite dal GOP alle ultime presidenziali e al Congresso sono la prova di questa crisi nella quale si è cacciato a furia di difendere Trump e fomentare gli estremismi più efferati.
In tutto ciò, il GOP stesso è spaccato: non tutti si sono dati alla deriva falsa e violenta. Tra i senatori, sono almeno sette quelli che hanno resistito alle sirene estremiste. Molti di più nei quadri territoriali, ma meno tra gli eletti alla Camera dei Rappresentanti che devono ringraziare Trump e il suo estremismo se hanno ottenuto il loro seggio. Il vero GOP, quello dei Romney, Cheney, Bush, McCain, tuttavia esiste ancora.
Il vero impeachment è in effetti un vero e proprio salvagente lanciato dai democratici al vero GOP. Cioè a coloro i quali possono ancora salvarlo dalla propria deriva autodistruttiva.
Non è infatti detto che Trump non sarà condannato al Senato. Servono due terzi dei senatori per dichiararlo colpevole, ma due terzi dei presenti, non di tutto l’emiciclo. Il che vuol dire che basterebbero una decina di senatori che si celano dietro l’assenza al momento del voto per condannare Trump. Una decina di senatori repubblicani, infatti, sarebbero già convinti di votare a favore della colpevolezza: almeno sette lo hanno dimostrato nelle precedenti votazioni e tre o quattro potrebbero essere stati convinti da un materiale d’accusa che non lascia scampo. Ciò porterebbe il voto per la colpevolezza a 60 su 90, appunto, due terzi.
Ma una cosa è chiara. I senatori che voteranno per l’assoluzione di Trump in effetti voteranno per la propria condanna politica, rischiando fortemente di trascinare verso la fine l’intero GOP.
Il vero impeachment sta tutto qui: nel cercare di salvare una opposizione credibile all’attuale maggioranza democratica. E dunque nel tentativo di sanare quanto prima le profonde ferite inflitte da Trump e soci alla democrazia rappresentativa americana in particolare, e quella occidentale più in generale. Compresa, di rimando, la democrazia parlamentare italiana.
In copertina, Donald Trump head as a doll. Donald Trump portrait, face. Photo by Max Letek on Unsplash (cut).